Il problema della sicurezza nei cantieri edili del Lazio deve essere la priorità nell’agenda del nuovo governatore regionale. Lo dichiara il neo segretario generale regionale della Filca del Lazio, Stefano Macale che succede a Paolo Ivano Cuccello nella leadership regionale della categoria e che sarà affiancato in segreteria da Cesare Pannozzi e da Andrea Cuccello.
Cosa si aspetta il sindacato dal nuovo presidente della Regione Lazio?
Il Lazio è la seconda regione per numero di morti nei cantieri edili, dietro la Lombardia. Per questo come sindacato chiederemo alla nuova Giunta regionale di porre come priorità la lotta al lavoro nero ed il diritto alla salute dei lavoratori. Inoltre, chiederemo che vengano stanziati fondi specifici per la sicurezza e per la formazione dei lavoratori. Non è possibile che nella nostra regione ci sia un numero cosi alto di vittime nel lavoro. Nel 2009, 21 maestranze edili hanno perso la vita nel Lazio e negli ultimi dieci anni sono state 176 le vittime nei cantieri della regione. La strada maestra per evitare altre stragi è quella di portare la cultura della sicurezza all’interno dell’impresa.
Ma quali sono le cause che provocano incidenti e morti bianche?
Sono sempre le stesse: norme sulla sicurezza carenti e spesso inesistenti, assenza dei controlli, precarietà dei rapporti di lavoro.
Per questo la Filca ha chiesto maggiori controlli per eliminare l’indiscriminato uso del part-time in edilizia?
Secondo gli ultimi dati in nostro possesso, risultano sempre più numerosi i lavoratori part-time del settore edile (quasi il 30%). Questo escamotage non possiamo assolutamente tollerarlo perché è palese che si tratta di un modo per pagare i lavoratori anche in nero. Il part-time deve essere una voce che va eliminata perché può favorire lo sfruttamento dei lavoratori ed è la maniera per evadere la contribuzione regolare e con forti ripercussioni anche sulla sicurezza sul lavoro. Solamente con controlli quotidiani si può verificare che gli operai non possano lavorare nei cantieri per sole quattro ore al giorno. È un controsenso.
Nel 2009, l’edilizia ha visto ridurre nel Lazio l’attività di oltre il 12%. Ci sono state ripercussioni negative anche per le ore lavorate. È preoccupato per questi dati?
Era inevitabile che anche l’edilizia, che costituisce oltre il 25% di tutta l’attività economica regionale, pagasse il suo scotto alla crisi. I dati delle Casse edili del Lazio evidenziano una riduzione di oltre 11 mila occupati nella nostra regione e l’uscita dal sistema di oltre mille imprese. Da ottobre 2008 a settembre 2009, rispetto allo stesso periodo di un anno prima (ottobre 2007-settembre 2008) sono state lavorate dagli operai edili delle cinque province del Lazio quasi 10 milioni di ore in meno. La priorità è far ripartire il lavoro e lo sviluppo. Far ripartire l’edilizia significa riavviare lo sviluppo e tamponare la perdita di posti di lavoro nel settore.