“L’Italia è fragile. Mai come in questo periodo il territorio del nostro Paese sta mostrando tutte le sue debolezze, dal dissesto idrogeologico alla vetustà delle infrastrutture. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il crollo del viadotto a Savona è solo l’ultimo di una serie impressionante di frane, cedimenti, inondazioni. Episodi che in molti casi hanno provocato anche numerose vittime. Non vogliamo che l’Italia sia il Paese dei disastri: il ‘Belpaese’ merita invece un territorio sicuro ed infrastrutture moderne ed affidabili. ‘Fate presto’ è il nostro appello accorato. La stessa espressione usata in altri due momenti difficili per l’Italia, il terremoto dell’Irpinia del 1980 e la profonda crisi di fiducia del 2011”. Lo dichiarano i Segretari generali della Cisl, Annamaria Furlan e della Filca-Cisl, Franco Turri.
“I numeri parlano da soli: il 91,1% dei Comuni italiani ha almeno un’area a rischio per frana o alluvione. Parallelamente ci sono 600 cantieri bloccati ed opere pubbliche per le quali è necessaria la manutenzione. Si calcola che ci siano 86 miliardi di euro fermi che, se utilizzati, genererebbero 400 mila posti di lavoro, assicurando al contempo sicurezza per i cittadini ed occupazione in un settore, le costruzioni, che in questi anni di crisi hanno perso 800 mila occupati e 120 mila aziende. Le risorse, però, ci sono. Per il dissesto idrogeologico, ad esempio, il governo ha assicurato di aver assegnato 700 milioni alle Regioni che hanno presentato i progetti. Non si tratta di una cifra astronomica, ma è bene trasformarla subito in lavoro. Molti dei cantieri fermi o mai partiti sono per opere già finanziate con risorse certe, utilizzabili”.
“Il problema, dunque –spiegano i segretari generali – è l’assoluta incapacità delle istituzioni di spendere le risorse, come ha denunciato la stessa Corte dei Conti. Tutto questo mentre il nostro Paese cade a pezzi e nella sola Liguria i danni per i disagi ammonterebbero ad un milione e mezzo di euro ogni giorno. La ministra delle Infrastrutture De Micheli ha annunciato l’avvio di opere attese da anni, come la Gronda di Genova. Bisogna fare presto. Bisogna evitare che i buoni propositi si scontrino con la burocrazia, il vero nemico del fare. Si passi dagli annunci ai fatti, aprendo i cantieri, mettendo in sicurezza il territorio ed avviando un’azione concreta per garantire un territorio sicuro ed opere moderne, con benefici per la collettività e per l’economia del Paese”, concludono Furlan e Turri.