Esito negativo della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale del settore dei laterizi e cemento industria, scaduto il 31 marzo. Nei primi due incontri con le controparti Andil e Assobeton “abbiamo ricevuto risposte insufficienti alle richieste contenute nella nostra piattaforma, c’è ancora troppa distanza con le controparti, torniamo quindi dai lavoratori, dando il via ad una fitta campagna di assemblee nei posti di lavoro, per decidere il da farsi” è quanto fanno sapere FenealUil – Filca Cisl – Fillea Cgil, al termine dell’incontro delle Commissioni unitarie del settore riunite oggi a Perugia.
Oltre all’indisponibilità a lavorare per un contratto unico dei materiali da costruzione, le controparti “hanno respinto in toto l’impianto delle nostre richieste volte a rispondere al rilancio del settore attraverso un ampio articolato che tocca tutti i punti più importanti della vita di un’azienda, dal salario all’organizzazione del lavoro, alla formazione ed alla sicurezza, al welfare, riducendo ogni tema ad un costo piuttosto che ad un investimento per migliorare qualità e produttività” spiegano i sindacati. Sul piano degli aumenti salariali “ il modello di riferimento che Andil e Assobeton intendono applicare ha come unico parametro la rivalutazione inflattiva; tuttavia la loro proposta di aumento, di 30 euro a parametro 136, è persino al di sotto del recupero inflattivo”.
“Gli aumenti dei contributi a Previdenza Complementare (Fondo Arco) e Sanità Integrativa (Fondo Altea) – indispensabile sostegno per i lavoratori – sono posti in alternativa all’aumento salariale e comunque scarsi. Inoltre le controparti non intendono rendere obbligatorio il contributo aziendale per tutti i lavoratori in forza.”
Poli opposti anche in materia di apprendistato, che le controparti “vorrebbero aumentare da 6 a 12 mesi”. Infine, giudicate dai sindacati troppo timide le aperture “verso una governance intersettoriale strutturata, ridotta alla mera ipotesi di coinvolgere settori limitrofi per le interlocuzioni ministeriali” e grave la latitanza su temi quali “sistema di classificazione ad aree ed aggiornamento dei profili, armonizzazione operai/impieg., legalità e appalti, riduzione e flessibilità orario, disagio e turni, congedi e conciliazione vita/lavoro.” “Siamo consapevoli che il settore è fortemente in crisi, e che le stesse rappresentanze imprenditoriali dei laterizi a breve confluiranno nel comparto della chimica e della ceramica per mancanza di sostenibilità economica e politica” proseguono i sindacati, secondo i quali accorpare i settori delle costruzioni con un contratto unico “poteva rappresentare una risposta alla frammentazione dei settori ed alla forte contrazione del mercato, rilanciando con più forza e con politiche per il settore più solide ed ampie. Il NO delle controparti è una risposta difensiva ed incapace di rilanciare su qualità e innovazione. Ci siamo assunti con i lavoratori una responsabilità verso il settore ed il Paese. Le aziende ci lasciano soli” concludono i sindacati, dando il via alle “assemblee per tutto il mese di maggio, per informare i lavoratori sulla situazione difficilissima e sulla necessità di difendere si il salario ma soprattutto un contratto dignitoso in tema di diritti e di tutele” concludono Feneal Filca Fillea.