Roma
Proietti (Filca nazionale) commenta i dati forniti dal Cresme
Saranno anni difficili per il settore delle costruzioni, con il triennio 2008-2010 che vedrà una flessione generale del 13% rispetto alle quantità prodotte nel 2007. Uno scenario, quello presentato ieri dal Cresme a Verona, nel corso del Construction day, a tinte decisamente fosche. “Anche troppo”, secondo Marco Proietti della Filca Cisl. Dati alla mano, secondo il sedicesimo rapporto congiunturale dell’istituto di ricerche sul settore, si avrà un calo del 30% in tre anni delle nuove costruzioni residenziali, ulteriori contrazioni si avranno nella nuova produzione non residenziale (-5,4% nel 2008, -7,5% nel 2009) mentre la flessione delle nuove opere del genio civile nel biennio 2009-2010 registrerà rispettivamente il -5,8% e il -3,8%. Inoltre è prevista una diminuzione del mercato della riqualificazione nel 2008 e nel 2009, con l’ipotesi di superamento dalla crisi nel 2010. L’altro grande malato, per il Cresme, è il mercato delle opere pubbliche: nel 2008 gli investimenti ammonteranno a più di 45 miliardi di euro, quantità che rispetto al 2007 corrisponde ad una flessione di un punto percentuale in valori costanti.
“L’opinione diffusa – spiega a Conquiste Proietti – è che ci siano delle esagerazioni, perché, ad esempio, se è evidente il rallentamento del settore delle costruzioni residenziali, soprattutto nelle aree urbane, è vero pure che altri comparti sono in ripresa, come il recupero abitativo, o addirittura in netta espansione, come per le costruzioni a risparmio energetico”. Il sindacato, insomma, non vuole fasciarsi la testa prima del tempo. “Lo stesso Cresme evidenzia una crescita importante del sistema delle imprese italiane che riescono ad ottenere commesse all’estero, mentre sul fronte interno bisognerebbe intervenire, come chiediamo da tempo, con misure a sostegno degli investimenti sulle reti infrastrutturali e di sostegno alle politiche abitative”.
Secondo il direttore del Cresme, Lorenzo Bellicini, “la crisi eccezionale condiziona pesantemente il settore delle costruzioni, non solo perché alla base della crisi c’è lo scoppio della bolla speculativa immobiliare, o perché si incide sul basilare ruolo che il credito ha giocato e gioca nel processo edilizio, ma perché incide su una domanda già in flessione, riducendone ulteriormente la capacità di spesa e minandone il clima di fiducia. La naturale fase di discesa del ciclo edilizio espansivo che il settore delle costruzioni aveva intrapreso dopo la fase di altopiano, si aggrava per la crisi finanziaria e ora economica che mina le quantità e le qualità della domanda”. E’ chiaro che, in questo quadro, sono soprattutto le piccole e medie imprese a rischiare di più. Se poi le previsioni del Cresme si concretizzassero in tutta la loro gravità, “allora sarebbero guai seri – conclude Proietti – non solo per il milione e novecentomila addetti del settore (di cui un milione e 250 mila dipendenti), ma soprattutto per il sistema Paese, dal momento che il settore delle costruzioni è già arrivato a rappresentare il 10% del Pil e che tradizionalmente viene utilizzato in maniera anticiclica”.
Ester Crea