“Il bilancio del primo anno di applicazione del nuovo Codice degli Appalti è sicuramente positivo, ma è bene pensare a interventi manutentivi di tipo migliorativo a partire da quanto previsto dall’articolo 108 sul criterio di affidamento dei lavori. La norma, infatti, dovrebbe comportare un vincolo e una indicazione più chiara su quali sono gli intenti di affidamento del Codice, prevedendo ad esempio la riduzione degli importi che possono essere affidati con il criterio del solo costo”. Lo dichiara Enzo Pelle, segretario generale della Filca-Cisl nazionale.
“Gli strumenti previsti dal testo sono importanti per il settore: cito su tutti il Durc, la congruità, la digitalizzazione del ciclo, il mantenimento delle stesse condizioni contrattuali per tutta la catena di subappalto, lo scorporo dal ribasso d’asta non solo dei costi della sicurezza ma anche di quelli della manodopera. Sull’affidamento dei lavori sulla base dell’offerta economicamente più vantaggiosa, basata sul rapporto qualità/prezzo, o sul costo, è bene invece intervenire. Il ricorso all’aggiudicazione con il minor costo continua a essere privilegiato negli appalti medio-piccoli, nonostante i limiti previsti dalla norma attuale. Il rapporto qualità/prezzo è vincolato a casistiche specifiche, tra cui l’appalto integrato e i contratti con un notevole contenuto tecnologico. Ma la digitalizzazione, la rigenerazione con criteri innovativi e sostenibili, gli obiettivi di sostenibilità, la direttiva case green, impongono un miglioramento importante negli standard qualitativi sia per la realizzazione delle opere che dal punto di vista degli investimenti pubblici.
Il Rapporto Annuale ANAC per il 2023 sul mercato dei lavori pubblici – dichiara il sindacalista – sottolinea un aumento degli importi affidati con negoziate senza bando del 10,3% e una perdita del 10,1% per gli importi a bando aperto. Tutto questo malgrado una flessione nel quadro generale degli importi pubblici del 3,3%. Inoltre, è sotto gli occhi di tutti la criticità: il ricorso al prezzo più basso avviene in circa 8 affidamenti su 10. In pratica il Codice si concentra, anche per volere europeo, sugli importi più alti ma lascia fuori una fetta importante di interventi che sono il numero maggiore e che, quindi, non ricevono la stessa attenzione competitiva sulla qualità. L’ammodernamento del Paese deve necessariamente passare da una selezione basata su criteri qualitativi della spesa pubblica di lavori diretta verso standard più elevati, moderni, sicuri e trasparenti. Standard che possono essere ora misurati in modo molto esatto grazie all’avanzamento tecnologico e digitale.
Una modifica al Codice dei Contratti pubblici che vada nella direzione di ridurre gli importi che possono essere affidati con il criterio del solo costo è la strada più corretta e coerente anche dal punto di vista di armonizzazione dell’intera disciplina”, conclude il segretario generale della Filca nazionale.