“Non siamo disposti ad effettuare nessun investimento di tipo produttivo, di ricerca o di innovazione nei prossimi anni nelle unità produttive presenti in Italia”. La comunicazione perentoria dei vertici della Holcim è una vera doccia fredda per i sindacati di categoria Filca-Cisl, FenealUil e Fillea-Cgil. La volontà della multinazionale del cemento è emersa nel corso del tavolo di trattativa sulla vertenza Holcim Italia, e si traduce nel licenziamento per 73 dipendenti sui 317 occupati tra Holcim Italia e Holcim Aggregati e Calcestruzzi Srl, licenziamenti che saranno esecutivi l’8 agosto.
”Nell’incontro con la direzione di Holcim Italia – spiegano in una nota Feneal, Filca, Fillea – è stato annunciato che, salvo quelli di manutenzione ordinaria, non è previsto alcun investimento in Italia. Di conseguenza il Gruppo non è disponibile ad attivare nessun ammortizzatore sociale per attenuare l’impatto dei 73 licenziamenti già annunciati. Una posizione inaccettabile e grave – accusano – anche perché con poche parole il primo gruppo mondiale del cemento contraddice quanto Feneal Filca Fillea e Federmaco hanno sottoscritto nel recente rinnovo del Ccnl, vale a dire la possibilità di usare tutti gli ammortizzatori per attenuare l’impatto sociale degli esuberi in questa situazione del settore. L’annuncio dell’azienda è la prova che un’ulteriore riduzione del perimetro produttivo e commerciale di Holcim in Italia costituisce la vigilia della definitiva dismissione del gruppo nel nostro Paese”.
“Sullo stabilimento di Ternate, in provincia di Varese, unico forno presente in Italia, l’azienda ha affermato che svolgerà degli investimenti di manutenzione ordinaria che devono essere confermati dalla casa madre di Zurigo, mentre per lo stabilimento di Merone, in provincia di Como, non sono previsti interventi a modifica dell’attuale processo produttivo e si effettueranno investimenti in futuro solo se l’azienda riceverà proposte per vendere parte dell’area”. Invece per quanto riguarda la cava di Pioltello, in provincia di Milano, i sindacati fanno sapere che “sulla possibilità di anticipare l’entrata in vigore della normativa europea sul divieto di conferire in discarica il materiale inerte, l’azienda ha dichiarato di essere in attesa dell’evoluzione legislativa”. Infine Feneal, Filca e Fillea comunicano che “sulla possibilità di istituire un partenariato pubblico-privato per la ricerca di prodotti neutralmente energetici, l’azienda non si è resa disponibile a investire risorse economiche”.
Una situazione complessa e difficile, che ha indotto i sindacati ad avviare immediatamente un percorso istituzionale: “Ci troviamo di fronte a risposte negative a tutte le nostre proposte, mentre assistiamo al percorso di una azienda che non investe nel futuro. Un percorso istituzionale con il coinvolgimento delle istituzioni, il ministero dello Sviluppo economico, la Regione Lombardia, la Prefettura di Como, i Sindaci di Merone e Ternate, è necessario perché la questione non è solo di carattere sindacale, ma anche di sociale, istituzionale e politico”. Per Armando Busnelli, della Filca Lombardia, “rinunciare al futuro e non attivare gli ammortizzatori sociali è una scelta che legittimamente non abbiamo condiviso in passato e non la condivideremo in futuro; senza investimenti e senza ammortizzatori non è possibile fare nessun accordo di gestione degli esuberi”. Nei prossimi giorni sono state programmate assemblee con i lavoratori, nelle quali si valuterà la risposta da dare al gruppo Holcim Italia. Nelle scorse settimane c’era già stata una mobilitazione sindacale, con 48 ore di assemblea permanente in tutti gli stabilimenti. In particolare la ristrutturazione riguarderebbe 22 lavoratori (su 50) che operano nello stabilimento di Merone e nelle cave, altri 21 lavoratori delle strutture di gruppo (su 60 addetti), e ulteriori 30 esuberi (su 100) nella società Calcestruzzi e Aggregati Srl, dei quali 20 nell’area commerciale e 10 nella produzione.