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COMO, DOMANI UNA SERIE DI APPUNTAMENTI NEL 20ESIMO ANNIVERSARIO DELLE STRAGI DI CAPACI E DI VIA D’AMELIO

COMO, DOMANI UNA SERIE DI APPUNTAMENTI NEL 20ESIMO ANNIVERSARIO DELLE STRAGI DI CAPACI E DI VIA D’AMELIO

Domani a Como è in programma un’iniziativa, nel 20esimo anniversario delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, organizzata dal “Progetto San Francesco”. Di seguito il comunicato stampa dell’evento.

Il Progetto San Francesco è il programma di partecipazione sociale contro le mafie voluto dai
sindacati di Filca Cisl, Fiba Cisl e Siulp (con il sostegno della Cisl) allo scopo di intercettare in
anticipo i rischi per i lavoratori derivanti dalle attività delle cosche. Un’emergenza sottolineata
anche dalla recente relazione della Direzione nazionale antimafia, che ha ribadito il radicamento
della criminalità organizzata in Lombardia, evidenziando i suoi legami con il mondo politico e
imprenditoriale.

Il Progetto San Francesco è una piattaforma dove rinforzare le relazioni istituzionali dei sindacati
con le Prefetture, le Questure e i differenti uffici del Governo del territorio coinvolti nella
prevenzione e nella sicurezza dei luoghi di lavoro, nel welfare territoriale, nelle scelte di politiche
dello sviluppo.

Domani, a Como, vogliamo avviare una serie di appuntamenti, ricordando il lavoro dei giudici
e degli agenti di Polizia di Stato caduti, a vent’anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio.
Lo scorso 23 maggio dei vandali hanno danneggiato la targa sul lungolago Trieste che ricorda il
giudice Giovanni Falcone e gli altri caduti a Capaci. Domani alle 9.30 – sostituiremo la targa
danneggiata con una nuova, più grande, che indicherà l’albero che la Cisl, la Filca e la Fiba con il
Siulp uniti nel Progetto San Francesco hanno piantato e dedicato – insieme alla sorella del
magistrato palermitano Maria Falcone – al giudice e agli agenti di polizia assassinati a Capaci il 23
maggio del 1992.

A seguire, a Villa Gallia (ore 10.30), si terrà un’esortazione civile alle imprese del territorio, alla
comunità e al mondo del lavoro comasco con Ivan Lo Bello, Presidente di Confindustria Sicilia e
i sindacati e il Centro Studi Sociali contro le mafie Progetto San Francesco, per sostenere quanto sia
necessario recuperare una nuova dimensione di responsabilità e di innovazione sociale
nell’economia in tempo di crisi.

“Per il lavoro oggi non bastano soltanto gli strumenti sindacali o delle politiche governative,
serve anche un federalismo della responsabilità, fondato su reciproca solidarietà e sostegno
all’innovazione. Serve un nuovo modello sociale sostenibile, ovvero una comunità che sappia
privilegiare la memoria e la tradizione del territorio, guardando all’Europa con maggiore
fiducia e con una spinta rinnovata di partecipazione politica. Tra le cause che impediscono un
nuovo sviluppo troviamo la criminalità organizzata e le varie illegalità come il caporalato,
l’usura, il racket e contro questo servono nuove proposte comuni. La Cisl è il sindacato della
responsabilità e come tale ha sostenuto il Progetto San Francesco, il nostro comune progetto
di promozione della cultura della legalità, che nella nostra provincia assume un significato
particolare: a Cermenate per la prima volta è stato affidato un bene confiscato al sindacato e
qui vogliamo nel nome di Ambrosoli e nell’insegnamento di Falcone e Borsellino procedere in
un percorso educativo e formativo destinato a tutti. Adesso la politica sia coerente e faccia
proprie alcune proposte di attenzione che la Cisl stimola da tempo” spiega Gerardo Larghi,
Segretario Generale della Cisl di Como in apertura delle celebrazioni del ventesimo anniversario
delle stragi sicialiane del 1992.

«È più pericoloso un imprenditore mafioso che un mafioso con la pistola» il Presidente di
Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello disegna così l’entità del danno sociale reale provocato dalla
criminalità organizzata attuale, specializzata in attività produttiva illecita, contraria ad ogni diritto
dei lavoratori grazie ad una lunga esperienza di violenza. Il mafioso armato è il protagonista storico
della lotta tra lo Stato e il crimine, rappresenta la paura, il rischio, il pe-ricolo per la collettività. Ma
il mafioso imprenditore e le imprese mafiose rischiano di essere silenziosamente tollerate a causa
della difficoltà di comprenderne la pericolosità a lunga scadenza.

“Oggi non può più bastare la denuncia culturale del pericolo mafioso, occorre una serie di
proposte e impegni che coinvolgano tutti gli attori e i protagonisti sociali, istituzioni, imprese,
sindacati e mondo della cultura e del volontariato. Serve un patto sociale straordinario che
ponga al centro la lotta unica all’evasione fiscale e alla criminalità organizzata, poichè
entrambi pesano sullo sviluppo occupazionale e pesano sulle sorti delle imprese perbene. A
vent’anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio crediamo sia nostro dovere ricordare il
sacrificio dei giudici e dei lavoratori di polizia con alcune proposte aperte alla società e alla
politica. Un contributo per rinnovare il modello economico e sociale” aggiunge Battista Villa,
Presidente del Centro Studi Sociali contro le mafie Progetto San Francesco.

Tra le “buone azioni” contro le illegalità e contro la dispersione giovanile, in un territorio difficile
come quello siciliano, abbiamo incontrato Padre Antonio Garau, con la sua associazione Jus Vitae,
e sin dal principio alleato del Progetto San Francesco. Il sacerdote siciliano padre Antonio Garau
avrebbe dovuto essere presente e intervenire all’appuntamento voluto dalla Cisl e dai fondatori del
Progetto San Francesco, ma le gravi condizioni economiche dell’Associazione Jus Vitae causate da
alcuni clamorosi ritardi di pagamento di alcune istituizioni locali e la difficoltà a recuperare dai
privati i fondi necessari, impongono una triste e grave rinuncia ad esserci. Padre Antonio Garau
ricorda come “la mafia si prende la vita dei giovani partendo con il ricatto del lavoro, ma non
sotto forma di minaccia ma di estorsione clientelare del diritto al lavoro. Per questo è
indispensabile allevare ed educare una rinnovata gioventù con saldi principi e che sia capace
culturalmente di opporsi a tale condizione di sudditanza”. A sostegno dell’opera educativa di
Padre Antonio Garau e dispiaciuti della sua assenza lanciamo quindi un appello a tutti i volenterosi,
alle banche e agli imprenditori che possano sostanzialmente aiutare la missione sociale di Jus Vitae.

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