Intervento del segretario generale Franco Turri pubblicato sul quotidiano “Il Dubbio” del 21 agosto 2018.
Anche l’Italia dovrebbe fare un passo indietro, oggi più che mai. Le reazioni al crollo ci sembrano dettate non da prudenza o saggezza ma dal dolore, dall’angoscia, dalla paura, dai sentimenti, dagli istinti, dalla voglia di rivalsa, fino ai calcoli politici ed elettorali. Il rimpallo di responsabilità, gli attacchi alle forze politiche avversarie, le accuse “senza aspettare i tempi della giustizia” e le indagini (almeno tecniche), i processi sommari, sono un oltraggio alle troppe vittime della tragedia, uno schiaffo ai familiari, ai sopravvissuti, alla città di Genova, la risposta più sbagliata alla collettività, che chiede infrastrutture moderne e sicure. Individuare dei colpevoli (a torto o a ragione) senza che sia stata fatta luce sul crollo rischia di creare ulteriori danni mettendo anche a rischio decine di migliaia di lavoratori che con grande professionalità hanno contribuito allo sviluppo della nazione. Oggi non servono il rancore e le minacce, ma urge programmare il futuro. Tutti insieme, non solo maggioranza e opposizione ma tutte le forze sociali del Paese. Ci vuole una visione politica che unisca tutti i soggetti, grazie a denominatori comuni, e che provveda al monitoraggio ed alla manutenzione delle costruzioni, al rilancio di un piano infrastrutturale serio e fattibile, ma anche al trasporto locale ed alla viabilità nei singoli Comuni. A cosa serve Industria 4.0 se poi le merci e le persone faticano a circolare? Si utilizzino, ad esempio, tutte le conoscenze per realizzare opere all’avanguardia con l’impiego di sensori e microchip, che in tempo reale monitorano lo stato di salute delle costruzioni, attuali e future. Vale per le infrastrutture ma anche per i palazzi e le opere civili (quanti crolli di edifici sarebbero stati evitabili…). Si attui un piano nazionale di interventi straordinari su tutte le infrastrutture a rischio. Si rafforzino i vantaggi per le famiglie per interventi antisismici sulle case. Si realizzino le grandi opere e le piccole opere utili a rilanciare l’economia, ad avvicinare il sud al nord e l’Italia all’Europa. Si metta in sicurezza il territorio, una delle “grandi opere” più urgenti ed importanti, come dimostrato dall’ennesima tragedia, avvenuta ieri nel Parco del Pollino. Il ponte che ora porta lutto, dolore, sofferenza, problemi e disagi, in passato ha portato sviluppo, ricchezza, facilità nei trasporti e ha congiunto due parti di una città e di un territorio, a vantaggio dell’economia locale e nazionale. Oggi le macerie, il ponte spezzato, appaiono una metafora della nostra società, la fotografia del nostro Paese. Ecco, noi vorremmo che i ponti continuassero ad unire (è la loro vocazione ed il loro lavoro) anche in questo momento. Ma prima è bene che ognuno di noi faccia un passo indietro: solo così avremo poi la forza per poter fare un passo avanti, verso il futuro!
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