Vi proponiamo una nota di Giovanni Matta, segretario generale della Filca-Cisl Sardegna.
Nonostante i proclami, anche recenti, tendenti a ribadire la volontà del Governo di intervenire con
decisione per rilanciare l’economia delle Regioni del Mezzogiorno, ad oggi nessun fatto nuovo
pare prendere forma. I dati presentati dallo Svimez lo scorso 4 dicembre evidenziano, semmai ce ne fosse ancora bisogno, una realtà in difficoltà. Il Pil, ossia la ricchezza prodotta, continua a calare. Nel corso del 2014 mediamente è diminuito dell’1,3%, più di 1 riferito al centro nord, dove la contrazione è stata dello 0,2%, e con la Sardegna che ha subìto una ulteriore caduta dell’1,6%. Anche la media del pro capite è crollato in modo preoccupante ritornando a valori del 2000.
Nel 2014 la Regione più ricca è stato il Trentino Alto Adige con 37.664 euro contro i 18.808 della
nostra isola. Un divario che segna una distanza siderale fra le due realtà territoriali. La differenza la fa certamente la consistenza del tessuto produttivo che, nel caso sardo, non riesce più a soddisfare il bisogno di lavoro che esprime la nostra comunità. Oltre 200mila tra disoccupati e coloro che ormai hanno rinunciato a cercarlo un lavoro, sono l’essenza del dramma che sta vivendo la nostra terra.
Dramma che pretende risposte adeguate e sopratutto tempestive. In più occasioni l’economista Paolo Savona intervenendo sulle pagine di un quotidiano sardo ha asserito con determinazione che un’inversione di tendenza sul fronte dell’occupazione può realizzarsi solo con un incremento del Pil di 4/5 punti all’anno. Per conseguire un simile obbiettivo occorre attivare robusti investimenti specie in infrastrutture. Ora lo stesso rapporto Svimez conclude l’analisi riproponendo con forza lo stesso obbiettivo. Per invertire il trend è necessario agire sui fattori principali dello sviluppo ed in particolare sulla dotazione infrastrutturale.
Ecco perché come Filca della Sardegna insistiamo nel rivendicare che questo benedetto patto per
la Sardegna da sottoscrivere tra Stato e Regione, dentro il più articolato piano per il sud che vale
95 miliardi secondo gli annunci del Governo, promesso da diversi mesi, deve tradursi in fatto
concreto. E ciò deve avvenire in tempi rapidissimi. Non mancano le idee. Manca semmai la volontà di agire rapidamente. Almeno in tre ambiti. Il miglioramento della dorsale ferroviaria che a giudizio degli esperti vale 1.250 milioni di euro, quella stradale di identico valore è quello relativo al governo del territorio per proteggerlo dai fenomeni di degrado che è causa poi dei tanti disastri che ad ogni evento meteoritico si verificano che vale anch’esso tra i 1.000 e i 1.300 milioni di euro. Le motivazioni per un grande progetto di sviluppo che darebbe lavoro per anni ci sono tutte e sono tutte dentro il contesto prima richiamato. Come Filca ci domandiamo cosa occorre perché la Regione si metta in moto.
Forse ci vorrebbe una grande mobilitazione sul modello di quella che portò alla definizione del
primo piano di rinascita. Se è questo che manca il Sindacato delle Costruzioni è pronto a
mobilitarsi ma ovviamente occorre una mobilitazione più ampia che veda la politica sarda e
sopratutto la Regione capaci di un sussulto capace di dare dignità a questa terra martoriata e
mortificata.