È la cronaca di una morte annunciata, quella avvenuta nel cantiere sul Viadotto Italia dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria a Laino Borgo, in provincia di Cosenza. Più volte e da tempo, infatti, la Filca ha denunciato diverse irregolarità, chiedendo di effettuare ispezioni e controlli. “Con il sistema del contraente generale – spiega Mauro Venulejo, segretario generale della Filca-Cisl di Cosenza – l’affidamento di questa importante opera è stato parcellizzato in una miriade di imprese che lavorano in confusione e in maniera disarticolata, una sorta di giungla senza regole. A più riprese, anche entrando in polemica con la società affidataria, la Italsarc, abbiamo chiesto alla Prefettura un intervento celere e approfondito. Un cantiere lungo 20 chilometri, con oltre 500 operai impegnati e con gravi lacune sulla sicurezza è una polveriera pronta ad esplodere, e l’incidente nel quale ha perso la vita il povero Adrian, di soli 25 anni, è la dimostrazione che le nostre denunce non erano infondate”.
“In particolare – spiega Venulejo – abbiamo contestato che le lavorazioni in galleria avvenivano su doppia turnazione giornaliera di 12 ore ed a ciclo continuo, ossia sette giorni su sette, senza nessun accordo sindacale specifico e in violazione della normativa vigente, sia il contratto edile nazionale che quello provinciale. I lavoratori, inoltre, consumavano il pasto durante la pausa pranzo in condizioni di assoluto degrado, mancavano i servizi igienico-sanitari in tutto il perimetro del cantiere e si registrava una eccessiva esposizione dei lavoratori alle polveri. Infine – conclude il sindacalista – risultava complessa l’effettuazione dei controlli mirati, in quanto non era integralmente implementato il protocollo di legalità della Prefettura per la verifica degli accessi in cantiere. Molte di queste criticità sono state superate grazie al pressing asfissiante del sindacato, ma c’è ancora da lavorare. Ad esempio non possiamo accettare le pressioni del contraente generale sulle aziende, e inevitabilmente sui lavoratori, per accelerare i tempi di realizzazione dell’opera. Questo comporta che spesso si lavora in condizioni meteo avverse, come avvenuto ieri, e quindi con maggiori rischi”.
“La situazione sulla Salerno-Reggio Calabria è drammatica”, aggiunge Domenico Pesenti, segretario generale della Filca-Cisl nazionale. “Quest’opera rischia di essere ricordata non solo come l’incompiuta d’Italia ma anche come un cimitero per decine di operai edili, un luogo nel quale sono spesso in discussione le regole e la legalità, dove si calpesta la dignità dei lavoratori. E parliamo del più grande cantiere pubblico dell’Italia meridionale, un cantiere in cui lo Stato dovrebbe dare il buon esempio. E invece anche in questi cantieri, come in tutti gli altri, paghiamo il prezzo di un sistema degli appalti sbagliato e pericoloso: il ricorso al subappalto a catena e il sistema del massimo ribasso, per citare le due storture più eclatanti, sono i nemici dichiarati della legalità e del rispetto della sicurezza nei cantieri”.
“Riformare il sistema degli appalti – ha aggiunto – vuol dire fare in modo che in edilizia operino imprese di qualità, grazie ad una selezione delle aziende che hanno alle spalle una storia solida e strutturata. Valorizzare le imprese vuol dire ricostruire il ciclo dell’impresa e limitare il ricorso al solo subappalto speciale. Inoltre devono essere le aziende che vincono l’appalto a realizzare le opere. A queste, invece, di solito restano solo le briciole di quanto stanziato, con ripercussioni sulla sicurezza e la retribuzione dei lavoratori. Infine – ha concluso Pesenti – anche nell’interesse della collettività, che ha diritto ad opere sicure e di qualità, è indispensabile superare il sistema del massimo ribasso per applicare quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa, con l’inserimento però di meccanismi idonei ad evitare la costituzione di cartelli”.