I GIOVANI SINDACALISTI EUROPEI PUNTANO SULLA PARTECIPAZIONE

I GIOVANI SINDACALISTI EUROPEI PUNTANO SULLA PARTECIPAZIONE

formazione Firenze 1“Quando ero studente, in Macedonia, non ero molto attratto dal sindacato. Sapevo che nel mio paese, ai tempi della Jugoslavia, il sindacato era stato una sorta di emanazione dello Stato e non si preoccupava realmente dei diritti dei più deboli. Poi ho iniziato a lavorare ed un mio collega ha avuto una grave malattia professionale. Sono stato colpito dalla solidarietà che il sindacato ha saputo organizzare per non lasciare solo questo lavoratore. Ho capito così che era qualcosa di diverso da quello che pensavo.” Darko Najdoski è uno dei giovani sindacalisti, provenienti da tutta Europa, che si sono ritrovati al Centro Studi di Firenze per partecipare al corso di formazione europeo: “II rinnovamento del sindacato per i giovani”.
La Cisl e l’Etui (l’Istituto Sindacale Europeo, promosso dalla Ces), insieme al sindacato austriaco Ogb hanno fortemente voluto questa iniziativa volta a rafforzare, attraverso la formazione sindacale, il network europeo tra giovani sindacalisti. Diversissimi, indubbiamente, i punti di partenza. Molto alta la presenza tra le giovani generazioni, fin dagli anni della scuola e dell’università, dei sindacati scandinavi, in particolare svedesi e finlandesi, anche attraverso le associazioni studentesche e professionali. Sara Miettunen, ad esempio, racconta di come ha incontrato l’associazione studentesca del sindacato finlandese perché iscriversi le permetteva di entrare gratuitamente al cinema. Fino a 18 anni, l’adesione al sindacato, in Svezia e Finlandia è sostanzialmente gratuita e in alcune facoltà il 95% degli studenti è iscritto alle associazioni legate al sindacato. I sindacati svedesi e finlandesi organizzano anche una sorta di telefono “amico”, nei mesi estivi, per aiutare i giovani che terminano le scuole e si affacciano sul mercato del lavoro, stabilmente o come esperienza durante gli studi. Ma anche il mondo dei sindacati scandinavi, dove si continua a gestire direttamente strumenti importanti, come l’indennità di disoccupazione, non è esente da qualche contraddizione. “Abbiamo rivisto la tessera completamente gratuita per i giovani – ha spiegato Erik Dulbo, dei giovani metalmeccanici svedesi – perché i giovani tendevano a svalutare i servizi che gratuitamente ricevevano, senza rendersi conto realmente che, con la loro iscrizione, diventavano parte della comunità del sindacato.”
Il tema cruciale di un incontro con i giovani che comunichi l’essenza dell’esperienza sindacale è stato condiviso anche dai partecipanti italiani (tutti giovani quadri della Cisl). Monica De Vito, della Cisl Abruzzo e Molise, Alberto Franceschelli, giovanissimo segretario della Cisl metropolitana di Bologna, Eleonora Martarelli della Cisl Marche, Christian Tschigg ed Ida Ricci della Fit e della Filca nazionale, Irene Storri della Cisl di Roma, hanno sottolineato come il sindacato debba assolutamente ritornare ad entrare massicciamente nelle scuole, fin dalle medie, e fornire una visione associativa che non può né sostituirsi al Governo, né diventare astrattamente un’ istituzione che eroga solo, pur importantissimi, servizi. Dalle ricerche presentata da Kurt Vandele, esperto del dipartimento ricerca dell’Etui è apparso evidente che la chiave di volta per il successo delle organizzazioni sindacali giovanili in Europa sia la piena agibilità nella vita del sindacato (no a comparti separati!), ma con un significativo mix tra autonomia e pieno coinvolgimento nelle attività delle Formazione Firenze 2confederazioni. E’ chiaro che, pur essendo importanti, le reti virtuali non sono sufficienti. I giovani hanno bisogno di luoghi reali per incontrarsi e fare massa critica. Ludovic Voet della Csc belga ha raccontato esperienze originali, fino al grande festival musicale giovanile che ogni estate coinvolge decine e decine di giovani band musicali e oltre centomila giovani. “Ogni anno, in questo festival – ha spiegato ‘Ludo’ – riusciamo ad ottenere un migliaio di iscrizioni, tutte ottenute volontariamente, non per avere altri vantaggi. E’ essenziale non aspettare i giovani, ma creare le occasioni per incontrarli. La Csc belga è arrivata ad organizzare, in piazza a Bruxelles, degli ironici incontri di wrestling tra studenti e giovani disoccupati. Una situazione del tutto diversa è stata descritta da Csaba Csoti, della Szef ungherese. In questo paese il sindacato è frammentato in sette confederazioni nazionali e la stretta autoritaria del governo ha ristretto fortemente gli spazi e moltissimi giovani, i più capaci e creativi, sono spinti all’emigrazione.
Un problema trasversale è legato a due fattori: da un lato è difficile organizzare i giovani lavoratori a causa del crescere dell’individualismo, ma dall’altro anche i sindacati devono abbandonare routines consolidate, utilizzare nuovi linguaggi, snellire strutture troppo gerarchiche e rigide. Quello che i giovani chiedono al sindacato è anche un luogo di partecipazione e aggregazione. Bisogna iniziare a pensare “fuori dagli schemi”, senza dimenticare di inserire all’interno della contrattazione specifiche misure per i giovani. Anche nei paesi di solida tradizione sindacale, i giovani che si iscrivono lo fanno per loro scelta, non ci sono più rendite di posizione. Non servono giovani burocrati cooptati, ma giovani sindacalisti realmente rappresentativi della loro generazione. Il ritirarsi del sindacato può lasciar pericolosi spazi al populismo. Anche il comitato giovani della Ces, da un paio di mesi presieduto dall’italiano Salvatore Marra, presente a Firenze, si sta mettendo in moto, in vista delle prossime elezioni europee. Per la prima volta, il prossimo 10 maggio, i giovani della Ces contribuiranno ad organizzare una grande manifestazione a Strasburgo, insieme a molte altre organizzazioni giovanili, consapevoli che qualità del lavoro giovanile e coinvolgimento dei giovani nel sindacato devono proseguire di pari passo. Senza speranza per i giovani in Europa, infatti, non c’è futuro nemmeno per il sindacato e per il modello sociale europeo.

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