Per oltre 50 anni quella maledetta polvere di amianto all’Eternit di Casale Monferrato (Alessandria) ha ucciso o ha reso menomate 3000 persone. E continua a farlo, perchè quando ti entra nel corpo non perdona. Colpevoli. E’ stata questa la sentenza emessa, subito dopo le 13, a Torino nei confronti degli imputati Stephan Schmidheiny, 65 anni, erede svizzero della multinazionale dell’amianto e del barone belga Louis De Cartier De Marchienne, 91 anni. La lettura è durata tre ore.
Sedici anni di reclusione, il pagamento delle spese processuali, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, l’interdizione legale per la durata della pena e l’incapacità a trattare con la Pubblica amministrazione per tre anni. Oltre al pagamento di oltre 6 mila parti civili, tra cui i sindacati territoriali, regionali e nazionali e i familiari delle vittime . L’accusa aveva chiesto per i due, accusati di disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure antinfortunistiche, una condanna a 12 anni, aumentati a 20 a causa della continuazione del reato.
I giudici hanno ritenuto i due imputati colpevoli di disastro doloso solo per le condizioni degli stabilimenti di Cavagnolo (Torino) e Casale Monferrato (Alessandria). Per gli stabilimenti di Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli) hanno dichiarato di non doversi procedere perchè il reato è prescritto. Si è concluso così quello che per la cronaca giudiziaria è stato definito “il più grande processo storico del mondo” per le vittime dell’amianto. Ha sottolineato il Pm, Raffaele Guariniello, che ha guidato l’accusa: “E’ stata la dimostrazione che un processo si può fare anche su tematiche come questa. Abbiamo avuto l’interessamento di molte comunità e l’aiuto di diverse amministrazioni. Con la sentenza di oggi abbiamo realizzato il sogno di dare giustizia a molte famiglie”.
“Un grande verdetto di giustizia, ma anche un monito alle imprese ed alla politica”, così il segretario confederale della Cisl, Fulvio Giacomassi, commenta la sentenza. “Più sicurezza nei posti di lavoro, più rispetto dell`ambiente e della salute dei cittadini, da parte delle imprese – continua Giacomassi – mentre la politica, dal canto suo, garantisca sorveglianza sanitaria, operatività del Fondo nazionale di solidarietà per le vittime dell`amianto e bonifica dell`amianto in sicurezza. Solo in questo modo, infatti, si sarà esenti da gravi responsabilità per il presente e per il futuro”.
Secondo Giacomassi la sentenza, inoltre, costituisce “un verdetto di rilevante valore giuridico, morale ed anche economico in quanto non disperde le responsabilità verso le vittime, ma mette in carico direttamente ai proprietari le colpe e quindi le condanne. Adesso bisogna semplificare e rendere meno onerose le bonifiche dell`amianto con la disponibilità di discariche autorizzate e certificate, di aziende specializzate e l`accesso alla defiscalizzazione delle spese”.
“La Cisl – conclude Giacomassi- rinnova al Governo la richiesta del tavolo amianto per affrontare concretamente i problemi che ci si presentano tutti i giorni: sorveglianza sanitaria, fondo di solidarietà per le vittime e bonifica in sicurezza”. Per molti familiari delle vittime è stata una notte insonne. L’attesa prima del verdetto, letto dal presidente Giuseppe Casalbore, è stata lunga. Quanto le sofferenze. Nelle parole di Romana Blasotti, l’anziana simbolo del processo Eternit, con cinque familiari morti a causa dell’amianto a Casale Monferrato lo dice esplicitamente: ha passato una notte insonne a ripercorrere le tappe di questa lotta decennale per ottenere giustizia. “Ho pensato alle vittime – ha detto la donna prima della lettura della sentenza-. Spero che oggi possano avere un pò di pace. Gli imputati finiranno agli arresti domiciliari in qualche villa con piscina, come tutti i cattivi”.
Le istituzioni locali sono state rappresentante da 15 sindaci della zona del Monferrato, entrati in aula con indosso la fascia tricolore. “Trentacinquemila euro non servono a nulla, neppure a curarsi, certo non cambiano la mia vita di una virgola. Ho l’asbestosi da 20 anni e l’unica cosa che posso fare è sperare di morire il più tardi possibile”. Così Pietro Condello, operaio Eternit per 15 anni, dal 1966 al 1983, oggi in Tribunale a Torino per ascoltare la sentenza del processo i dirigenti la sua fabbrica, ha portato la sua testimonianza alla stampa. Condello era vestito con la sua tuta blu dell’Eternit, indossata, come in una sorta di rituale, in tutte le altre udienze del processo fino a oggi. “Tanto – ha detto Condello – questa tuta io non me la dimenticherò mai. Nel mio reparto lavoravamo un tipo speciale di amianto blu che arrivava dall’estero e dicono che fosse tra i più pericolosi. Eravamo in 30 siamo rimasti in due. Oggi qui ho sentito tutti i nomi dei miei 28 colleghi morti. Terribile!”.
“Quello che conta è la parola colpevoli, poi avremo il tempo per capire bene il valore di questi risarcimenti ai singoli e ai vari enti- ha spiegato Assunta Prato, casalese, vedova da 15 anni di Paolo Ferraris, ex assessore regionale morto per mesotelioma -. Questo è un primo passo verso la giustizia. Ma ancora lunga è la strada, se si pensa che il picco di morti per amianto, a Casale sarà tra una decina d’anni”.
Il dibattimento si è svolto in 69 udienze dal 2009. Era iniziato a Torino l’11 dicembre 2009. Sono state 6392 le parti civili che si sono costituite. Pochissime le richieste rigettate dalla Corte d’Assise. Per l’assessore all’Ambiente della Regione Ambiente, Roberto Ravello, “la sentenza del Tribunale di Torino al processo Eternit, rappresenta non solo un risarcimento morale per i familiari delle vittime, ma anche un passo importante nel processo di rinnovamento dei cicli industriali inquinanti, troppo spesso origine di gravi e irreversibili patologie”. Ora è necessario “completare le operazioni di bonifica programmate sul territorio ed avviare quanto prima interventi interistituzionali per la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro, il risanamento ambientale e lo smaltimento del materiale nocivo”.
Regione Piemonte e Ministero dell`Ambiente hanno già messo in cantiere uno stanziamento di fondi pari a 37 milioni di euro ed ulteriori 9 milioni sono stati recentemente recuperati dalla Giunta regionale, provenienti dal fondo per le bonifiche di interesse nazionale. “Continueremo – conclude Ravello – come fatto anche nel corso del recente incontro avuto a Roma con il ministro della Salute, Renato Balduzzi, a ribadire al Governo la necessità inderogabile di aumentare gli stanziamenti per completare le attività di bonifica e avviare azioni che coinvolgano gli Enti locali affinché si rimuovano definitivamente le cause delle problematiche legate all`amianto”. Anche per il ministro della Salute, Balduzzi la sentenza “è davvero storica, sia per gli aspetti sociali che per gli aspetti strettamente tecnico-giuridici”.
(dal sito www.conquistedellavoro.it)