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Contrattazione integrativa, confronti al via per l’edilizia

Contrattazione integrativa, confronti al via per l’edilizia

Roma
Dopo il rinovo del ccnl di settore, entra nel vivo l’impegno del sindacato che in ogni realtà territoriale ha elaborato e presentato alle imprese di costruzioni diverse piattaforme
L’EDILIZIA sta entrando nel vivo della stagione dei contratti integrativi territoriali, rinnovando l’opportunità di confermare la validità e l’adeguatezza di un modello di relazioni sindacali rivelatosi nel tempo capace di concretizzare politiche contrattuali in un settore ad alta incidenza di discontinuità occupazionale e di frammentazione produttiva. Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil di ogni realtà territoriale si sono già messe da tempo al lavoro, coordinandosi a livello regionale, per elaborare le piattaforme che sono state presentate alle organizzazioni territoriali delle imprese di costruzione. L’obiettivo è rinnovare rapidamente e bene tutti gli accordi contrattuali che, in ogni territorio, vanno ad integrare i contratti nazionali. La volontà dei dirigenti sindacali e dei lavoratori interessati è di rinnovare gli accordi nel rispetto delle scadenze e dei tempi previsti. Con gli accordi del 2° biennio siglati dal mese di marzo scorso con le controparti del settore, oltre ad incrementare adeguatamente il potere d’acquisto dei salari sull’inflazione reale, è stato confermato l’assetto contrattuale su due livelli, individuando nella percentuale del 7% il limite massimo dell’elemento economico territoriale (Eet), ossia quella parte di salario flessibile di competenza del livello territoriale. Il limite già citato è stato suddiviso in due parti : la prima del 3% con decorrenza 1/7/06 e la seconda del 4% con decorrenza 1/7/07. Altro risultato di rilievo conseguito con gli accordi di 2° biennio è stato quello di consolidare il salario finora contrattato a tale titolo, conglobandolo nell’indennità territoriale di settore (istituto antecedente agli accordi del 1993) e facendo acquisire a questa quota salariale i caratteri di definitiva stabilità. Nel corso degli anni, ogni appuntamento per rinnovare gli integrativi in edilizia è sempre stato caratterizzato anche da iniziative di carattere concertativo con le istituzioni locali volte ad incentivare lo sviluppo delle economie locali attraverso gli investimenti nel settore. Nel modello di relazioni sindacali dell’edilizia, che si articola appunto su due livelli,- nazionale e territoriale-, la contrattazione territoriale è praticata con continuità e positivi risultati, da molto prima che intervenissero le disposizioni del protocollo di concertazione sulla politica dei redditi del 23 luglio 1993. Le organizzazioni sindacali vogliono confermare positivamente la validità dell’assetto del modello contrattuale del settore, il suo connotato territoriale ed il patrimonio di strumentazione bilaterale paritetica di attuazione contrattuale. Ciò principalmente perchè tale modello ha consentito sia di tutelare ed integrare meglio il reddito contrattuale nazionale per tutti gli operai e gli impiegati edili in ogni territorio, sia di raggiungere la generalità dei lavoratori, a prescindere della condizione dimensionale dell’impresa assicurando a tutti la copertura della contrattazione integrativa. Oggi, il dato occupazionale di 1.791.000 addetti, rilevato nel 2005, è vicino ai numeri massimi che siano stati registrati nel settore edile dai primi anni novanta ad oggi, e cioè da prima di “tangentopoli”. I lavoratori dipendenti poi, rimanendo costante la media dei lavoratori autonomi intorno alle 687.000 unità, hanno superato la quota del 1.104.000. Questo dato numerico è caratterizzato anche dalla crescente presenza nel settore dei lavoratori immigrati che, in alcune aree, hanno superato il 30% degli operai denunciati alle Casse Edili. Tale fenomeno sta ormai connotando la composizione della forza lavoro del settore e sta ponendo all’attenzione del sindacato l’emergere di problemi nuovi, accentuando quelli conosciuti. In