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Codice Appalti, Pelle: “Revisione nell’ottica dell’innovazione e della concretezza, favorendo la semplificazione attraverso la digitalizzazione”

Codice Appalti, Pelle: “Revisione nell’ottica dell’innovazione e della concretezza, favorendo la semplificazione attraverso la digitalizzazione”

“Il 2023 è stato l’anno dell’introduzione del nuovo Codice degli Appalti, in attuazione della legge delega al Governo 78/2022.
Un triennio molto importante per le riforme relative ai lavori pubblici, iniziato con il DL 77/2021 che dava concretezza e
accelerazione al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, impostava nuovi criteri di aggiudicazione ed esecuzione”. Lo dichiara Enzo
Pelle, segretario generale Filca-Cisl. “La nostra attenzione – prosegue – è stata rivolta a garantire che tutti questi dispositivi
di legge mantenessero da un lato gli standard qualitativi e di protezione del lavoro. e dall’altro che, al contempo, ci fosse la
concretezza degli investimenti per la realizzazione, entro le scadenze concordate del piano di ripresa e resilienza. Norme di buon
senso quali la redazione del PFTE relativamente ai nuovi appalti integrati “rafforzati”, il mantenimento degli standard qualitativi per tutta la catena d’appalto, il punto fermo sull’assegnazione di almeno il 50% dell’opera prevalente all’esecuzione del primo appaltatore, l’applicazione contrattuale, l’esclusione dei costi sulla sicurezza e della manodopera dal ribasso d’asta, ecc.
Molte di quelle disposizioni “emergenziali” hanno poi trovato posto automaticamente all’interno del nuovo Codice degli appalti.
La rivisitazione ad un anno dalla sua messa a terra – aggiunge Pelle – deve mettere a regime ulteriore elementi qualitativi, per gli
investimenti pubblici sul lungo periodo. A nostro avviso ci sono alcuni punti cruciali da dovere attenzionare in un’ottica di
rivisitazione sinergica dell’articolato che possa garantire un avanzamento e un ammodernamento di impresa e del lavoro: primo tra
tutti, la limitazione nella catena d’appalto. L’operazione è già possibile oggi e viene demandata alla stazione appaltante. Si
dovrebbe, invece, prevedere un netto inquadramento delle casistiche nei casi in cui è possibile limitare l’appalto legandolo ai rischi
sulla salute e sicurezza, come riportati nell’Allegato XI del d.lgs. 81/2008. La limitazione della catena aiuterà a strutturare il
mercato degli operatori economici troppo frammentato. Ancora – sottolinea il sindacalista della Cisl – è bene ridurre gli importi
relativi agli affidamenti diretti e alle negoziate senza bando promuovendo l’aggregazione di impresa stabile. Questa operazione
stimolerebbe la competitività nel mercato promuovendo anche la partecipazione delle piccole e medie imprese che, però, si
doterebbero di una strutturalità volta all’innovazione e alla qualità. Proprio su quest’ultimo punto, infine, si deve operare
nella rivisitazione del testo normativo: estendere l’applicazione del criterio di valutazione dell’offerta economicamente più
vantaggiosa, basato sul rapporto qualità/prezzo, promuoverebbe una spesa pubblica che stimoli innovazione, protezione sociale e
sviluppo. Al contempo, quindi, diventa necessario riempire il termine “qualità” nel criterio di valutazione: si deve tenere conto di
molti fattori, anche paralleli alla realizzazione dell’opera/affidamento, ma che, comunque, sono inclusi nel Codice dei Contratti Pubblici e nelle intenzioni della Legge Delega sopracitata. È comprensibile la difficoltà di rispettare il 30% per donne e giovani nelle gare di opere, ma è fondamentale rimuovere gli ostacoli, attraverso punteggi premiali pesanti, l’assunzione di persone che possono dare valore aggiunto nello sviluppo del mercato di impresa e della società tutta. Uno stimolo fondamentale al mercato del lavoro che guarda alla partecipazione e alla qualificazione di tutti e che deve essere incluso nella valutazione qualitativa in fase di gara. La revisione del codice – dichiara Pelle
– deve essere nell’ottica dell’innovazione ma anche della concretezza favorendo la semplificazione attraverso la digitalizzazione. Al momento attuale, per quanto molto discusso, ritoccare l’appalto integrato senza prima un significativo rafforzamento della qualificazione delle stazioni appaltanti, processo ancora agli inizi, sarebbe rischioso per la realizzazione concreta di opere fondamentali per il Paese. Basti pensare che 8 affidamenti su 10 avvengono ancora, malgrado il primo principio del Codice dei Contratti qualità/prezzo, solo su criteri di costo, al massimo ribasso. L’obiettivo da perseguire è la competizione qualitativa basata su principi di innovazione, digitalizzazione, sostenibilità per portare il nostro paese verso le nuove frontiere”, conclude il segretario generale della Filca.

 

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