Il freddo provocato dalle parole di Monti su giovani e posto fisso non ha certo reso migliore il clima ma neppure si è trasformato in gelo. Anzi, l’incontro di tre ore a Palazzo Chigi tra Governo e sindacati (presieduto dal ministro del Welfare, assente il premier) ha precisato i termini delle questioni legate alla riforma del lavoro. Riforma che sarà “incisiva, nel più rigoroso rispetto dei vincoli europei” e completa “nel volgere di poche settimane”, ha sottolineato Elsa Fornero, determinata comunque a raggiungere un accordo con le parti sociali. Volontà apprezzata dal sindacato. Anche perché, come aveva sottolineato Raffaele Bonanni in una intervista, “una riforma del lavoro che scavalca le parti sociali sarebbe bocciata in Parlamento”.
E dopo l’incontro a Palazzo Chigi, il leader della Cisl ha aggiunto: “Noi tratteremo fino alla fine, non daremo l’esca a nessun estremista che aizzi allo scontro. Il Governo faccia lo stesso”. E a questo proposito, Bonanni ha invitato l’Esecutivo ad una “maggiore cautela sia nel modo di parlare sia nel modo di agire”. L’articolo 18, afferma il leader della Cisl, “è una bandiera ideologica di circoli culturali che hanno persino influenzato l’Europa”. Toccarlo “è un modo per coprire le inefficienze del sistema e porterebbe ad effetti devastanti. Con i poteri forti che ostacolano il Paese si è stati meno drastici”.
Il numero uno di Via Po valuta positivamente le linee guida della riforma illustrate da Elsa Fornero. Gli obiettivi generali sono condivisi: lotta alla disoccupazione, in particolare giovanile: aumento dell’occupazione femminile, innalzamento dei livelli retributivi attraverso la crescita della produttività dei fattori. Da approfondire metodi e strumenti per raggiungere gli obiettivi “intermedi”: contrasto alla precarietà, risultato di una flessibilità cattiva; riordino degli ammortizzatori sociali attraverso una più uniforme distribuzione delle tutele sia fra segmenti del mercato sia durante il ciclo di vita delle persone; valorizzazione del capitale umano attraverso l’apprendistato, che dovrà diventare forma tipica di ingresso dei giovani; formazione sul posto di lavoro; riqualificazione professionale di chi ha perso l’occupazione; potenziamento delle politiche attive dei servizi per il lavoro che dovranno funzionare più efficacemente nel determinare l’incontro fra domanda e offerta.
Su questi temi “la Cisl sarà rigorosissima”, afferma Bonanni per il quale “se la flessibilità diventerà il perno della discussione tutto diventerà più facile”. Da apprezzare in questo senso “l’intenzione del Governo di pagare di più le flessibilità, contrastando quella usata in modo fraudolento, come le false partite Iva”. Sugli ammortizzatori “bisogna garantire la situazione in atto, che è molto grave. Ci sono tre milioni di persone in bilico e sono sostenute dagli ammortizzatori”.
Bonanni ha poi osservato che l’apprendistato è l’elemento fondamentale per aiutare i giovani ad entrare più speditamente nel mercato del lavoro. E’ necessario rafforzare gli incentivi e agire sui contratti di reinserimento.
Anche per i leader di Uil e Cgil gli obiettivi posti dal governo sono condivisibili. Luigi Angeletti però lancia l’allarme: “Nel 2012 avremo 250 mila posti di lavoro in pericolo, quest’emergenza va affrontata con razionalità e urgenza”. Mentre Susanna Camusso lamenta l’assenza dalla trattativa di due temi: “L’idea che sui salari si può ragionare sulla produttività e non sul fisco. E poi il tema dello sviluppo e della crescita Paese”. Da parte sua Emma Marcegaglia assicura che “la cassa integrazione straordinaria verrà mantenuta”. La presidente di Confindustria si dice “totalmente d’accordo con quello che ha detto il premier Monti: l’articolo 18 non deve essere più un tabù, il tema è posto”. E la Marcegaglia propone anche una formulazione: reintegro per tutti i casi di licenziamento discriminatorio, negli altri casi ci deve essere una indennità di licenziamento.