Proteste e mobilitazioni (e anche qualche proposta) non bastano. Se il sindacato europeo vuole realmente essere credibile davanti ai quelli che pretende essere i suoi interlocutori, deve essere affidabile sul piano negoziale. Bastano quattro minuti a Raffaele Bonanni per chiedere alla Ces quello scatto in avanti che i sindacati italiani, e la Cisl in particolare, auspicano da tempo: strategia negoziale e autorevolezza contrattuale. La “resistenza” come lotta, rischia di marginalizzare ulteriormente le istanze della Confederazione europea dei sindacati, osserva il segretario generale della Cisl. “Gli eurobond, la tassa sulle transazioni finanziare e sul Co2 sono richieste importanti che tuttavia non possono essere sostenute solo con le mobilitazioni”, ha affermato Bonanni nel suo intervento al 12esimo cngresso della Ces, in corso ad Atene.
E’ “sorprendente”, ha osservato Bonanni, che in un congresso sindacale, a promuovere la contrattazione come volano di sviluppo e occupazione sia stato non un sindacalista, ma un esponente degli imprenditori europei (il riferimento è all’intervento di Philippe De Buck, direttore generale di Business Europe, la confindustria europea, nel corso della tavola rotonda di lunedì 16 maggio): “Dovrebbe essere il primo compito del sindacato creare strategie contrattuali”. L’episodio, dunque, la dice lunga sul lavoro che c’è da fare all’interno della Ces, in un congresso che sembra avere il fiato corto già al suo secondo giorno. Basterà un semplice cambio della guardia al vertice? La Cisl non lesina messaggi concreti alla Ces. “Non basta negoziare solo con chi la pensa come noi, ha sostenuto Bonanni – occorre saper negoziare con tutti, anche nelle situazioni più difficili”.
Stare sulla difensiva può essere pericoloso, ha aggounto il segretario generale della Cisl, perchè si rischia di lasciare ai governi scelte che dovrebbero essere delle parti sociali, e ai populismi (di destra e di sinistra) una reazione che si pone naturalmente contro il progetto europeo. L’Unione europea che chiedono Cisl, Cgil e Uil si poggia sull’originario progetto comunitario, e non sull’attuale assetto intergovernativo, che privilegia il più forte e mortifica obiettivi fondamentali come la coesione economica, sociale e territoriale. Scelte sbagliate ed egoismi nazionali chiamano giocoforza a rafforzare le tendenze nazionalistiche, causando nei confronti dell’Europa, disaffezione, distacco, indifferenza.
Uscire dalla dimensione difensivista, ha scandito, Bonanni, significa affrontare i probemi con senso di responsabilità. La stessa che i sindacati italiani chiedono all’Etuc, chiamata a mettere all’ordine del giorno del lavoro sindacale la “questione istituzionale” dell’Unione europea. Se verrà superata la logica della competizione degli Stati membri, rileva la Cisl, le rivendicazioni salariali avranno più spazio e più forza nelle istituzioni europee. Impensabile infatti che le “buone pratiche” sulla governance suggerite dalla Ces nelle tesi congressuali, ha detto Bonanni, possano essere tradotte in decisioni di qualità, se a promuoverle sono i singoli Stati membri in competizione tra loro. Dall’intervento del segretario generale della Cisl emerge la necessità di aumentare il bilancio comune fino ad almeno il 3% del Pil Ue e di sviluppare una strategia negoziale anche nella promozione di tutele e diritti “nuovi”.
La forza contrattuale del sindacato europeo, ha infatti avvisato Bonanni, non può applicarsi solo ai salari. “Dobbiamo negoziare anche diritti nuovi, ma soprattutto che siano applicati in modo equo su tutto il territorio europeo quelli che già abbiamo, e che non sono rispettati. Non facciamo l’errore di credere – ha aggiunto – che basti un diritto o una nuova garanzia sulla carta: è proprio quando i diritti sono scritti nero su bianco che inizia il nostro compito di farli vivere attraverso la contrattazione e anche con le lotte, se necessario”. Se l’Ue vuole essere un’area di diritti aperta al mondo, fiera di averli e capace di promuoverli nei suoi rapporti internazionali, ha scandito Bonanni, non può non dotarsi di una più forte unità politica. Altrimenti “chi crederà a questa Unione Europea? Né i lavoratori, né i nostri partner mondiali che continueranno e considerarci un vasto mercato passivo e un’area di fruttuosa caccia speculativa contro la nostra moneta”. Occorre dunque, secondo il segretario generale della Cisl, “un governo unico europeo espressione di tutti i cittadini europei al quale gli stati membri deleghino le funzioni dello sviluppo e del welfare”.
La Cisl chiede quindi “politiche più comuni e più forti in materia di bilancio, di coesione economica e sociale, di aiuti allo sviluppo, di energia e anche di difesa”. Discutiamone “senza ipocrisie”, ha detto Bonanni, “perché lo scenario della ripresa e dello sviluppo che auspichiamo non è quello di una crescita differenziata tra Paesi senza meccanismi di compensazione per chi più ha sofferto la crisi, ma di una rinascita di tutta l’Ue, come ‘sistema Europa’, che riconquista, attraverso la qualità, l’equità, la coesione e la giustizia sociale il suo posto nel mondo globale”.