Dal 2008 a oggi si sono persi in Piemonte nell’edilizia 23 mila posti di lavoro, di cui 2.000 nel primo trimestre del 2012. Negli ultimi tre anni sono aumentate del 10,8% le imprese edili piemontesi entrate in procedura fallimentare, che sono salite da 195 a 216, mentre gli investimenti sono diminuiti del 34,8% nelle costruzioni private e del 25,3% nelle opere pubbliche. I dati dell’Ance sono stati resi noti in un convegno organizzato dalla Cisl e dalla Filca Cisl sul rilancio dell’edilizia in Piemonte.
“I cantieri – spiega il segretario regionale della Filca Cisl – Piero Donnola – sono fermi. Le Opere Pubbliche non si avviano, non si fanno manutenzioni, ristrutturazioni e con la stretta dei mutui bancari anche l’edilizia privata è bloccata. I nostri lavoratori sono disperati e senza prospettive perchè manca il lavoro e sta finendo anche la cassa integrazione”. Secondo gli edili della Cisl, i pochi lavori, affidati con ribassi anche del 40% e oltre, favoriscono la concorrenza sleale, l’illegalità e il lavoro nero. La caduta dall’alto per mancanza di protezioni è ancora la principale causa di morte nei cantieri: per questo la Filca Cisl ha presentato nel corso del convegno la campagna per una “rete salvavita sui tetti”. Tra i problemi segnalati quello delle infiltrazioni mafiose: secondo i dati dei Ros di Torino 52 sarebbero le organizzazioni criminali di tipo mafioso attive in Piemonte di cui 33 solo a Torino (25 ‘ndrangheta, 5 cosa nostra, 3 camorra). “Per noi – ha detto la segretaria regionale Cisl, Giovanna Ventura – la legalità è un presupposto fondamentale. Senza legalità non c’è sicurezza, non c’è qualità del lavoro e quindi non c’è sviluppo”.