entrambi i casi è stata data voce a queste problematiche nelle piattaforme rivendicative, per ricercare adeguate soluzioni attraverso gli enti bilaterali. Soluzioni che riguarderanno la regolarità contributiva, la applicazione contrattuale, la formazione professionale, la politica dell’accoglienza, la gestione degli orari annui e delle ferie, la sanità, la formazione preventiva per la sicurezza, la comprensibilità delle informazioni, delle indicazioni, delle prescrizioni antinfortunistiche in ogni azienda e cantiere. Inoltre, l’utilizzo effettivo nel settore, dal gennaio 2006, del Durc, certificazione unica rilasciata proprio dalle Casse Edili, e che è il prodotto dell’incrocio delle certificazioni di regolarità contributiva sulle ore e sulle giornate di lavoro che le imprese edili ogni mese denunciano all’Inps, all’Inail ed alla Cassa Edile, produrrà l’effetto di estendere la garanzia delle coperture contrattuali anche a un gran numero di lavoratori che vengono così regolarizzati. Un altro importante tassello per contrastare il lavoro nero ed irregolare nel settore edile è quello individuato dal ccnl nello strumento della Borsa del lavoro edile per gestire l’incontro tra domanda ed offerta nel mercato del lavoro dell’edilizia. Pertanto, è stata rivendicata la previsione di forme di sperimentazione per favorire l’incontro tra l’offerta e la domanda di lavoro nel mercato del lavoro del settore, costituendo, presso le Scuole Edili, degli appositi sportelli informativi ed orientativi in favore dei lavoratori e delle imprese. Per fare ciò dovranno essere utilizzate in modo sinergico le banche dati ed i servizi informatici del sistema degli Enti Bilaterali del settore, e dovranno essere attivate convenzioni con i Centri per l’impiego di ogni territorio. Nelle piattaforme è stato inoltre richiesto di potenziare ed adeguare la funzione esercitata dalle scuole riguardo le nuove figure professionali, la gestione dei contratti di apprendistato e la formazione continua. Strettamente connesso al problema del lavoro nero è il grave fenomeno degli infortuni sul lavoro che ancora oggi funestano il settore. Infatti secondo i dati di recente emanati dall’Inail relativi all’anno scorso, appartengono purtroppo all’edilizia 99.837 infortuni di cui 253 mortali e l’11% di questi risulta essere accaduto il primo giorno di lavoro. L’occasione della contrattazione integrativa dovrà essere colta quindi per condurre tutte le possibili iniziative di politica contrattuale per prevenire gli infortuni sul lavoro. Occorre, quindi, potenziare gli strumenti contrattuali per meglio tutelare i lavoratori. Tali strumenti sono le rappresentanze dei lavoratori da dedicare alla sicurezza (Rls – Rlst) sia a livello aziendale (Rlc) ma, anche in considerazione delle caratteristiche produttive del settore, soprattutto a livello territoriale (Rlst), considerando il territorio come un unico grande cantiere. Si richiede inoltre di potenziare la funzionalità della strumentazione bilaterale contrattuale preposta al servizio delle imprese e dei lavoratori per attuare le politiche contrattuali della sicurezza, quali sono i Comitati paritetici territoriali per la sicurezza e la prevenzione degli infortuni (Cpt). Occorrerà investire su più versanti: nella formazione, nell’informazione, nelle ispezioni, nelle denunce, nella cultura della sicurezza, garantendo le risorse necessarie per la distinta e specifica operatività degli strumenti individuati, e per realizzare le necessarie sinergie con le strutture pubbliche che si occupano di sicurezza sul lavoro. Sul versante della formazione professionale va completata e resa funzionale la costituzione delle articolazioni regionali del sistema Formedil, necessaria per relazionare le Scuole Edili con le istituzioni regionali anche al fine di accedere ai fondi destinati alla formazione. Inoltre, la contrattazione integrativa è la tappa fondamentale del percorso contrattuale per concretizzare la realizzazione e stabilire il funzionamento, in ogni territorio, degli strumenti di attuazione del ccnl a gestione bilaterale e paritetica quali sono le Casse edili, le Scuole edili, i Comitati paritetici territoriali per la sicurezza e la prevenzione degli infortuni nei luoghi di lavoro. E’ attraverso la gestione diretta degli Enti Bilaterali che si partecipa pariteticamente alle politiche contrattuali del settore. In questo senso va colta l’occasione del rinnovo dei
