“Dobbiamo impedire che all’attuale crisi sanitaria faccia seguito un’altrettanta grave crisi economica. Il nostro Paese deve far ripartire l’insieme delle attività produttive, facendo leva sui principi di trasparenza e legalità, invalicabili anche in un contesto di emergenza. Per questo, abbiamo chiesto al Ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo e al Presidente dell’Inps, Pasquale Tridico chiarimenti su un messaggio dell’Istituto interpretativo del decreto “Cura Italia” in riferimento alle procedure di sospensione del DURC”. È quanto affermano in una nota unitaria i segretari confederali di Cgil, Cisl, Uil, Giuseppe Massafra, Andrea Cuccello, Tiziana Bocchi.
“Mentre l’articolo 103 del decreto legge prevede che – spiegano i tre dirigenti sindacali – ‘tutti i certificati, attestati, permessi, concessioni, autorizzazioni e atti abilitativi comunque denominati, in scadenza tra il 31 gennaio e il 15 aprile conservano la loro validità fino al 15 giugno 2020’, non si comprende per quale ragione con questa circolare l’Inps abbia scelto di retrodatare la verifica della regolarità contributiva di 120 giorni dal 31 gennaio 2020”.
“In alcuni settori come l’edilizia e i servizi, significherebbe – avvertono Massafra, Cuccello, Bocchi – rimettere in bonis una serie di imprese la cui irregolarità dipende da aspetti che afferiscono al salario dei lavoratori e alla sicurezza, in evidente contrasto con la ratio delle stesso decreto ‘Cura Italia’”.
Per i segretari confederali “scenari di questo tipo potrebbero aprire la strada, in particolare nel settore degli appalti, ad una serie di contenziosi anche con la pubblica amministrazione che rischierebbero di rallentare ulteriormente alcuni processi in questo momento necessari. Il rischio di spalancare le porte ad una serie di operatori economici, la cui irregolarità afferisce a questioni che poco attengono all’emergenza sanitaria in corso, potrebbe generare un serio danno alle imprese sane e ai diritti dei lavoratori”.
“In questo messaggio dell’Inps, attuativo del decreto ‘Cura Italia’, si evidenziano – proseguono – gran parte delle nostre preoccupazioni rispetto alla necessità di tenere alta la guardia nell’introdurre strumenti che allentino la presa in tema di trasparenza e legalità, soprattutto in un momento così delicato, in cui non siamo tutti impegnati solo su come far fronte all’emergenza, ma soprattutto su quale direzione dare allo sviluppo del Paese”, concludono Massafra, Cuccello, Bocchi.
(dal sito della Cisl)
“Mentre l’articolo 103 del decreto legge prevede che – spiegano i tre dirigenti sindacali – ‘tutti i certificati, attestati, permessi, concessioni, autorizzazioni e atti abilitativi comunque denominati, in scadenza tra il 31 gennaio e il 15 aprile conservano la loro validità fino al 15 giugno 2020’, non si comprende per quale ragione con questa circolare l’Inps abbia scelto di retrodatare la verifica della regolarità contributiva di 120 giorni dal 31 gennaio 2020”.
“In alcuni settori come l’edilizia e i servizi, significherebbe – avvertono Massafra, Cuccello, Bocchi – rimettere in bonis una serie di imprese la cui irregolarità dipende da aspetti che afferiscono al salario dei lavoratori e alla sicurezza, in evidente contrasto con la ratio delle stesso decreto ‘Cura Italia’”.
Per i segretari confederali “scenari di questo tipo potrebbero aprire la strada, in particolare nel settore degli appalti, ad una serie di contenziosi anche con la pubblica amministrazione che rischierebbero di rallentare ulteriormente alcuni processi in questo momento necessari. Il rischio di spalancare le porte ad una serie di operatori economici, la cui irregolarità afferisce a questioni che poco attengono all’emergenza sanitaria in corso, potrebbe generare un serio danno alle imprese sane e ai diritti dei lavoratori”.
“In questo messaggio dell’Inps, attuativo del decreto ‘Cura Italia’, si evidenziano – proseguono – gran parte delle nostre preoccupazioni rispetto alla necessità di tenere alta la guardia nell’introdurre strumenti che allentino la presa in tema di trasparenza e legalità, soprattutto in un momento così delicato, in cui non siamo tutti impegnati solo su come far fronte all’emergenza, ma soprattutto su quale direzione dare allo sviluppo del Paese”, concludono Massafra, Cuccello, Bocchi.
(dal sito della Cisl)