Roma
Pesenti: “Nel Piano Casa legare i miglioramenti alla qualità dell’edificio”
Per Silvio Berlusconi è l’uovo di Colombo: la liberalizzazione dell’edilizia può mettere il turbo all’economia e rivitalizzare un settore bloccato ma fondamentale per l’occupazione. Venerdì il piano, che dovrebbe sostituire il permesso di costruzione con una perizia giurata resa da un tecnico, dovrebbe sbarcare in Consiglio dei Ministri. Un colpo di acceleratore rispetto ai tempi prospettati dal ministro per le Infrastrutture Matteoli, che aveva parlato di quindici o venti giorni. Le polemiche sono roventi. L’opposizione, con la parziale eccezione dell’Udc, e le associazioni ambientaliste gridano alla cementificazione selvaggia e denunciano i rischi che una deregulation avrebbe in un paese in cui l’abusivismo è una piaga aperta. Il premier, però, sembra intenzionato a fare in fretta, nonostante le perplessità di alcuni alleati (Bossi in primis). La definizione dell’impianto del disegno di legge sarebbe già a buon punto; poi, ed è stato lo stesso Berlusconi a ricordarlo, bisognerà guadagnare il consenso delle Regioni visto che è loro la competenza. A grandi linee le misure prevederanno la possibilità di ampliare del 20% la cubatura delle abitazioni; una percentuale che potrà essere elevata al 30% nel caso di abbattimento e ricostruzione di edifici costruiti prima del 1989. E un occhio di riguardo dovrebbe esserci anche per le nuove costruzioni “verdi”, con l’opportunità di elevare del 35% la cubatura se verranno impiegate le tecniche della bioedilizia e del risparmio energetico. A completare il quadro, poi, un pacchetto di agevolazioni sui contributi di costruzione (sconto del 20% elevabile al 60% se si tratta di primaabitazione). La scommessa è che sciogliendo “i lacci e i lacciuoli” della burocrazia i privati e le imprese tornino ad investire. Dalla Cisl arrivano segnali di attenzione. “Il piano per l’edilizia – ha commentato Raffaele Bonanni – può essere una buona idea ma a una condizione: che ci siano collaborazione e coesione tra tutti i livelli di governo. Soprattutto, il piano può funzionare se le opere, grandi e medie, saranno affidate a dei commissari che, chiavi in mano, devono consegnare il prodotto”. Proprio dai rapporti con le Regioni potrebbero arrivare i problemi maggiori. Non a caso il centrodestra punta molto su quelle “amiche”, dove i governatori targati Pdl dovrebbero recepire le indicazioni dell’Esecutivo traducendole in tempi brevi nella legislazione regionale. A fare da apripista sarà il Veneto, che oggi in giunta discuterà un progetto di legge che prevede la possibilità per i proprietari di ampliare sino al 20% la cubatura dell’immobile o di ricostruire, ingrandendole e dotandole di criteri di ecosostenibilità, le abitazioni realizzate prima del 1989. Un’impostazione che, come si vede, ricalca le linee del provvedimento allo studio a palazzo Chigi. E che, se dovesse uscire confermata dal Cdm di venerdì prossimo, significherebbe per l’edilizia, tanto per le imprese che per i lavoratori, una sostanziale rivoluzione. Al punto che nessuno, nemmeno chi non ha motivi di ostilità pregiudiziale, è disposto ad una apertura di credito senza riserve. È il caso del segretario generale della Filca Domenico Pesenti: “L’obiettivo che si pone il Governo è il rilancio dell’edilizia diffusa, e qui non possiamo che essere d’accordo. Nel piano, però, non è soddisfatta l’esigenza di legare i miglioramenti alla qualità degli edifici, al risparmio energetico”. Ambiente al primo posto, dice Pesenti, che ricorda come su incentivi e sgravi fiscali sindacati e imprese abbiano chiesto di recente un tavolo ad hoc. Quanto alle regole, il numero uno della Filca nota che “in tempi di crisi si tende ad allentare il controllo e a non rispettarle. Non vorrei che questo si verificasse con le misure contenute nel piano casa. Nel protocollo chiediamo lavoro ‘immediato’ per le imprese ma solo se c’è rigore nella scelta, e quindi un filtro serio per gli affidamenti di lavori privati. È bene che se ne tenga conto nel piano”. Intanto imprese e sindacati di categoria confermano per il 22 aprile gli stati generali del settore: un’occasione per fare il punto sul piano di opere pubbliche varato dal Cipe e sulle misure per l’edilizia proposte dal Governo.
Carlo D’Onofrio