contratti territoriali per fare ogni sforzo possibile al fine di migliorare la funzionalità delle Casse Edili, in attuazione degli adempimenti per i nuovi compiti che le Casse sono chiamate a svolgere, dal rilascio dei Durc, all’adozione della modulistica unica telematica (Mut) per le denunce dei lavoratori, alla previdenza complementare, all’integrazione di sistema con le Scuole Edili i Ctp, a partire dalla gestione sinergica dalle banche dati e della strumentazione informatica, alla gestione delle norme premiali. I lavoratori edili infatti sono molto attenti all’attuazione del loro contratto collettivo di lavoro ed alla gestione contrattuale attraverso gli Enti Bilaterali, perchè hanno la chiara consapevolezza che è proprio grazie agli strumenti bilaterali di attuazione del contratto, che tutti gli istituti contrattuali possono essere a loro diffusamente e pienamente applicati, nonostante la media dell’occupazione nelle unità produttive del settore, che è di solo 3-4 dipendenti per impresa, possa favorire una evasione in proporzioni maggiori e più diffuse di quanto avviene nella realtà. Altrettanto rilevante per i lavoratori è il tema delle prestazioni extra contrattuali erogate in forma mutualistica dalle Casse Edili. Tale sistema di prestazioni, consolidatesi nel tempo, è a ragione considerato dai lavoratori una componente significativa di integrazione e sostegno al loro reddito. Anche le aziende, dal loro punto di vista, vedono tali prestazioni sempre più come un elemento distintivo che connota il sistema di prestazioni integrative settoriali, un elemento utile per favorire e premiare la permanenza e la fedeltà dei lavoratori verso il settore. Esse, però, dovranno essere rese omogenee nel territorio sia riguardo alle prestazioni sia riguardo alle contribuzioni, tenendo in conto di collegarle all’esigenza di incentivare l’allargamento della platea degli aderenti al Fondo di previdenza complementare Prevedi e di coinvolgere gli impiegati del settore sempre più direttamente nel sistema della bilateralità contrattuale. Si ritiene perciò necessario che le attuali prestazioni extra contrattuali siano selezionate ed orientate per integrare le prestazioni del sistema sanitario pubblico e favorire il consolidamento di un sistema integrativo sanitario e previdenziale di settore di cui, la prestazione sanitaria nazionale, adottata ultimamente dalla Commissione nazionale delle Casse Edili, costituisce l’avvio. E’ stato anche chiesto di sperimentate modalità di allargamento delle prestazioni sul versante del sostegno sociale alle famiglie dei lavoratori riguardo agli affitti, all’accoglienza a sostegno della mobilità, all’istruzione dei figli dei lavoratori, sia di allargamento della platea dei beneficiari delle opportunità offerte dal sistema della bilateralità anche alle figure impiegatizie del settore, per le quali si vogliono ricercare forme di iscrizione alle Casse Edili e di coinvolgimento adeguate alle loro esigenze. Alla prassi della contrattazione articolata dell’edilizia va riconosciuto il merito di aver anche prodotto e sperimentato, anticipando sul territorio, novità e soluzioni di cui ha beneficiato poi la contrattazione nazionale del settore, traendovi spunto per affrontare e risolvere annose questioni come per esempio nel caso della carenza per infortunio nell’ultimo rinnovo del ccnl con l’Ance, e nel pagamento della malattia e della cigo agli apprendisti con le associazioni artigiane del settore. La stagione degli integrativi può costituire per il settore una ulteriore opportunità per offrire un valido contributo al dibattito interconfederale sui modelli contrattuali e sulle relazioni sindacali da adeguare per affrontare la questione salariale da tempo aperta nel nostro paese.

