CRISI, FAMIGLIE IN FORTE DIFFICOLTA'

CRISI, FAMIGLIE IN FORTE DIFFICOLTA'

Nel 2010 sempre più famiglie riescono a mantenere con fatica il proprio tenore di vita: il 47%. Lo dice la decima indagine realizzata dall’Acri (con l’Ipsos) per la Giornata mondiale del risparmio, in programma giovedì 28 ottobre. Le famiglie “al limite” erano il 42% nel 2006, il 43% nel 2009, il 47% nel 2010.

Sono sempre meno, invece, i nuclei familiari che riescono a migliorare il tenore di vita: erano l’11% nel 2006, il 10% nel 2007, il 9% nel 2008, l’8% nel 2009, il 6% quest’anno. Questo vuol dire, spiega l’Acri, “che, se nel 2006 una famiglia su 9 sentiva di migliorare la propria posizione, oggi solo una su 17”. Il numero di famiglie che ritengono peggiorato il proprio tenore di vita è rimasto tendenzialmente costante: era il 19% nel 2006, il 19% nel 2009, il 18% oggi. Ed è costante è anche il numero di quelli che riescono a mantenere lo standard di vita abbastanza facilmente: il 28% nel 2006, il 30% nel 2009, il 29% nel 2010.

Una famiglia su quattro poi è costretta a indebitarsi o ad attingere ai propri risparmi, fa sapere l’indagine. Nel 2010 infatti “il numero di chi riesce a risparmiare si mantiene costante rispetto agli ultimi anni, attestandosi al 36%”. Sono invece il 37% quelli che consumano tutto quello che guadagnano, mentre “una famiglia su quattro deve ricorrere a debiti o al decumulo di risparmio pregresso”.

Chi è riuscito a risparmiare si trova soprattutto al Nord (Nord-Est 45%, Nord-Ovest 41%), dove le percentuali sono lievemente in crescita rispetto all’anno scorso. In affanno i risparmiatori del Sud (dove risparmia il 30%, come nel 2009) e soprattutto quelli del Centro, dove c’è la maggiore contrazione del numero di famiglie che riescono a risparmiare (scese al 32% dal 39%). Il 26% delle famiglie, invece, è in saldo negativo di risparmio (il 25% nel 2009): sono nuclei che per tirare avanti hanno dovuto ricorrere a prestiti, bancari e non (7%) e famiglie che hanno dovuto
decumulare risparmi passati (19%). Le famiglie in saldo negativo sono soprattutto al Sud, dove nel 2010 raggiungono il 34% (erano il 31% l’anno scorso).

Negli ultimi due-tre anni, osservano Acri e Ipsos, gli italiani hanno “ridotto drasticamente” i consumi. La situazione di crisi “si è abbattuta soprattutto sul fuori-casa (bar e ristoranti, cinema e teatro, viaggi), ma ha intaccato anche l’abbigliamento e la cura della persona”. Statiche invece “le spese per spostamenti ed elettronica, mentre crescono telefonia e spese per la casa, alimentari e non”.

Nel 2010, evidenzia l’Acri, “i consumi tornano a frenare, specie per le famiglie in crisi o che stanno sperimentando difficoltà; e anche quelli che appaiono in una situazione tranquilla mostrano un atteggiamento prudente, orientato alla ridefinizione delle proprie spese, spostando ancor più l’attenzione dal fuori-casa alla casa. Solo chi si ritiene in una situazione in miglioramento – conclude lo studio – ha rafforzato i propri consumi, verso ogni tipologia di spesa, in particolare se legata al fuori casa e al benessere”.

Sempre più famiglie inoltre (il 68%) preferiscono la liquidità rispetto agli investimenti. La situazione generale di “attendismo prudente e preoccupato” – sottolinea lo studio – ha un’immediata conseguenza “sulla forte impennata della preferenza per la liquidità”, in particolare al Centro e al Sud: dal 60% del 2008 al 62% del 2009, la quota di italiani che preferisce tenere i soldi in casa o sul conto corrente sale al 68% nel 2010, “in generale a discapito di chi prima investiva una piccola parte dei propri risparmi”. Rimane invece costante il numero di quelli che investono la maggior parte dei propri risparmi (9%).

Dovendo investire, poi, “gli italiani preferirebbero il mattone, che rimane l’investimento ideale per il 54%, un dato costante negli ultimi tre anni”, con una forte crescita nel Nord-est e un calo nel Nord-ovest. Costanti sono anche le indicazioni per gli strumenti finanziari considerati più sicuri (23%) e per quelli più speculativi (5%). Il 18% invece – conclude l’Acri – si sente lontano da ogni forma di investimento, preferendo la liquidità o la spesa.

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