DISAGIO ABITATIVO, LE PROPOSTE DELLA CISL

DISAGIO ABITATIVO, LE PROPOSTE DELLA CISL

“La VIII Commissione permanente Ambiente e Territorio, tenendo conto del lavoro svolto dalla Cisl e dagli altri sindacati confederali espressi negli incontri con i gruppi parlamentari e nell’audizione alla Commissione parlamentare, ha impegnato l’Esecutivo ad avviare un confronto con Parlamento, parti sociali, Regioni, Comuni, Enti gestori di edilizia pubblica, che permetta di mettere in atto delle misure sia di carattere normativo che economico per contrastare il disagio abitativo del nostro Paese“.
E’ quanto scrive il Segretario confederale, Fulvio Giacomassi, responsabile delle politiche abitative della Cisl in una nota dove sottolinea come “Contesto dell’abitare, direzione di marcia, fiscalità e normativa sugli affitti” siano per la Cisl “i punti più qualificanti da porre in evidenza e al confronto”.
Circa il Contesto dell’abitare e la direzione di marcia,viene infatti ribadito che “una adeguata politica abitativa deve costituire una componente fondamentale del quadro di risposte alle esigenze di sviluppo e coesione sociale del nostro Paese, anche attraverso la ricerca di soluzioni più rispondenti ad un mutato quadro sociale e alla necessità di garantire una qualità diffusa dell’abitare, a partire dal recupero del patrimonio edilizio esistente, intercettando in questo senso le potenzialità di crescita di un settore, come quello edile, essenziale per l’economia italiana, con un approccio alla sostenibilità energetico ambientale delle abitazioni.Per questo riteniamo importante proseguire nella realizzazione degli interventi previsti dal Piano Casa già deliberati dal CIPE e cercare di dare una risposta adeguata all’emergenza sfratti, con oltre 120mila richieste di sloggio, 70mila provvedimenti esecutivi, di cui 65mila per morosità e 35mila famiglie costrette a lasciare l’alloggio per finita locazione, a fronte di una domanda di case popolari che raggiunge la quota di oltre 650mila alloggi.
E sulla Fiscalità, per quanto riguarda il provvedimento sulla cedolare secca sugli affitti, la mancanza di una differenziazione significativa tra le aliquote applicate al canone libero e quelle applicate al canone concordato e l’assenza di un reale contrasto di interessi che avvantaggi anche gli inquilini, rischia di determinare un risultato non in equilibrio, con maggiori costi per l’erario e nessun concreto beneficio rispetto al contrasto del disagio abitativo. La nuova imposta municipale sulle abitazioni (IMU) nella norma sperimentale dal 2012 prevede per gli alloggi in affitto, oltre all’aumento dei coefficienti moltiplicativi delle rendite del 60 per cento una aliquota di base del 7,6 per cento riducibile sino al 4 per cento dal comune e questo significa un ulteriore probabile scarico sugli inquilini. L’IMU porterà difficoltà anche all’edilizia pubblica, assoggettando al pagamento di questa nuova imposta anche gli enti gestori (ex IACP), i quali, dopo l’esenzione dall’ICI, subiranno un trattamento discriminato rispetto agli enti locali proprietari di alloggi sociali, esenti dal pagamento dell’IMU, con un ricarico sugli affitti. Normativa sugli affitti, l’articolo 4, della legge 9 dicembre 1998, n. 431, prevede che al fine di favorire la realizzazione degli accordi per la definizione delle locazioni con canoni calmierati rispetto al libero mercato, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti convochi le organizzazioni della proprietà edilizia e dei conduttori maggiormente rappresentative a livello nazionale ogni tre anni”.
“Alla luce di quanto detto, -conclude Giacomassi- questo atto impegna il Governo a mettere in piedi un quadro di interventi che dia risposte adeguate al problema pressante del disagio abitativo del nostro Paese. In tal senso abbiamo richiesto l’immediata ripartenza del Tavolo con il Ministero delle Infrastrutture che si concretizzerà in un primo incontro nelle prossime settimane”.

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