Giuseppe Moscuzza

Intervista a Domenico Pesenti
Quando si parla della Filca viene subito alla mente il settore edile, ma qual è il modello contrattuale della Filca? In realtà nella nostra categoria oggi convivono più modelli contrattuali. Abbiamo infatti il nostro settore principale, l’edilizia, dove abbiamo la contrattazione nazionale, impostata secondo i canoni dell’accordo del luglio ’93, e integrata poi dalla contrattazione provinciale che si svolge in tutto il territorio nazionale, come ben spiegato di seguito da Pippo Moscuzza. Vi è poi il settore del cemento dove per la contrattazione nazionale vale quanto detto prima; diversa è invece la contrattazione aziendale. Questo settore è infatti caratterizzato dalla presenza di pochi grandi gruppi che occupano tutto il mercato nazionale con realtà produttive sparse ovunque (anche all’estero). Di conseguenza la contrattazione integrativa viene svolta a livello di gruppo e vale per tutte le unità produttive dello stesso. Abbiamo, infine, il settore del legno e dei materiali da costruzione, dove la presenza di una miriade di realtà produttive medio – piccole ha originato una impostazione simile agli altri settori manifatturieri italiani (fanno eccezione solo un paio di gruppi di aziende produttrici di laterizi, dove vige la contrattazione di gruppo). Ma la presenza di realtà così diverse non genera un po’ di confusione e difficoltà nella gestione contrattuale? Al contrario, una contrattazione che si attanaglia sulla dimensione e diffusione delle specifiche realtà produttive ci permette di cogliere tutte le opportunità contrattuali e di essere maggiormente vicini ai nostri iscritti e ai lavoratori. Si sente però l’esigenza urgente di una riforma del modello contrattuale che dia più spazio alla contrattazione di secondo livello, con la conferma però di un contratto nazionale che sia di coordinamento per tutti e di garanzia soprattutto per le realtà più deboli e i lavoratori meno tutelati: proprio come da tempo sostiene la Cisl. Ovviamente diventa fondamentale rendere il secondo livello contrattuale esigibile ed è necessario che questa copertura raggiunga tutti i lavoratori, superando le parzialità odierne. In questa logica riteniamo che il modello praticato in edilizia possa essere quello vincente: in edilizia infatti tutti i lavoratori hanno almeno due livelli contrattuali. Se il modello dell’edilizia funziona, come mai è così difficile estenderlo anche agli altri settori? Anzitutto l’estensione non è automatica; bisogna creare le condizioni perché questo avvenga: non possiamo certo imporlo per legge. Non funzionerebbe ed inoltre sarebbe contrario ai nostri principi fondamentali. Io ritengo che il modello contrattuale debba rispecchiare la struttura produttiva: per noi , ad esempio, non servirebbe applicarlo al cemento, ci sarebbe utile però estenderlo al settore del legno e dei materiali da costruzione. Ci deve essere quindi una possibile alternativa, nella contrattazione di secondo livello, tra la contrattazione aziendale e quella territoriale. Bisogna poi definire quale è il territorio da prendere in considerazione: in edilizia va bene e confermiamo la scelta provinciale, ma questo potrebbe non essere adeguato per tutti i settori merceologici. Infine necessita che vi sia un interesse anche delle nostre controparti: noi pensiamo che una serie di interventi significativi in tema di formazione professionale, di promozione commerciale, di investimenti in ricerca e innovazione sia merceologica che tecnologica siano gestibili solo a livello territoriale con costi mutualizzati fra le aziende. Questo sistema potrebbe essere favorito anche dalle politiche per i distretti industriali ed entrare meglio in relazione con le istituzioni oltre che essere promosso anche dalle amministrazioni locali, dalle camere di commercio, dalle università e dai vari attori sociali ed economici territoriali. Affascinante, ma complicato: da dove bisognerebbe cominciare? Senz’altro il punto di svolta è rappresentato da un nuovo accordo sul modello contrattuale e la politica dei redditi che andrà fatto con le controparti imprenditoriali e con il nuovo governo. Questo è l’orizzonte d’azione della Cisl e del suo rinnovato gruppo dirigente. Come categorie industriali noi dovremmo cominciare a scambiarci le nostre esperienze in modo più sistematico e costruttivo. Abbiamo bisogno di far diventare oggetto di studio quanto abbiamo realizzato in questi anni. Poi dobbiamo passare dallo studio e dal confronto all’azione con nuove sperimentazioni, proprio come si fa in fisica o in chimica prima di brevettare delle scoperte, e quindi applicare i brevetti alla produzione di serie. Una proposta finale, lanciata alle categorie dell’industria, può quindi essere quella di costruire, insieme alla Cisl un momento di riflessione e scambio di esperienze, da cui far nascere un gruppo di lavoro con il compito di lanciare nuove idee, proposte e sperimentazioni concrete.

