L’obiettivo era comune: salvaguardare i posti di lavoro nonostante la crisi. Un obiettivo centrato in pieno dai vertici dell’Holcim Gruppo e dai sindacati, grazie ad un accordo unitario sul Piano Industriale e su quello di riorganizzazione della multinazionale del cemento nei suoi tre stabilimenti di Merone (Como), Ternate Comacchio (Varese) e Morano Po (Alessandria). “L’intesa è stata tutt’altro che facile – ammette Battista Villa, segretario della Filca-Cisl Lombardia – anche perché il punto di partenza della trattativa erano i circa 70 esuberi annunciati dal Gruppo, un quarto della forza lavoro, che è di circa 280 operai”.
Le cause della crisi della multinazionale sono le solite, quelle che hanno messo in ginocchio tutte le aziende legate al settore dell’edilizia: il calo della domanda, la discesa dei prezzi, le difficoltà nell’accesso al credito e i ritardi dei pagamenti delle Pubbliche amministrazioni, alle prese con i proibitivi vincoli del Patto di Stabilità. Un mix micidiale che ha determinato, nel 2009, un calo della produzione e delle vendite alla Holcim pari al 35% . Per fortuna hanno prevalso il buon senso e la concertazione. “I risultati conseguiti – dichiara Villa – sono di grande valore: non ci sarà nessun esubero dei 70 annunciati ma l’applicazione dei Contratti di solidarietà per gli operai di Ternate Comacchio e di Merone e la cassa integrazione straordinaria con rotazione per quelli di Merone e senza rotazione a causa della cessata attività produttiva per quelli di Morano Po. Inoltre l’accordo con i sindacati prevede l’anticipo mensile, da parte dell’azienda, del pagamento dell’integrazione salariale per conto dell’Inps, con integrazione della stessa di 500 euro mensili e l’incentivo all’esodo pari a 20mila euro netti, ai quali si aggiungono 3mila euro lordi per quei lavoratori che volontariamente si dimettono dal Gruppo Holcim.
L’accordo prevede addirittura che possa essere la stessa Holcim a ricollocare sul mercato il lavoratore, attraverso un vero e proprio servizio di outplacement. In questo caso l’azienda non dovrà corrispondere i 3mila euro. L’azienda – precisa il segretario della Filca lombarda – ha confermato gli investimenti sullo Sviluppo sostenibile e sulla sicurezza dei lavoratori, la ricollocazione per tutte le realtà produttive, incentivi all’esodo in caso di uscite con offerta di posto di lavoro alternativo, l’anticipo dell’importo personale di pensione di anzianità o di vecchiaia per i lavoratori volontari che accedono al pensionamento nei tre anni di mobilità. Insomma – conclude Villa – abbiamo ottenuto una gestione della riorganizzazione del personale con particolare attenzione a coloro che usciranno, ma anche per coloro che resteranno in azienda, impedendo il ‘mercato della vendita del proprio posto di lavoro’ ma investendo soprattutto sulla riqualificazione e ricollocazione in un altro posto di lavoro”.