Contrattare il benessere in azienda? Non solo è possibile farlo, ma è anche doveroso. E a prescindere dalla crisi. Il modello economico basato sulla competizione dei costi, infatti, sta esaurendo la propria spinta propulsiva. È compito del sindacato, quindi, pensare e costruire modelli di economia compatibile basati su valori di altra natura: relazionali, sociali, umani. È quanto emerso nel corso dell’appuntamento annuale della Filca-Cisl nazionale a Legnago. Al centro dell’iniziativa, dopo i workshop degli scorsi anni dedicati alla contrattazione di II livello ed alla Responsabilità sociale d’impresa, c’è stato il benessere dei lavoratori e nel lavoro. Fondamentale, come è stato sottolineato dai relatori ai partecipanti (le Consulte nazionali dei vari settori, numerose Rsu, operatori e segretari territoriali e regionali della categoria) è il senso di riconoscimento dei lavoratori stessi come persone, la loro partecipazione alle decisioni aziendali.
*GUARDA LE SLIDES DI CINZIA FRASCHERI (Giuslavorista, Responsabile nazionale CISL salute e sicurezza sul lavoro)
*GUARDA LE SLIDES DI DANIELE TARTARINI (psicologo del lavoro e consulente aziendale)
“Quello che ci prefiggiamo – ha detto Domenico Pesenti, segretario generale della Filca – è semplicemente mettere in pratica quanto contemplato nello Statuto della Cisl, scritto più di 60 anni fa ma ancora attuale”. Il leader della Filca ha insistito su un concetto: “Costruire il benessere della persona è molto importante e ci vede impegnati in prima linea”, ha osservato. “Si tratta però di un obiettivo da raggiungersi solo dentro il benessere collettivo, che è cosa ben diversa dal benessere individuale”. La strada da seguire in questo campo è certamente quella della contrattazione di II livello. “Ma per ottenere risultati – ha chiarito il leader della Filca – bisogna considerarlo almeno al pari di quello nazionale. Non si possono mettere in alternativa”.
Sull’importanza della contrattazione decentrata è intervenuto anche il segretario confederale della Cisl Luigi Sbarra: “Il benessere lavorativo – ha detto – è un tema che sorge quando i bisogni primari legati al lavoro sono già soddisfatti. E se la contrattazione nazionale ha già agito sui bisogni primari, ora l’impegno della Cisl è sulla contrattazione aziendale, con prospettive che ritengo molto interessanti per il tema”.
Ma come si diffonde il benessere nei luoghi di lavoro? “Il miglioramento del clima in azienda tra dirigenti e dipendenti – ha spiegato il segretario nazionale della Filca, Paolo Acciai – è un esempio da manuale. Oppure – ha proseguito – si riscontra benessere in quell’impresa che rende partecipi le organizzazioni sindacali sulle scelte aziendali, favorisce la flessibilità degli orari di lavoro o implementa i permessi per motivi familiari. Cose difficili da contrattare rispetto ad esempio alla Cig, che è semplicemente l’applicazione di una prassi. E comunque sarebbe già tanto se le aziende iniziassero a dare un ‘valore umano’ al lavoratore, visto spesso solo come un ‘investimento finanziario’”.
“La prospettiva di affidare interamente l’efficenza del lavoro all’estensione dell’incentivazione è illusoria. Nessuna economia e organizzazione del lavoro può funzionare se non si ha al proprio interno un’implementazione della responsabilità sociale d’impresa che porti maggiore coscienza e consapevolezza in ognuno rispetto ai propri ruoli. Parlare di Contratto di Benessere all’interno di un percorso di Responsabilità Sociale d’Impresa – ha proseguito Acciai – significa voler affrontare tematiche di lungo periodo: un’ottica di lungo periodo obbliga ad una logica per ognuno di noi di elaborare, sperimentare cose nuove che altrimenti portano ad affrontare problematiche immediate. Queste potranno sì portare a parziali vantaggi immediati, ma certamente si verificheranno conseguenze negative per il futuro”.
LEGGI L’INTERVISTA A GIOVANNI FERRERO (Corriere della Sera di sabato 22 ottobre 2011)
Cinzia Frascheri, del Dipartimento Salute e Sicurezza della Cisl, ha ricordato che il decreto legislativo 81/08 ha introdotto dal 1° gennaio l’obbligo per le aziende di valutare il rischio da stress lavoro-correlato. Una novità importante perché impone di identificare i fattori di rischio, pianificare le azioni da mettere in atto e realizzare misure di intervento, con successivo monitoraggio. Tutti i relatori hanno evidenziato come la bilateralità costituisca la sede privilegiata per una discussione sui modelli di organizzazione del lavoro, in particolare per i temi della conciliazione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro e delle pari opportunità. Lo scopo è noto: guardare al lavoratore non solo come costo, ma soprattutto come risorsa, come persona. In una nazione in cui oltre 4 milioni di occupati hanno dichiarato di essere esposti a rischi e disturbi legati al lavoro, si tratta di un modo, il migliore possibile, per restituire umanità al lavoro.
LEGGI IL DOCUMENTO CONCLUSIVO
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