Lo hanno preso a calci finché il tronco non ha ceduto spezzandosi. L’albero antimafia, intitolato al magistrato Antonio Falcone, piantato nel cortile della scuola Caio Plino di Como non ha retto all’aggressione di qualcuno cui certamente quel simbolo dava fastidio.
Non si tratta solo di vandalismo. È una sfida. Sull’albero infatti sono ancora appese le scritte dei ragazzi: «Avete chiuso 5 bocche, ne avete aperte 50 milioni». «Un atto molto grave – ha commentato Claudio Ramaccini, segretario generale aggiunto della Cisl di Como – e ancora tutto da decifrare. Speriamo che sia confinabile al vandalismo di qualche imbecille».
L’albero della memoria era stato piantato il 24 maggio dagli studenti del Centro formazione della Fondazione Minoprio con i giovani del Caio Plinio su iniziativa di Cisl, Siulp, Scuola e Filca provinciali. Quel giorno c’erano il prefetto e il questore insieme alla Cisl scuola e al sindacato di Polizia Siulp di Como. La direzione della scuola ha fatto denuncia contro ignoti. «È un atto vergognoso – dice la preside Magda Zanon -.
È stato devastato un simbolo. Per noi e per la cittadinanza quella pianta rappresentava la lotta alla mafia, replicava gli alberi più famosi di Borsellino e Falcone e quello che è successo, l’uccisione di quel simbolo è un episodio gravissimo. Le attività della scuola contro la mafia non verranno interrotte, non siamo intimoriti, adesso grideremo più forte». Benedetto Madonia, segretario generale provinciale del Siulp, dice: «È un avvenimento drammatico, la mafia si sta diffondendo. È necessario educare i ragazzi alla legalità e siamo pronti ad accogliere i colpevoli per spiegare loro l’importanza della lotta alla mafia. Sono sicuro che sia stata una bravata, magari per vendicarsi di una bocciatura». Tutti hanno assicurato che verrà piantato un altro albero, “più bello e più forte”.