“La compostezza e la costanza dei familiari delle vittime e dei cittadini che da oltre un anno hanno seguito tutti i dibattimenti è qualcosa che mi ha colpito e che non potrò mai dimenticare”. Sono le prime parole pronunciate da Alessio Ferraris, segretario generale della Cisl di Alessandria, visibilmente emozionato in seguito alla richiesta di condanna a venti anni di reclusione per i vertici della multinazionale dell’amianto Eternit, ovvero il miliardario svizzero Stephen Schmideiny e il barone belga Louis de Cartier de Marchienne, accusati di disastro ambientale doloso e omissione volontaria di cautele nei luoghi di lavoro.
La richiesta è arrivata dal pubblico ministero Raffaele Guariniello alla cinquantesima udienza del maxi-processo torinese che ha accertato circa tremila vittime tra lavoratori e cittadini deceduti o ammalati a causa della fibra killer dell’amianto, di cui oltre il 70% abitanti a Casale Monferrato (Al), sede dello stabilimento Eternit più grande, a cui seguono quelli di Cavagnolo (To), Rubiera (Re) e Napoli. Purtroppo in questi ultimi anni si sono aggiunte altre centinaia di vittime: le patologie da amianto che hanno colpito e ancora stanno colpendo le ex lavoratrici e lavoratori, insieme alle popolazioni, sono mesotelioma (tumore maligno alla pleura o peritoneo), carcinoma polmonare e asbestosi.
Ferraris ritorna ancora sull’atteggiamento delle parti lese osservate all’udienza del 4 luglio: “Quella stessa compostezza è rimasta anche quando il pubblico ministero, con un colpo di scena, ha svelato un carteggio secretato, da cui emerge chiaramente il freddo cinismo degli imputati che hanno pianificato scientificamente l’occultamento della verità, quella legata alla pericolosità della polvere di amianto, con l’assoluta consapevolezza di commettere una strage”. Secco il tono di Guariniello: “In tanti anni non avevo mai visto una tragedia come questa”. Si è infatti accertato che gli imputati non solo hanno accettato il rischio che il disastro si verificasse e continuasse a verificarsi, ma continuano ad accettarlo ancora oggi, preoccupandosi negli anni solo di un eventuale processo e di un’altrettanto eventuale condanna ad un risarcimento, il tutto senza mai nominare i danneggiati, senza una parola di dispiacere per l’orrore commesso.
L’udienza prosegue e nel frattempo la compostezza delle persone che stanno ascoltando si scioglie di tanto in tanto in un pianto silenzioso, racconta infine Ferraris, che aggiunge: “Ringrazio l’intera organizzazione per averci sempre supportato e per aver creduto in questa battaglia, insieme a Luciano Bortolotto, l’avvocato Roberto Nosenzo e gli amici della sede cislina di Casale, sempre presenti anche nei momenti più difficili quando sembrava impossibile arrivare ad un processo ed ancor meno probabile ad una richiesta di condanna così esemplare”. Non mancano dunque parole di soddisfazione e stima nei confronti di un pubblico ministero che ha demolito per pezzo l’impianto difensivo degli imputati. La fiducia per l’esito del processo è alta, ora la speranza è che l’iter giudiziario sfoci in una condanna esemplare, come testimoniano le voci che arrivano dalla cittadinanza e dall’Associazione Familiari Vittime Amianto: “Siamo certi che la conclusione di questo processo, nel prossimo autunno, sarà un momento storico atteso per trent’anni da tutti noi ma anche da coloro che ancora devono lottare nei tre quarti del pianeta in cui l’amianto continua a essere estratto o utilizzato, dove popolazioni per lo più ignare sono ancora ingannate in modo criminale”.
Su questa drammativca vicenda è intervenuto il segretario generale della Filca-Cisl, Domenico Pesenti: “Bisogna sempre usare la massima prudenza quando si ha a che fare con nuovi prodotti, bisogna valutare attentamente l’impatto sulla salute dei lavoratori. Se davvero, come sembra, i dirigenti sapevano e non hanno compiuto tutte le azioni opportune, allora hanno fatto bene i giudici a chiedere una pena così severa. La prevenzione sui luoghi di lavoro – sottolinea Pesenti – è fondamentale. E penso non solo agli infortuni e alle malattie professionali ma anche all’ambiente. Il nostro sistema di Comitati tecnifci antinfortunistici – conclude – è assolutamente consolidato, ma non bisogna mai abbassare la guardia”.