Lanfranco Vari

Edilizia in cifre
Occupati: 1.791.000 di cui 1.104.000 dipendenti e 687.000 autonomi. Ripartizione geografica: Nord: totale 835.000 di cui 360.000 autonomi e 475.000 dipendenti. Centro: totale 331.000 di cui 142.000 autonomi e 189.000 dipendenti Sud ed Isole: totale 625.000 di cui 185.000 autonomi e 440.000 dipendenti. (Fonte Istat media anno 2005) Imprese attive: 722.424 di cui 516.690 individuali (Infocamere, dati Movimpresa anno 2006) Giro d’affari: Produzione al costo dei fattori – valori a prezzi correnti (mln di Euro): 170.528 (anno 2004) – (Istat) Produzione al costo dei fattori – valori a prezzi anno precedente (mln di Euro): 163.577 (anno 2004) – (Istat) Produzione al costo dei fattori – valori concatenati – anno di riferimento 2000 (mln di Euro): 150.407 (anno 2004) – (Istat) Valore aggiunto al costo dei fattori – Valori a prezzi correnti (mln di Euro): 74.492 – (Istat) Valore aggiunto al costo dei fattori – Valori a prezzi anno precedente (mln di Euro): 71.588 – (Istat) Valore aggiunto al costo dei fattori – valori concatenati – anno di riferimento 2000 (mln di Euro): 60.736 – (Istat) Investimenti lordi – Valori a prezzi correnti Totale costruzione (mln di Euro): 137.834 di cui abitazioni: 61.435 altre costruzioni: 76.348 (Istat) Valori a prezzi anno precedente Totale costruzioni (mln di Euro). 132.611 di cui Abitazioni: 59.101 Altre costruzioni: 73.510 (Istat) Valori concatenati – anno di riferimento 2000 Totale costruzioni (mln di Euro): 115.260 di cui Abitazioni: 51.750 Altre costruzioni: 63.542 (Istat) Redditi da lavoro dipendente – valori a prezzi correnti (mln di Euro): 31.633 (Istat) Retribuzioni lorde – valori a prezzi correnti (mln di Euro): 22.205 (Istat) Lavoro irregolare: Occupati irregolari indipendenti 1,9% Occupati irregolari dipendenti 15,3% Peso degli occupati irregolari sul totale occupati: 10,5% (Istat) Iscritti in Cassa Edile: 766.285 (2° semestre 2005) Iscritti al sindacato: 416.080 Percentuale di adesione al sindacato: 54,3% (nostra elaborazione su dati territoriali). Immigrati: % di immigrati censiti dalle Casse Edili: anno 2002 13,3% anno 2003 16,7% anno 2004 20,2% DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva) per lavori pubblici e privati dall’inizio dell’anno ad oggi: DURC richiesti 134.000 DURC positivi 110.000 DURC negativi 24.000 Infortuni: Infortuni sul lavoro: 2002 107.607 2003 111.903 2004 106.247 Infortuni mortali: 2002 324 2003 347 2004 290 Extracomunitari, infortuni sul lavoro: 2002 12.535 2003 17.723 2004 17.772 (Dati INAIL)

Marco Proietti

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