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IERI SINDACATI EUROPEI IN PIAZZA CONTRO LE POLITICHE DI AUSTERITA’

IERI SINDACATI EUROPEI IN PIAZZA CONTRO LE POLITICHE DI AUSTERITA’

SINDACATI EUROPEI IN PIAZZA CONTRO LE POLITICHE DI AUSTERITA'
SINDACATI EUROPEI IN PIAZZA CONTRO LE POLITICHE DI AUSTERITA’

Troppo è troppo (“enough is enough!”). Lo slogan della giornata europea di mobilitazione indetta dalla Ces contro le misure d’austerità che stanno, di fatto, commissariando il ventre molle dell’Ue alle prese con la recessione, vale anche per le provocazioni. L’Etuc non ha gradito le parole di Mario Draghi della scorsa settimana, che in un’intervista al Wall Street Journal ha di fatto suonato le campane a morto per il modello sociale europeo. Una sfida autentica, quella che il presidente della Bce ha mosso al welfare Ue (e che in un certo senso Barroso sta provando in queste ore ad ammorbidire), che il sindacato di Bruxelles ha rispedito al mittente: “A Draghi diciamo che il modello sociale europeo è vivo, perché sono i cittadini europei stessi che lo vogliono”, scandisce Bernadette Segol, segretario generale della Confederazione europea dei sindacati. “Non può esserci l’Europa senza il suo modello sociale“, aggiunge, in un leit motiv che segnerà la mobilitazione sindacale dei prossimi mesi: “Un nuovo contratto sociale per l’Europa“. Barroso, si diceva, prova a rendere il boccone più digeribile, tradendo tuttavia l’idea stessa di metodo comunitario quando invoca il “compromesso” per “riformare e dare vita a un nuovo modello sociale europeo”.
Compromesso che piace tanto agli Stati membri, e un po’ meno, in teoria, alla Commissione, che tuttavia non nasconde la necessità la real politik del metodo intergovernativo può essere uno “strappo” utilissimo per ovviare a certe evidenti difficoltà della politica di Palazzo Berlaymont. La “pressione” del sindacato europeo, intanto, resta, con i suoi limiti e le sue risorse. Manifestazioni, sit-in, assemblee, campagne mediatiche e qualche piccola e simbolica astensione dal lavoro, hanno caratterizzato la giornata di protesta in 29 Paesi europei (Ue a 27 più Croazia e Turchia). A Bruxelles, circa trecento militanti dei sindacati belgi, francesi e spagnoli si sono radunati sulla spianata di Rue de la Loi, esattamente tra i palazzoni che ospitano gli uffici della Commissione e del Consiglio Ue.
Il taglio ai salari e alle pensioni, lo smantellamento delle protezioni sociali e la marginalizzazione della contrattazione collettiva e del dialogo sociale come strumenti di negoziazione per la tutela del salario sono il segno inequivocabile, sostiene l’Etuc, che “questa” austerità non funziona. Un’austerità che pretende risultati nel breve periodo, 6-8 mesi, uno o due anni al massimo, può solo fare danni e mettere definitivamente in ginocchio Paesi già fortemente indeboliti dalla crisi. “Troppo facile attaccare salari, pensioni e servizi sociali”, osserva Segol. “E’ evidente che la Ces è favorevole al risanamento dei debiti pubblici – precisa il segretario generale – ma non nei tempi e nei modi dettati dalla troika (Ue, Bce e Fmi ndr)”. Una ripresa economica veramente efficace e non depressiva, osserva Segol, deve essere pensata più sul lungo termine: “Non serve uno sprint, ma una maratona, alla quale devono partecipare anche i sindacati, perché i negoziati e il dialogo sociale non sono un freno, ma uno stimolo alla competitività“.
Da par suo, Barroso prende nota e concede che per evitare il peggio, occorre “una distribuzione equa dei sacrifici, che ora sono ripartiti in modo iniquo”, ribadendo la proposta della tassa sulle transazioni finanziarie e la richiesta fatta agli Stati membri di rivedere la base imponibile e le aliquote fiscali. E c’è anche l’idea dei project bonds rilanciata in queste ore dallo stesso presidente della Commissione, per finanziare crescita, investimenti e politiche infrastrutturali, e che potrebbe essere già adottata nel Consiglio europeo che comincia questa sera. “Non conosciamo ancora i dettagli – dice Segol – ma siamo favorevoli a qualsiasi iniziativa che possa stimolare la crescita, creare occupazione e restituire un’Europa più solidale”. La Ces dunque “apre”, ma resta prudente sull’esito dell’Eurovertice di oggi e domani: “Aspettiamo i fatti prima di giudicare – aggiunge il segretario generale dell’Etuc – non sono molto ottimista sul fatto che si riesca a decidere qualcosa di concreto sulla crescita già nelle prossime ore”.

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