A chi si rivolgono i cittadini quando devono andare in pensione o richiedere l’assegno al nucleo familiare? È questa la domanda a cui risponde la ricerca, realizzata dall’Ispo di Renato Mannheimer, su “Atteggiamenti e comportamenti degli italiani verso le protezioni sociali. Il ruolo delle agenzie di mediazione”, che viene presentata oggi a Roma.
In sostanza, l’indagine – commissionata dai componenti del Centro patronati (Acli, Inas Cisl, Inca Cgil e Ital Uil) – mirava ad individuare le modalità di interazione tra cittadinanza, Inps, Inail e patronati, quando si parla di protezione sociale, previdenza, misure di sostegno al reddito, salute e lavoro, congedi parentali o assistenza ad un familiare disabile.
Le persone intervistate telefonicamente sono state 1003 e costituiscono il campione rappresentativo della popolazione italiana maggiore di 24 anni, ovvero di chi – per ragioni anagrafiche – è più interessato ai temi in questione.
Il primo fattore esaminato riguarda il grado di orientamento e la capacità del cittadino di muoversi nel sistema di protezione sociale italiano, ricorrendo alle diverse “agenzie” erogatrici di servizi, come enti previdenziali e patronati.
Secondo la ricerca, dicono di sapere bene cosa fare e a chi rivolgersi 4 italiani su 10 per quanto riguarda le pensioni; 3 su 10 per gli infortuni sul lavoro e le misure di sostegno al reddito; 2 su 10 per i congedi di maternità e paternità e per l’assistenza a familiari disabili.
Le persone più grandi d’età sono quelle che si muovono meglio in questo ambito. Di conseguenza, sulle pensioni i cittadini hanno le idee più chiare, in maniera omogenea su tutto il territorio, mentre per gli altri temi, si orientano meglio i 35-44enni del Nord. Inoltre, chi abita nelle grandi città dimostra maggiori capacità di acquisire informazioni e di accedere ai servizi.
Altro punto focale della ricerca è il confronto tra quali sono gli enti a cui i cittadini si rivolgerebbero se avessero bisogno di informazioni sulle protezioni sociali e quali quelli a cui, in realtà, si sono rivolti all’emergere di una necessità pratica in tal senso.
Nei risultati dell’indagine è evidente il ruolo fondamentale di patronati e sindacati che, se sulle pensioni “pareggiano” con l’Inps, per tutte le altre prestazioni sono assolutamente prioritari rispetto agli istituti che ne detengono lo specifico mandato.
Questi soggetti rappresentano il punto di riferimento soprattutto per le fasce più “deboli” della popolazione, in particolare operai e pensionati, anche se si riscontra comunque una trasversalità sociale dell’utenza.
Dal confronto tra ipotetico e reale, emerge come i patronati siano di fatto il referente principale degli italiani in tema di protezioni sociali, eccezion fatta per le pensioni, un tema su cui enti previdenziali e soggetti di intermediazione giocano alla pari.
Ben 5 intervistati su 10 affermano di essersi rivolti ai patronati per il pensionamento; quasi 7 su 10 lo hanno fatto per le misure di sostegno al reddito; 5 su 10 per gli infortuni e le malattie professionali e per i congedi parentali e straordinari.
L’indagine diretta da Mannheimer ha previsto anche una fase di valutazione, da parte dei cittadini, sugli enti chiamati in causa. Il giudizio di chi si è rivolto all’Inps è generalmente positivo, anche se l’accessibilità – valutata in termini di orari di apertura degli uffici e facilità nell’interazione con i funzionari – risulta il punto critico per l’ente guidato da Antonio Mastrapasqua, secondo 2 intervistati su 10. Valutazioni simili ha riscosso l’Inail, che però ha qualche punto in più per quanto riguarda l’accesso al servizio da parte dei cittadini.
Nel confronto complessivo con gli enti previdenziali, i patronati ottengono un riscontro decisamente più positivo, con un’assenza di aree critiche. In generale, è qui che si concentrano le percentuali in assoluto più alte di giudizi “molto positivi” (voto da 8 a 10) per ogni aspetto indagato. L’unico suggerimento che viene dagli utenti, per questi soggetti, è la richiesta di appuntamenti dedicati, cioè di servizi molto specifici e personalizzati, che vanno oltre l’assistenza di base.
Ad Inps e Inail, invece, si chiede di lavorare meglio sull’organizzazione degli sportelli.
Insomma, quello che emerge è un quadro in cui chi si pone come intermediario tra cittadino ed enti previdenziali, ottiene ottimi riscontri, mentre gli enti istituzionali che erogano le prestazioni faticano a conquistare la fiducia degli italiani. Un dato su cui riflettere, oggi che i patronati come l’Inas promuovono la costruzione di una rete integrata di tutele, in cui le persone possano ottenere sempre risposte certe e puntuali grazie alle sinergie tra i soggetti pubblici e i corpi intermedi in campo.
(dal sito www.conquistedellavoro.it)