DUMPING SOCIALE, DELUDENTE LA DIRETTIVA DI ATTUAZIONE APPROVATA DAI MINISTRI DEL LAVORO EUROPEI

DUMPING SOCIALE, DELUDENTE LA DIRETTIVA DI ATTUAZIONE APPROVATA DAI MINISTRI DEL LAVORO EUROPEI

Ieri i ministri del lavoro europei hanno trovato un accordo dell’ultimo minuto sulla Direttiva di Attuazione. Inizialmente la direttiva mirava alla chiarezza legale, con sanzioni chiare e migliore collaborazione transfrontaliera tra gli ispettorati del lavoro per prevenire e combattere il dumping sociale e lo sfruttamento dei lavoratori distaccati. Il risultato finale è un accordo raggiunto alla disperata per dimostrare, nell’ottica delle prossime elezioni europee, che esiste ancora una “Europa sociale”, come fa rilevare la Fetbb, la Federazione europea degli edili, presieduta da Domenico Pesenti, segretario generale della Filca-Cisl.

Nelle discussioni all’EPSCO i ministri hanno evitato di affrontare molti punti chiave e controversi, come quello del falso lavoro autonomo e quello del falso distacco. Sebbene questi problemi siano ampiamente riconosciuti non sono stati discussi per evitare controversie tra gli stati membri. Una grande delusione e un passo indietro dal punto di vista di tutto il movimento sindacale.

Alla fine, la discussione all’EPSCO è girata intorno a soli due punti: la possibilità per gli stati membri di organizzare controlli e ispezioni (articolo 9) e l’introduzione di un sistema di responsabilità a catena per l’appaltatore principale in caso di non pagamento dei salari da parte dei subappaltatori (articolo 12). Curiosamente entrambi i punti vengono presentati come vittorie da tutte le parti in causa, il che dimostra chiaramente che l’accordo è molto ambiguo.

Sull’articolo 9, la FETBB accoglie con favore la possibilità per gli stati membri di introdurre misure di controllo addizionali, quando appare che “le misure esistenti siano inefficienti o inefficaci”. Comunque, tutte le richieste amministrative e i controlli dovranno essere “giustificati” e “proporzionati”. Questi criteri di limitazione aumenteranno il numero di ricorsi, procedure di infrazione e cause. Ogni stato membro, la Commissione europea e ogni azienda potranno contestare una misura di controllo di fronte alla Corte di Giustizia dell’UE, sostenendo che si tratti di misure “non giustificate” o “sproporzionate”. L’accordo all’EPSCO dà mandato esplicito alla Commissione di controllare le misure nazionali “da vicino”.  Quindi la cosiddetta “lista aperta” delle misure di controllo, diviene in realtà una “lista chiusa”, con la Commissione giudice di ultima istanza.

In aggiunta, la FETBB contesta con forza la formulazione scadente delle varie misure di controllo, come ad esempio il fatto che la notifica anticipata del distacco possa essere fatta il giorno stesso (art. 9.1a), il che rende molto difficile per gli ispettori del lavoro organizzare i controlli in modo efficiente. O il fatto che non ci sia obbligo di conservare i documenti originali (solo copie in formato elettronico) sul posto di lavoro. Documenti che in caso di distacco sono spesso falsificati.

Sull’articolo 12 (responsabilità solidale), la FETBB condanna la mancanza del coraggio politico di imporre una responsabilità a catena non condizionata per l’appaltatore principale. Invece, l’EPSCO ha imposto una cosiddetta responsabilità diretta obbligatoria, con esenzione per il settore delle costruzioni basata sulla “dovuta diligenza”. Comunque, anche questo minimo obbligo potrà essere evitato per mezzo di “altre appropriate misure di attuazione” (nuovo articolo 3.a). Quindi non c’è nessuno nuovo schema di responsabilità obbligatorio!

Teoricamente, gli stati membri potranno stabilire regole più stringenti, ma solo se (1) in conformità con la legge dell’Unione, (2) non discriminatorie e (3) proporzionate.  Una volta di più il test di proporzionalità causerà un aumento di procedimenti legali, procedure di infrazione e ricorsi. Ovviamente resteranno in vigore, nei singoli Stati, le normative che prevedono condizioni più stringenti., per evitare pericolosi passi indietro nelle legislazioni nazionali.

La FETBB concorda sul fatto che fosse indispensabile  trovare un accordo per dimostrare che l’”Europa sociale” è possibile. Ma questo accordo è frutto di disperazione e non contribuirà affatto all’Europa sociale”.  Ancora una volta, il diritto di fornire servizi nel mercato interno ha prevalso sui diritti dei lavoratori, e il dumping sociale su larga scala e lo sfruttamento dei lavoratori migranti probabilmente continueranno come prima.

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