Stop all’alleanza italo-cinese per lo sfruttamento della manodopera sottocosto nella produzione di divani nel forlivese. È una sentenza per certi versi storica quella del Tribunale di Forlì, che ha condannato in primo grado quattro imprenditori italiani, operanti nel settore divani e poltrone, colpevoli di aver siglato un accordo con due colleghi cinesi che impiegavano manodopera cinese senza rispettare né gli obblighi previdenziali e contributivi, né quelli di sicurezza sul lavoro, con il risultato di abbassare i costi di produzione e fare così concorrenza sleale. Il caso era stato sollevato tre anni fa da due imprenditrici costrette a chiudere poiché non riuscivano a competere sui costi di gestione e dunque sui prezzi finali.
“La crisi sta determinando il ricorso degli imprenditori a ritmi massacranti – dichiara Paolo Acciai, segretario nazionale della Filca-Cisl – e inoltre non sempre, nei contratti di fornitura, c’è chiarezza sulle modalità attraverso cui la fornitura avviene, elemento invece chiesto con forza dai sindacati perché in questo modo l’imprenditore ultimo avrebbe la responsabilità anche sul processo di fornitura”. Sulla vicenda sono intervenute anche Cgil, Cisl e Uil e Feneal, Filca e Fillea provinciali: “La vicenda denominata ‘divanopoli’ – è scritto in una nota congiunta – conferma quanto da noi sempre sostenuto in merito a concorrenza, condizioni di lavoro, diritti e dignità delle lavoratrici e dei lavoratori, nonché riduzione della sicurezza nei luoghi di lavoro. Questo importante risultato è stato possibile grazie a molteplici determinazioni e all’importante lavoro della magistratura che ha emesso questa sentenza così significativa”.
Per Carlo Bassini, segretario generale della Filca Forlì-Cesena, “il caso trattato rappresenta solo la punta di un iceberg. Lontano dai riflettori il nostro territorio vede altre situazioni complesse, come per esempio nel settore edile, dove il rischio di caporalato e sfruttamento rappresenta quell’idea di sviluppo che noi da sempre combattiamo. Per questo chiediamo agli Imprenditori e alle Associazioni di Rappresentanza di cambiare un modello di sviluppo sbagliato, che prevede un sistema organizzativo basato sulla terziarizzazione, sulla logica del massimo ribasso, su cui si scaricano le contraddizioni del sistema, con ricadute sulle condizioni dei lavoratori, anche attraverso una ridotta agibilità sindacale e una scarsa possibilità di confronto con i lavoratori”.
Ma la vicenda ‘divanopoli’ ha risvolti ancora più preoccupanti di quelli emersi: “Tra i condannati – spiega Acciai – c’è anche Franco Tartagni, presidente della Atl Group di Forlì, società che recentemente ha acquisito lo stabilimento di Omsa e sta facendo fare corsi a 140 operaie dell’ex stabilimento. La sentenza di condanna impone alla Regione una seria riflessione sull’opportunità di confermare questo progetto. La situazione della Atl – conclude il segretario nazionale della Filca – appare davvero paradossale: lo Stato da una parte la finanzia, conla RegioneEmilia-Romagna, e dall’altro la condanna, con il Tribunale di Forlì”.