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Il Governo cambi subito rotta se vuole riprendere il dialogo

Il Governo cambi subito rotta se vuole riprendere il dialogo

Cisl e Filca: nessuna emergenza previdenziale, va rispettata la legge Dini
TERRASINI (Palermo)- Dal nostro inviato. “Non esiste alcuna emergenza previdenziale e se il Governo non si decide a cambiare rotta, non escludo la possibilità di un nuovo sciopero”. È un Pezzotta estremamente determinato quando annuncia dal palco dell’Assemblea organizzativa della Filca Cisl , a Terrasini, le possibili misure per contrastare le scelte di un Esecutivo miope, che non affronta le questioni importanti del Paese con politiche serie di intervento, ma preferisce, al contrario, dare il via a condoni e a misure che andrebbero decisamente condannate per la loro iniquità. Con un avvertimento chiaro, però: “Non si tratta di scelte per far cadere il Governo, ma soltanto per fargli cambiare la riforma. Nel ’94, il primo governo Berlusconi cadde in seguito alla decisione della Lega di sfilarsi, non in seguito alla mobilitazione dei sindacati”. Il segretario generale della Cisl ricorda anche che “invece di rispettare gli accordi e fare un esame congiunto nel 2005 sulla questione generale delle pensioni, al fine di valutare quali erano, nel caso ci fosse stata l’esigenza, gli strumenti di intervento, l’Esecutivo ha scelto diversamente”. Critiche al Governo anche dalla Filca Cisl, fortemente contraria al progetto di riforma previdenziale, in quanto l’allungamento dell’età pensionabile a 65 anni si ripercuoterebbe pesantemente sui lavoratori impegnati nel settore delle costruzioni. Per il segretario generale degli edili della Cisl, Domenico Pesenti , “il lavoro edile non si può fare a tutte le età perché si tratta di un’attività usurante, pesante, disagiata e pericolosa. L’iniziativa del Governo sulle pensioni rischia di creare un problema sociale enorme – sottolinea Pesenti -, in quanto migliaia di persone potrebbero trovarsi nelle condizioni di perdere il lavoro e, contemporaneamente, vista la discontinuità lavorativa presente in edilizia, rischierebbero anche di restare senza pensione, perché impossibilitati a raggiungere i requisiti necessari per averne diritto. Inoltre, costringere al lavoro nelle costruzioni fino a 65 anni avrebbe conseguenze immaginabili soprattutto sul versante della sicurezza dei lavoratori. Per questo – conclude il segretario generale della Filca Cisl – rispondiamo al ministro Maroni , che chiede proposte alternative ai sindacati, che la nostra soluzione, ripetuta più volte, è quella di mantenere la flessibilità e andare in pensione a partire dai 57 anni di età, con 35 anni di contributi previdenziali versati. A meno che non si ripensi all’ipotesi di reintrodurre le pensioni di invalidità parziali, il prepensionamento e la disoccupazione speciale per accompagnare i lavoratori fino alla pensione”. “Considerando, inoltre, la riduzione del potere di acquisto delle pensioni e il fatto che vengono spesso liquidate in misura ridotta – nota il segretario generale della Filca Sicilia, Santino Spinella – siamo attualmente impegnati a far decollare in maniera definitiva i Fondi di previdenza integrativa del settore edile, primo fra tutti “Prevedi”, coinvolgendo in questa azione non soltanto il Governo, ma anche la controparte imprenditoriale. In questo contesto, risulta fondamentale l’Accordo recentemente concluso dai sindacati con l’Ance nazionale e le associazioni artigiane dove si prevede la mutualizzazione della quota (l’1%) che le imprese devono versare sul fronte previdenziale, evitando così l’aumento del costo del lavoro. È la dimostrazione – precisa Spinella – che quando c’è dialogo e vera concertazione si raggiungono risultati decisivi sia per i lavoratori che per le imprese”.

Francesco Tobia

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