“Ci piacerebbe aprire il Congresso, il terzo dall’inizio della crisi, parlando di un vera e propria rinascita del sistema edilizio italiano. Vorremmo certificare che il numero dei lavoratori edili che vengono censiti nelle casse edili è in costante aumento, il numero delle imprese regolari e la massa salari denunciata in forte crescita, e che le buone relazioni sindacali e il confronto costruttivo tra parti sociali ed i vari livelli di Governo di questo Paese hanno portato enormi benefici all’intero sistema delle costruzioni. Ma non è così”. E’ il Segretario generale della Filca Puglia, Crescenzio Gallo, a mettere il dito nella piaga dei settori dell’edilizia e del mobile imbottito che negli anni precedenti al 2008 rappresentavano un fiore all’occhiello dell’economia regionale. “Purtroppo la situazione che stiamo vivendo è decisamente diversa, – avverte Gallo – chi si aspettava una ripresa decisa e rapida è rimasto deluso. E non potrebbe essere altrimenti, visto che dal 2008 al 2016, l’Italia ha registrato una caduta del 34,38% degli investimenti e il Mezzogiorno ha visto peggiorare tutti gli indicatori rispetto al Centro‐Nord”.
“Il lavoro dobbiamo costruirlo insieme e lo slogan che capeggia nei manifesti congressuali confederali ‘Per la Persona, Per il Lavoro’ va in questa direzione – osserva la Segretaria generale della Cisl Puglia Basilicata, Daniela Fumarola – ma per poter dare dignità alle persone, che la acquisiscono anche dal lavoro, c’è bisogno di aprire i cantieri con investimenti pubblici e privati. Non basta partecipare alle riunioni sulla programmazione delle risorse se poi i progetti devono attendere tempi lunghi per la cantierabilità”. Il Congresso, secondo la Filca Cisl rappresenta un’occasione di riflessione sugli obiettivi da perseguire nel prossimo futuro. Infatti, per esempio, delle 25 opere pubbliche più importanti da realizzare in Italia solo due interessano il meridione: il completamento della Salerno-Reggio Calabria e quello della tratta ferroviaria Bari-Foggia-Napoli. “Ma in Puglia lo scenario non cambia di molto – considera il Segretario della Filca Cisl –. L’edilizia, settore che rappresenta il 10% del Pil pugliese e conta oltre 42 mila addetti censiti nelle Casse edili pugliesi, ancora una volta è stato dimenticato dalle politiche della Regione Puglia. Lo abbiamo denunciato attraverso una nota unitaria come Segretarie Regionali di Feneal – Filca – Fillea ed abbiamo lamentano la mancanza di dialogo e di confronto, in questi quasi due anni di governo regionale, tra le organizzazioni sindacali e il Presidente Emiliano nonostante le continue richieste di incontro inviate direttamente a lui e alla sua squadra di governo, auspichiamo che l’incontro avuto con l’assessore al Lavoro e alla Formazione Leo possa riprendere un percorso ormai fermo da tempo. D’altronde i dati che la crisi ci consegna sono ormai raccapriccianti: il settore negli ultimi anni ha avuto un calo di quasi il 31% degli occupati, passando dai 60.500 addetti censiti nelle Casse edili per l’anno 2008 ai 42.287 addetti per il 2016 con un perdita di 18.213 lavoratori”. Molti di questi disoccupati hanno scelto la strada dell’emigrazione, altri continuano a lavorare, ma in nero, forse nelle campagne oppure nello stesso settore edile, utilizzando anche i voucher finché la legge lo renderà possibile, facendo crescere così il dato del sommerso che in edilizia è oramai al 40% della forza lavoro. Numerosi cantieri, parte dei quali relativi a lavori pubblici, sono fermi e per questo la Filca Cisl ne auspica lo sblocco proprio per evidenziare quali potenzialità può esprimere il settore edile in termini di ripresa dell’occupazione, di qualità del lavoro e di rilancio dell’economia pugliese. Diventa indispensabile costituire urgentemente un tavolo di lavoro tra le istituzioni, gli enti, le associazioni imprenditoriali e quelle sindacali della Puglia per analizzare e superare i problemi che interessano l’edilizia regionale.
