“Siamo indignati ed esasperati dal comportamento irresponsabile del governo sulle vertenze Condotte e Tecnis. Oggi al Mise è andata in scena una situazione di inaudita gravità: l’assenza di interlocutori all’incontro con la nostra delegazione in grado di dare garanzie, e l’assenza di risposte sulla tempistica e sulle modalità di salvataggio di due realtà importantissime del panorama del settore edile dimostrano ancora una volta l’incapacità del Mise. Tutto questo mentre centinaia di lavoratori manifestavano davanti al ministero, nella vana attesa di una risposta”. Lo hanno dichiarato i segretari generali di FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil, Vito Panzarella, Franco Turri, Alessandro Genovesi. “La mobilitazione odierna, con 8 ore di sciopero e manifestazioni anche a Catania e Palermo, oltre che nella Capitale, ha rappresentato un ulteriore sacrificio per le migliaia di lavoratori coinvolti e le loro famiglie, che in questi mesi hanno pagato il peso della crisi e che meritano rispetto e responsabilità da parte del Governo. La politica deve decidere, perché sia per Condotte che per Tecnis lo spettro del fallimento è sempre più vicino. Le risposte tardano ad arrivare ed aumenta ogni giorno di più il rischio di perdere migliaia di posti di lavoro, un patrimonio professionale di grandissimo valore per il settore delle costruzioni in Italia e all’estero, pregiudicando la realizzazione di opere fondamentali per il Paese. Mentre il governo resta inerme – aggiungono Panzarella, Turri e Genovesi – stiamo assistendo alla scomparsa di fatto del settore delle costruzioni, tra la crisi delle aziende, grandi e piccole, e l’incredibile pasticcio del decreto sblocca-cantieri, un provvedimento che comunque contestiamo e che non servirà a far ripartire le opere, a differenza di quanto asserisce il governo. Mentre prosegue la mobilitazione delle due aziende, ci rivolgiamo al ministro Di Maio, chiedendogli di non limitarsi a qualche video o tweet ma di partecipare ai tavoli con le organizzazioni sindacali per dare risposte ai lavoratori e alle loro famiglie: il fallimento di quelle aziende sarebbe il fallimento del suo ministero”, concludono i tre sindacalisti.