EMILIA-ROMAGNA, GRANDE ADESIONE ALLO SCIOPERO REGIONALE DELLE COSTRUZIONI

EMILIA-ROMAGNA, GRANDE ADESIONE ALLO SCIOPERO REGIONALE DELLE COSTRUZIONI

Grande adesione allo sciopero generale regionale della filiera delle costruzioni, proclamato da Fillea Cgil – Filca Cisl – Feneal Uil. Le percentuali di adesione sono state significativamente elevate in tutta la regione, infatti: a Forlì 100% alla Monier, 75% alla Ferretti Group, 100% alla cooperativa edile umanitaria; a Imola 70% alla Wienerberger e 75% alla Tre Elle; a Reggio Emilia 100% tra gli operai Coopsette, 100% alla Montanari; a Bologna 80% alla Tecnoform, 85% al Cantiere Lotto 5A della variante, 80% alla cooperativa Costruzioni linee ferroviarie, 90% alla Ages Strade; a Parma 100% alla Scic; a Rimini 100% alla Industrie Valentini; a Ravenna 100% alla Cooperativa Edile Iter, 60% alla Micromineral; in tutta la regione le percentuali di adesione allo sciopero sono state comprese tra il 65% ed il 100%.
Migliaia di lavoratrici e di lavoratori hanno sfilato nel rumoroso e fortemente partecipato corteo che si è snodato per le vie di Bologna partendo dalla sede regionale dell’ANCE, per concludersi davanti alle sedi di LegaCoop e CNA. Gli slogan ricorrenti durante la manifestazione hanno riguardato prevalentemente la rivendicazione del diritto al lavoro ed al rinnovo dei contratti.
Nei loro interventi conclusivi i tre segretari generali regionali Luigi Giove (FILLEA CGIL), Ciro Donnarumma (FILCA CISL) e Riccardo Galasso (FENEAL UIL) hanno ribadito che: “Sono trascorsi ormai 18 mesi dalla presentazione delle piattaforme per il rinnovo dei contratti provinciali dei lavoratori edili. Da 18 mesi quindi i lavoratori attendono il rinnovo dei contratti, ma ad oggi non si è potuto rinnovarne neanche uno. Anche in questo modo si sta scaricando sui lavoratori il peso maggiore della crisi economica che rischia di essere pagata più volte dagli stessi soggetti”.
“I lavoratori pagano un prezzo già altissimo a causa dell’uso massiccio degli ammortizzatori sociali, pagano con la mancanza di lavoro e con i licenziamenti, pagano con l’aumento della pressione fiscale e la riduzione dei servizi, pagano infine perché il mancato rinnovo dei contratti riduce ulteriormente il proprio reddito. Nei tavoli contrattuali ci si è spesso trovati a dover respingere con forza la volontà, da parte di alcune associazioni datoriali, di rimettere in discussione quanto già previsto dai contratti compresi diritti e istituti che segnano il grado di “civiltà” nel rapporto di lavoro; ad esempio in diversi casi si tenta di mettere in discussione la copertura economica in caso di malattia”.
“I lavoratori edili hanno scioperato per rivendicare il diritto al proprio contratto e per promuovere, insieme a tutti i lavoratori e le lavoratrici della filiera delle costruzioni, azioni concrete di contrasto alla crisi. Il recente sisma che ha colpito la nostra regione ha reso fin troppo evidente quanto sia necessario e urgente mettere in sicurezza il nostro territorio, le nostre città, le infrastrutture ed i luoghi pubblici, le nostre fabbriche. Noi riteniamo che non sia più rinviabile l’avvio di una serie di investimenti che consentano di intervenire sul dissesto idrogeologico del nostro territorio, sulla messa in sicurezza dal rischio sismico per quanto riguarda le strutture sia pubbliche che private, il recupero e la valorizzazione delle aree dismesse e residuali, la bonifica delle aree inquinate, il recupero dei centri storici”.
“Per fare questo chiediamo agli Enti Locali interventi incisivi ed immediati, sapendo che per fare ciò è necessario mettere in discussione, non più solo a parole, ma nei fatti, il patto di stabilità che, così com’è oggi, rappresenta un grave ostacolo alla crescita ed agli investimenti”.
“Al sistema delle imprese diciamo chiaramente che pensare di scaricare tutto il peso della crisi sui lavoratori dipendenti non serve ad affrontare il problema vero che è la mancanza di investimenti ed il sostanziale blocco del credito che si sta determinando in questa fase. In parole povere le imprese non si salvano semplicemente con una compressione del costo del lavoro, la smettano di pensare che risparmiare qualche euro (perché di questo stiamo parlando) sulla pelle dei lavoratori possa in qualche modo risolvere gli enormi problemi sul tappeto. Piuttosto si cominci a ragionare di come sia possibile (e noi riteniamo che lo sia) fare sviluppo, anche in edilizia, senza consumare altro territorio, cambiando il modo di costruire, abbandonando una logica di profitto speculativo. Per queste ragioni i lavoratori edili e di tutta la filiera delle costruzioni proseguiranno nella lotta considerando lo sciopero di oggi solo una prima tappa”.

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