DUMPING SOCIALE, 4MILA LAVORATORI IN CORTEO A BRUXELLES

DUMPING SOCIALE, 4MILA LAVORATORI IN CORTEO A BRUXELLES

4.000 lavoratori provenienti dai settori dell’edilizia, dei trasporti e dell’agricoltura hanno espresso tutta la loro rabbia per lo sfruttamento ed il dumping sociale subito da molti lavoratori stranieri nei luoghi di lavoro del nostro paese.
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Ogni giorno migliaia di lavoratori sono sfruttati e messi gli uni contro gli altri da imprenditori ed intermediari disonesti che, individuate le lacune sul piano legislativo e sul piano operativo, se ne avvalgono per sfruttare i lavoratori come se fossero merce. Si attirano i lavoratori stranieri con promesse allettanti, si costituiscono società di comodo, si redigono contratti di lavoro e documenti falsi, senza fornire ai lavoratori alcuna tutela sociale e senza pagare gli straordinari e concedere i giorni di ferie spettanti, applicando sui salari trattenute elevate per spese di trasporto, alloggio, vitto ecc… In ultima analisi le vittime sono i lavoratori stranieri, che per il proprio lavoro percepiscono una minima parte di quanto, di norma, spetterebbe loro.
Le forme di abuso in essere sono ben note da molti anni, tuttavia i politici europei (ed in particolare la Commissione) non hanno alcuna volontà di affrontare efficacemente questi problemi. La Commissione europea continua a proclamare il dogma del mercato interno (costituito da imprenditorialità, riduzione degli oneri amministrativi, libera concorrenza…) come strumento miracoloso per rendere l’Europa più competitiva e risolvere il problema della disoccupazione. Allo stato attuale, in Europa, la politica ortodossa in materia di lavoro rimette in discussione e mina alla base la credibilità del progetto europeo. Invece della cittadinanza europea, sono discriminazione e razzismo a crescere.
I lavoratori del settore edile, dei trasporti e dell’agricoltura chiedono che i responsabili politici  europei riconoscano l’esistenza di questi problemi e li affrontino efficacemente, al di fuori di qualsiasi dibattito ideologico. Ciò significa che dovranno essere adottate misure concrete e tangibili. Affinché sia esercitato un controllo migliore sul mercato europeo del lavoro, le federazioni sindacali chiedono l’isituzione di un Europol sociale e di una carta d’identità sociale valida sul territorio europeo, il riconoscimento a livello europeo della responsabilità sociale in capo ai committenti e agli appaltatori principali, la formulazione di definizioni più chiare, tali da operare una netta distinzione fra lavoratori autonomi effettivi e lavoratori dipendenti, nonché controlli severi a livello nazionale svolti in base ad obiettivi ben definiti.  Per adottare le misure sopra descritte occorrono, da parte dei nostri politici europei, coraggio e risolutezza!
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“Offriamo lavoratori romeni qualificati e competenti: muratori, elettricisti, idraulici. Lavorano 10 ore al giorno, 26 giorni al mese, sabato incluso. Un vero affare!”. L’annuncio choc è apparso su un opuscolo distribuito in tutta Europa. A proporre “l’affare” un’impresa edile italiana, incurante delle palesi, gravi violazioni dei diritti dei lavoratori nella legge italiana. L’opuscolo è uno dei tanti casi segnalati al sito web www.stopsocialdumping.eu, che fornisce informazioni semplici e concrete su casi di sfruttamento dei lavoratori migranti in Europa.
Si tratta di una vera piattaforma per una campagna europea mirata alla parità delle retribuzioni e dei diritti, al trattamento equo dei lavoratori e alla lotta contro la concorrenza sleale. Una battaglia condotta dai sindacati europei delle costruzioni riuniti nella Fetbb, la Federazione europea degli edili, guidata da Domenico Pesenti, segretario generale della Filca-Cisl: “La direttiva sul distacco dei lavoratori è stata emessa nel 1996, con l’intenzione di garantire condizioni di lavoro eque e non discriminatorie per i lavoratori distaccati in un paese straniero e impedire lo sfruttamento e la concorrenza sleale. La direttiva – spiega Pesenti – stabilisce che devono essere applicate ai lavoratori distaccati le regole del Paese in cui si effettua il lavoro, stabilite per legge o da contratti collettivi generalmente vincolanti, regole che riguardano i periodi massimi di lavoro e i periodi minimi di riposo, la durata minima delle ferie annuali retribuite, i minimi salariali, la salute e la sicurezza, la parità di trattamento fra uomini e donne. L’attuazione, l’applicazione e la verifica della direttiva sono stati oggetto di controversie sin dall’inizio: il distacco dei lavoratori – denuncia Pesenti – ha continuato ad essere un campo di abusi, come indicato sfortunatamente da molti casi in Europa. A confondere ulteriormente la situazione ci hanno pensato alcune sentenze della Corte Europa di Giustizia”.
Nel febbraio del 2012 la Commissione europea ha presentato una proposta di direttiva, con l’intenzione di arrivare a conciliare i diritti di tutela dei lavoratori con la libertà di fornitura di servizi. “In particolare – spiega il Presidente della Fetbb – chiediamo definizioni legali chiare per stabilire l’autenticità o meno del distacco ed evitare il falso lavoro autonomo, molto diffuso nella Ue. Inoltre chiediamo di eliminare il ricorso a società fittizie e che agli Stati membri nazionali sia consentito di applicare ulteriori criteri e modalità di controllo per far fronte a nuove forme di elusione. Infine la nostra richiesta è quella di un’adeguata collaborazione europea tra gli ispettorati nazionali del lavoro e l’avvio di un sistema incondizionato di responsabilità a catena, che ritenga responsabile il contraente principale per tutte le forme di social dumping praticate dal suo subcontraente”.
Molti lavoratori in Europa non sono ancora adeguatamente informati sulla piaga del social dumping e dello sfruttamento dei lavoratori migranti nei paesi europei. Circostanze e contesti legali diversi hanno reso estremamente difficile a un cittadino europeo distinguere relazioni di lavoro illegali dall’impiego legale della forza lavoro straniera. La battaglia è davvero difficile, anche perché gli escamotage adottati per aggirare le leggi sono sempre più evoluti. Un esempio? Alcune agenzie interinali transnazionali che offrono lavoratori specializzati e non specializzati di tutta Europa alle aziende industriali ed alle imprese edili, applicano trattenute arbitrarie dagli stipendi dei lavoratori per le spese di viaggio e di alloggio. Inoltre i lavoratori, quasi sempre dell’Europa orientale, sono distaccati in altri Paesi, come Cipro. Stati assolutamente sconosciuti ai lavoratori stessi ma dove le agenzie versano la loro previdenza sociale, ovviamente trattenendo dai loro stipendi le spese.

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