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Costruzioni, immigrati portatori di cultura e di memoria storica

Costruzioni, immigrati portatori di cultura e di memoria storica

Udine
Seminario Filca Nordest sull’integrazione
Sviluppare una riflessione tesa all’approfondimento degli aspetti culturali che riguardano i rapporti con i lavoratori immigrati impegnati nelle costruzioni, con il duplice obiettivo sia di procedere ad una loro effettiva integrazione nel tessuto sociale ed economico del Paese, sia di fornire risposte adeguate ai problemi di natura contrattuale che possono interessarli. E’ questo il terreno di base da cui è partita l’iniziativa della Filca Cisl del Nordest a Rosazzo, in provincia di Udine, con un seminario che ha evidenziato già nel titolo una problematica rilevante per i soggetti impegnanti sul terreno del lavoro dell’area: “Dopo l’11 settembre, come accogliere e integrare attivamente il crescente numero di lavoratori di etnie e culture diverse, specie islamiche, iscritti alla Filca Cisl”? E dai dati si può cogliere immediatamente la portata del fenomeno immigrazione nelle costruzioni del Nordest: “In edilizia e nel settore del legno arredo – spiega il responsabile Filca del Friuli Venezia Giulia, Daniele Morassut – i dati delle Casse Edili ci dicono che circa il 20-25% degli iscritti, sul totale degli addetti del Friuli e del Veneto, sono di origine extra Unione europea. Di questa percentuale, almeno il 50% è proveniente da paesi islamici”. Con una presenza e un radicamento perlopiù nei principali distretti del legno e dell’arredo. E’ il caso, ad esempio, del distretto della sedia di Manzano, dove operano circa 15 mila lavoratori, di cui un 25% è di nazionalità straniera. Lo stesso discorso, fa notare Morassut, vale nel distretto del mobile dell’Alto Livenza, in provincia di Pordenone, con 12 mila occupati. Ampio spazio nel seminario anche alle proposte Filca: “Nei prossimi Congressi territoriali, nonché in quello nazionale . notano i sindacalisti degli edili Cisl del Friuli e del Veneto – bisognerà prevedere la partecipazione di una componente proveniente da questi lavoratori, che possa così vivere, in maniera diretta, la vita della nostra organizzazione sindacale e provvedere, inoltre, anche all’individuazione di operatori che possano agire sul territorio per seguire le questioni riguardanti non soltanto i lavoratori extracomunitari, ma anche quelli italiani”. È la concretizzazione, in pratica, di un vero e proprio percorso di integrazione che si realizza anche sul versante della rappresentanza sindacale. “Siamo consapevoli – aggiunge Morassut – che la strada da percorrere sia quella dell’integrazione, non dell’esclusione, perché le differenze sono quelle che hanno sempre arricchito il bagaglio umano di ognuno”. E l’individuazione dell’Abbazia di Rosazzo, sede del seminario Filca, dove fino allo scorso 1° maggio correvano i confini millenari fra Occidente e Oriente, ha voluto segnare simbolicamente il supermento di antiche diffidenze e sancire il passaggio ad una fase nuova e stimolante di rapporti con lavoratori portatori di culture e tradizioni diverse. Il segretario generale della Filca del Veneto, Giulio Fortuni, sottolinea le cifre che riguardano la presenza dei lavoratori extracomunitari nella macroarea del Nordest nel 2002: 19.411 su 62.650 pari al 30,5% del totale. “Ormai, un terzo dei lavoratori impegnati nel settore delle costruzioni non è italiano – precisa Fortuni – e si contano fino a 40 diverse etnie. In questo ambito, quindi, abbiamo ritenuto fondamentale interrogarci per capire i cambiamenti intorno a noi e agire in base alla nostra natura di sindacato pluralista e aperto a tutte le confessioni religiose”. Un aspetto, questo, ripreso dallo storico della Cisl, Giuseppe Vedovato, secondo cui “bisogna andare oltre la multiculturalità e prepararsi ad agire per l’accoglienza interculturale, l’unica strada, anche se lunga, da percorrere per raggiungere il risultato del rispetto fra etnie e culture diverse”. Suggestioni riprese da Fouad Allam Khaled, editorialista di “Repubblica” (che ha preceduto gli interventi di tre delegati di fede musulmana, Ndiae Moustafà, delegato Filca della 3B di Salgareda (Tv), Abdel Hadi delegato Filca del Friuli e Tarehoune El Hadj, della Filca di Bolzano) convinto della necessità di dover seminare in Occidente per alcune generazioni al fine di preparare il cambiamento nei paesi dell’Islam. E il sindacato, secondo Khaled, può fare molto per favorire questa lunga operazione culturale, preparando piattaforme capaci di aprire nuove piste di lavoro su questi argomenti. “Ricordando sempre – precisa il segretario nazionale della Filca, Franco Turri – il bisogno che ognuno ha di tenere insieme storia e memoria, non trascurando, a questo proposito, i 27 milioni di italiani emigrati in tutte le parti del mondo. E proprio su quest’ultimo punto – sottolinea Turri – stiamo assistendo ad una sorta di rimozione storica della nostra memoria di popolo e di lavoratori”.

Francesco Tobia

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