“Accolta la nostra proposta al ministro Patuanelli di coinvolgere gli altri ministeri per sviluppare i temi dell’edilizia. Le prossime settimane vedremo nel merito se vi saranno proposte ed azioni condivise, in linea con le richieste che abbiamo avanzato per un rilancio del settore che valorizzi occupazione, qualità, salari, tutele”. È il commento di Cgil, Cisl, Uil, Feneal, Filca, Fillea al termine dell’incontro al Mise con il ministro Patuanelli per l’avvio di un tavolo sul rilancio del settore delle costruzioni. Nel corso dell’incontro, i sindacati hanno illustrato la drammatica situazione del settore – persi 800mila posti di lavoro e chiuse 120mila imprese – e consegnato alcune proposte di lavoro, sottolineando la necessità che il governo avvii una “politica industriale nuova per l’edilizia, con una visione di sistema, che non disperda un patrimonio produttivo ed occupazionale ancora importante e accompagni la trasformazione del mercato, l’innovazione di processo e di prodotto, una sua maggiore sostenibilità ambientale, in coerenza con gli stessi obiettivi ONU e dell’UE per un nuovo modello di sviluppo.” Dai sindacati la proposta che il Mise si faccia promotore di specifici tavoli tecnici tematici “coinvolgendo altri Ministeri ed Istituzioni e rendendo permanente il tavolo per il rilancio del settore, con il coinvolgimento delle parti sociali più rappresentative e delle diverse istituzioni interessate” e che si attivino tutte le sinergie necessarie per affrontare le grandi priorità del settore che coinvolgono oltre al Mise anche altri dicasteri, come ad esempio il tema della rigenerazione urbana e la corretta implementazione del Codice degli Appalti.
Dai sindacati infine un pacchetto di “proposte di lavoro” da affrontare al tavolo. Prima fra tutte la crisi di alcuni grandi imprese e dei relativi indotti (da Astaldi a Cmc, da GLF a Tecnis, ecc.) che, interessando decine di opere grandi e medie, “ha di fatto bloccato o rallentato il programma pluriennale “Connettere l’Italia” e la realizzazione di grandi opere necessarie al Paese” spiegano i segretari, che chiedono di “generalizzare la politica di intervento delle banche (conversione dei crediti in partecipazione) e soprattutto di Cassa Depositi e Prestiti, allargando il perimetro di Progetto Italia. Quest’ultimo non deve essere solo un intervento a favore di Salini-Impregilo, ma un progetto di sistema, aperto – anche attraverso la creazione di uno specifico Fondo di Garanzia – alla partecipazione di altre imprese del settore, da cooperative che già operano da anni in grado di specializzarsi e crescere ad imprese (specialistiche e non) di medie dimensioni che intendano partecipare al salvataggio di imprese in difficoltà e relativi cantieri pubblici.” Dai sindacati poi la richiesta di mettere in campo specifiche azioni per una politica mirata alla transizione tecnologica ed ambientale, di rafforzare gli strumenti utili alla qualificazione del settore, delle imprese e al rispetto del Ccnl e della correttezza contributiva, di qualificare le stazioni appaltanti e contrastare lo sciopero della firma, di incentivare la fusione tra le aziende con incentivi ad hoc per consentire una crescita dimensionale del sistema delle imprese, di avviare una politica di incentivi per la rottamazione ed il recupero dei capannoni industriali abbandonati, di mettere in campo misure a sostegno dei Comuni che intendono investire risorse nella messa in sicurezza del territorio, attraverso finanziamenti a tassi agevolati e procedure più semplici e celeri.