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DDL LAVORO, VIA LIBERA ALLA CAMERA

DDL LAVORO, VIA LIBERA ALLA CAMERA

Trecentodieci sì, 204 no e 2 astensioni. Sono questi i numeri finali del ddl lavoro che ha avuto il via libera finale alla Camera. A livello politico, neppure le ultime battute dell’iter hanno ricomposto le distanze, con Pd e Idv attestatati sul voto negativo, mentre la maggioranza si è allargata grazie ai voti dell’Udc. La larga approvazione parlamentare certo non può far dimenticare un iter parlamentare molto accidentato e caratterizzato da accelerazioni e improvvise frenate.
Numeri alla mano, dopo che il collegato lavoro è stato stralciato dalla Finanziaria nell’agosto del 2008 si sono succedute quattro letture tra Camera e Senato, il rinvio al Parlamento da parte del Capo dello Stato basato su cinque punti, tra cui le modalità dell’arbitrato che ora diventa canale privilegiato, da scegliere preventivamente, ma dove questa scelta non può avvenire prima della conclusione del periodo di prova, ove previsto, oppure se non siano trascorsi almeno 30 giorni dalla data di stipulazione del contratto di lavoro. Restano in ogni caso escluse le controversie relative al licenziamento.
Anche nei casi di invalidità del licenziamento, questo dovrà essere impugnato entro 60 giorni dalla ricezione della sua comunicazione in forma scritta. A livello parlamentare, dal rinvio presidenziale sono stati necessari altri tre passaggi parlamentari tra Montecitorio e Palazzo Madama. Il ddl lavoro è stato sostenuto, in un’ottica riformista, dalla Cisl che in tutto questo lungo percorso non ha fatto tuttavia mancare il proprio apporto per migliorare il testo di legge.
Per il segretario confederale Cisl, Giorgio Santini, “il ddl lavoro, approvato alla Camera, non è un testo perfetto, e con un clima politico diverso avrebbe potuto e dovuto essere ulteriormente migliorato”. E’ stato chiarito ogni residuo dubbio – continua – sull’inammissibilità dei licenziamenti orali e resi più lunghi, come rivendicato dalla Cisl, i termini diimpugnabilità dei licenziamenti. Abbiamo comunque ottenuto, grazie al progressivo miglioramento del testo nei numerosi passaggi parlamentari, che l’arbitrato possa divenire un’opportunità liberamente scelta dal lavoratore, pienamente collegata alla contrattazione collettiva”. “Sui temi dell’ arbitrato e conciliazione – continua – strrumenti di cui la Cisl da sempre sostiene l’importanza, le norme sono accettabili in quanto sono state in gran parte recepite sia le osservazioni del Capo dello Stato sia l’Avviso Comune firmato dalle parti sociali, lo scorso 11 marzo, che ha escluso la materia del licenziamento dall’applicazione delle nuove norme”.
Ora la parola passerà alle parti sociali che dovranno in tempi brevi realizzare un accordo interconfederale fra le associazioni sindacali e imprenditoriali per definire al meglio le materie su cui potrà intervenire l’arbitrato e con quali modalità applicative. Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha scandito le prossime tappe. In primis uno Statuto dei Lavori per il quale ha annunciato la partenza di una concertazione tra ministri e la presentazione di un testo “senza oneri” in Cdm entro un mese, annunciando la presenza nel testo di un forte rinvio alle parti sociali.
(dal sito www.conquistedellavoro.it)

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