Riaprire il vecchio tavolo degli STATI GENERALI DELLE COSTRUZIONI PUGLIESI per arrivare ad intese utili ad accelerare e semplificare l’affidamento dei lavori, a circoscrivere sino ad annullare l’affidamento degli appalti al massimo ribasso, ad applicare gli indici di congruità, ad individuare criteri di penalizzazione e incentivazione per le imprese che disattendono o che rispettano la legalità. La ripresa dell’edilizia può dare un importante impulso ad altri settori e al suo stesso indotto. I dati delle casse edili con i relativi aggiornamenti al secondo semestre 2016 ci dicono che in Puglia la grande emorragia si è bloccata anche se la situazione è a macchia di leopardo. “Non possiamo cantare vittoria, non siamo sicuramente usciti dalla crisi, ma solo insieme possiamo farcela ad abbattere il muro che impedisce il rilancio del nostro settore e dell’economia in generale”. La Puglia ha bisogno di opere pubbliche a sostegno del suo sistema produttivo e del completamento di quelle già previste.
Concorde con l’appello di Gallo, il Segretario generale della Filca nazionale Franco Turri spiega che ripartire dall’edilizia ‘buona’ significa “far ripartire il lavoro nel recupero del territorio e del patrimonio abitativo meno energivoro, e nella messa in sicurezza rispetto al rischio idrogeologico e al rischio sismico e le infrastrutture per rendere competitivo il Paese. Se vogliamo puntare su un Paese che mira all’Industria 4.0 e al turismo, che mira al recupero della competitività, le infrastrutture diventano lo snodo fondamentale. E’ vero che il Governo ha stanziato parecchi fondi, il nostro compito sarà di verificare che lo stanziamento delle risorse corrisponda all’apertura dei cantieri”. “Pensiamo alla incompleta portualità pugliese che costringe le aziende ad imbarcare i prodotti locali al porto di Salerno, con un forte aumento dei costi per le aziende pugliesi – sottolinea Gallo –. Riflettiamo sullo stesso sistema ferroviario a cui serve il completamento della Bari-Foggia-Napoli, così come i prodotti e le merci locali non possono fare a meno del potenziamento della linea adriatica, dove il tratto della Lesina-Termoli è ancora a binario unico e rappresenta una strozzatura. Così come il blocco dei cantieri delle tante arterie stradali per citarne alcune la SS 275, la regionale n.8, la regionale n.1, la SS 98, ferme per cavilli burocratici. La Puglia ha bisogno di investimenti nella viabilità, le tante strade che percorrono la nostra regione sono ridotte a un colabrodo, ricordiamoci che le stesse sono utili a difendere e promuovere il nostro territorio, così apprezzato dai flussi turistici. In Puglia – aggiunge il sindacalista – la crisi ha fatto scomparire i settori dei laterizi e manufatti, ha drasticamente ridimensionato quello del cemento e dei lapidei ed ha ridotto all’osso il settore del legno e del mobile imbottito che sembra davvero non conoscere tregua. Nel decennio che ci siamo lasciati alle spalle il distretto del mobile imbottito, concentrato soprattutto nella zona murgiana, ha contato la perdita di migliaia di posti di lavoro e la chiusura di centinaia di aziende. Anche nel legno, però, come per l’edilizia, ci sono timidi segnali di ripresa. Il caso più significativo è quello del Gruppo Natuzzi, dove è in corso una vertenza complessa, ma che ci ha portato a raccogliere risultati positivi. All’inizio del percorso il Gruppo aveva individuato ben 1.700 esuberi, una vera mattanza. L’accordo dello scorso novembre però ci ha permesso di ottenere un risultato storico; a nessun lavoratore Natuzzi era preclusa la possibilità di continuare a lavorare. L’accordo quadro, infatti, ha previsto il collocamento dei 215 lavoratori licenziati in una Newco controllata dal Gruppo Natuzzi”.
(dal sito della Cisl Puglia Basilicata)