Roma
IL DURC rappresenta il mezzo più efficace per lottare contro il lavoro nero, facilitando il dialogo tra gli enti di emanazione pubblica e quelli di emanazione delle parti sociali, con l’obiettivo di regolarizzare i lavoratori sul piano contributivo e, di conseguenza, su quello della sicurezza. A fronte di gare di appalto regolari, capita di frequente che l’impresa sleale, volendo risparmiare nella fase post-gara altera il corretto andamento del mercato, tagliando i costi del personale e della sicurezza. Di fronte a queste irregolarità e a causa anche della mancanza di un controllo incrociato da parte degli enti, già dal 1996 nasce nell’ambito della Filca , l’idea di un documento unico di regolarità contributiva, per riunire le certificazioni Inps, Inail e Casse Edili, che indicano i versamenti sostenuti e permettono la riscossione degli stati di avanzamento dei lavori da parte delle imprese. Per il rilascio di questo documento viene istituito uno Sportello Unico che può essere ubicato in uno degli enti citati. In questo contesto, risulta evidente il rapporto esistente tra lavoro irregolare e sicurezza sul lavoro: in un cantiere, infatti, dove c’è lavoro nero c’è anche clandestinità e laddove si risparmia sui costi dei lavoratori avvengono di conseguenza anche tagli ai costi della sicurezza. L’idea del Durc è stata applicata per la prima volta nel 1997, in un accordo locale stipulato a Chieti e a Pescara dalla Filca. L’efficacia dello strumento è stata particolarmente evidente nella ricostruzione in Umbria dopo il terremoto del 1997. In tre anni, il numero degli operai iscritti alla Cassa edile (e quindi regolari) è quasi triplicato, passando da 7.552 a 18.296. Le ore lavorate sono cresciute del 101% e il monte salari del 113%. Diminuendo il sommerso, sono diminuiti notevolmente gli infortuni: nei 15 mila cantieri della ricostruzione umbra nemmeno un incidente mortale.