Martedì 19 settembre i rappresentanti dei sindacati di categoria FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil, sono stati ascoltati in audizione presso l’8a Commissione (Lavori Pubblici) del Senato della Repubblica, in merito alle problematiche relative agli appalti di lavori nel settore delle concessioni autostradali.
Per la Filca era presente Barbara Cerutti.
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Nel corso dell’audizione i sindacati hanno presentato il seguente documento:
Con la chiusura dell’iter legislativo del Nuovo Codice Appalti in tema di affidamenti ai concessionari è stata modificata, attraverso quanto disposto dall’art. 177 del Codice, la soglia di lavori, servizi e forniture da mettere a gara, passando dal precedente 60% all’attuale 80%. Tale soglia troverà applicazione in via definitiva dal 18 aprile 2018, al termine della prevista fase transitoria biennale di adeguamento. Le società in house delle concessionarie autostradali potranno di conseguenza eseguire direttamente solo il 20% di lavori, servizi e forniture, e non già il 40% come previsto dalla normativa previgente, in ragione del fatto che tali concessioni non siano state affidate a seguito di procedura di gara ad evidenza pubblica o con finanza di progetto.
Nel corso dell’iter legislativo FenealUil Filca Cisl e Fillea Cgil, anche attraverso un tavolo di confronto permanente presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, hanno più volte evidenziato le possibili problematiche occupazionali che le regole introdotte avrebbero causato. Il tavolo, a seguito dei ripetuti confronti, ha prodotto, da parte del Ministero stesso, una proposta di emendamento al testo legislativo, in occasione del decreto correttivo, che prevedeva lo stralcio della manutenzione ordinaria e la possibilità di esecuzione di lavori, servizi e forniture se eseguiti direttamente dalla società concessionaria, svincolati dalle percentuali previste.
Il testo liquidato in via definitiva ha cassato entrambe le proposte sostenute e fortemente volute dalle organizzazioni sindacali.
Queste modifiche avrebbero certamente evitato la destrutturazione di un settore ad elevata specializzazione e qualificazione, elementi entrambi che garantiscono alti standard di sicurezza su tutta la rete autostradale. Lavoratori strutturati e formati nel tempo sono infatti, come è facile intuire, garanzia di elevati standard qualitativi che generano processi di innovazione sia in termini progettuali che di realizzazione degli interventi. Un esempio per tutti: se oggi si marcia su asfalto drenante o si effettuano stesure a freddo, lo si deve all’innovazione tecnologica operata da aziende che nel tempo, mantenendo stabile l’occupazione, hanno potuto raggiungere questi risultati.
Oggi sono impiegati nelle Società in house controllate dai Concessionari autostradali (Itinera, Abc, Sicogen, Sea, Interstrade, Sina, Sineco, Sitalfa, Manet per il gruppo Gavio e Pavimental e Spea per Gruppo Atlantia), circa 6000 addetti.
Si tratta, come abbiamo evidenziato sopra, di lavoratori strutturati ad alta qualificazione e specializzazione, che operano da anni nel comparto della manutenzione ordinaria e straordinaria, nei servizi di progettazione e ingegneria e nella realizzazione di lavori infrastrutturali.
Stante il quadro normativo e visto il dimezzamento delle percentuali di lavori, servizi e forniture che le società concessionarie potranno realizzare direttamente tramite le proprie società in house, ci troveremo, a brevissimo, ad affrontare, come è stato ampiamento annunciato dalle società interessate, procedure di riduzione del personale che riguarderanno il 50% degli addetti dell’intero comparto. È opportuno sottolineare che, già ad oggi, sono stati interessati da procedure di mobilità circa 400 lavoratori del comparto.
Nel corso del 2018 circa 2500 lavoratori saranno coinvolti in ulteriori procedure di licenziamento.
La proposta di FenealUil Filca Cisl e Fillea Cgil resta quella presentata fin dall’origine dell’iter legislativo, ovvero, lo stralcio dal calcolo delle percentuali delle attività di manutenzione ordinaria e progettazione, o, in alternativa, un intervento normativo che salvaguardi i livelli occupazionali e la qualità dei servizi.
Non marginale e meritevole di interesse, visto l’oramai protratto periodo di crisi del Paese, che ha pesantemente coinvolto il settore edile, è una riflessione sulla politica industriale. Con questa operazione di forte destrutturazione andremmo a colpire aziende di grandi dimensioni, garanzia di competitività in un mercato sempre più globalizzato che esige elevati standard di qualità.
Rimane, altresì, da chiarire in termini operativi, la gestione del periodo transitorio (dall’ art. 1223, comma 25, del D.lgs 163/2006 al D.lgs 50 del 18 aprile 2016), attraverso la definizione di Linee Guida Anac, previste dal comma 3 dell’articolo 177, con l’insediamento del previsto tavolo tecnico al quale, oltre alle organizzazioni sindacali, dovranno partecipare tutti i portatori di interessi.
Su questo e sulla possibile soluzione della vertenza FenealUil Filca Cisl e Fillea Cgil hanno chiesto e ottenuto un tavolo di confronto interministeriale presso il Ministero dello Sviluppo Economico, insieme al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, teso a scongiurare la messa a rischio di un ingente numero di posti di lavoro, non escludendo la possibilità di interventi normativi necessari e che vanno nella direzione di stralciare le manutenzioni ordinarie e i servizi di ingegneria dal conteggio 80-20.
Qualora la situazione dovesse precipitare, e ciò purtroppo avverrà nei prossimi mesi, sicuramente prima del 31 dicembre 2017, le Organizzazioni Sindacali di categoria ed i lavoratori continueranno lo stato di agitazione che, in previsione di procedure di licenziamento aperte, porterà ad iniziative di sciopero.