Non solo il binomio famiglia/lavoro ma anche la tutela della professione, le reti sociali, le malattie professionali, le possibilità di crescita ed il confronto con una realtà ben diversa, quella dei paesi scandinavi. È stata una ‘due giorni’ intensa quella che ha visto protagoniste 20 donne della Filca-Cisl (referenti dei Coordinamenti donne della categoria, delegate ed operatrici) impegnate nel seminario “La tutela del lavoro femminile nel settore legno: un confronto con i Paesi scandinavi”.
All’iniziativa, organizzata dalla segreteria nazionale del sindacato in collaborazione con la Scuola di Formazione Nazionale “Pino Virgilio”, hanno partecipato Liliana Ocmin, segretario confederale della Cisl, ed il segretario organizzativo della Filca, Paolo Acciai. “Nel settore del legno – ha detto quest’ultimo – riscontriamo grossi difficoltà di affermazione della dignità delle lavoratrici nelle aziende, e constatiamo posizioni svantaggiate delle donne rispetto agli uomini. Questo a dispetto del ruolo, tutt’altro che indifferente, che le donne rivestono nel settore”. Acciai ha fatto riferimento alle conseguenze per la salute delle lavoratrici in determinati processi produttivi: “C’è un’alta, altissima percentuale di interruzioni di gravidanza causate dalla presenza di elementi chimici nocivi in alcuni tipi di pelle per imbottiti. E per il legno continuiamo a spingere – ha ricordato Acciai – per l’apertura di un tavolo sulla formaldeide, gas incolore che non è cancerogeno solo per chi lo lavora ma anche per chi ha un prodotto che contiene questa sostanza, che resta pericolosa per un periodo di almeno 10 anni”.
Liliana Ocmin ha esaltato il ruolo delle donne non solo nel mondo del lavoro ma anche nella vita delle organizzazioni sindacali: “Sono loro – ha detto – il fulcro e volano delle azioni politiche del sindacato. Per la Cisl promuovere l’occupazione femminile – ha sottolineato – è sempre stata una priorità perché le donne sono le risorse fondamentali di cui sviluppo, innovazione ed economia del Paese non possono fare a meno”. Le difficoltà, però, restano: “In Italia – ha detto il segretario confederale Cisl – l’accesso delle donne nel mondo del lavoro è pari a circa il 47%, ancora ampiamente al di sotto del livello medio europeo e dell’obiettivo posto dal trattato di Lisbona, che è il 60%”. E il contesto sociale non aiuta: nel modello socialdemocratico delle nazioni scandinave si riscontrano, a differenza del modello italiano e sud europeo in generale, una rete diffusa e capillare di servizi sociali, misure di sostegno al reddito e politiche di conciliazione dei tempi. Insomma, in Italia la strada resta tutta in salita.
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