Roma
Al via un progetto per un percorso formativo del Cae Italcementi
Per favorire uno sviluppo sostenibile è necessaria una responsabilità sociale d’impresa che sia volontaria, ma non unilaterale. Proprio per questo la Federazione europea dei lavoratori delle costruzioni e del legno, in linea con la Ces, punta a trasformare le Rsi, da semplici impegni formali a veri e propri accordi contrattuali decisi cin le organizzazioni sindacali.
“Il ruolo del Comitato Aziendale Europeo (Cae) Italcementi a favore dello Sviluppo Sostenibile e la Responsabilità Sociale d’Impresa”. Questo il titolo del progetto, presentato alla Commissione Europea, approvato e cofinanziato, per un percorso formativo del Cae, che per la prima volta partecipa a questo tipo di iniziativa a livello transnazionale. Durante il corso, di quattro giorni, si è dibattuto su responsabilità sociale d’impresa, sviluppo sostenibile, uso dei combustibili alternativi, argomenti di grande attualità ed enorme interesse pubblico specialmente se riguarda quei settori che hanno un maggiore impatto con l’ambiente, come ad esempio quello del cemento. Infatti, il settore cementizio, oltre a liberare nell’aria ciò che viene bruciato nei forni per la produzione di clinker (semilavorato), procura la materia prima con estrazioni dal sottosuolo. Un doppio impatto ambientale, quindi, che può essere attenuato sia con un miglioramento del rendimento energetico del processo attraverso la sostituzione di combustibili ad alto contenuto di carbonio con altri a minore contenuto o l’utilizzo di combustibili derivati da rifiuti, per ciò che concerne le emissioni di gas nell’atmosfera, sia con il rinverdimento delle cave una volta che vengono dismesse. L’uso dei rifiuti dotati di potere calorifero è mediamente del 60% nei Paesi europei mentre in Italia è inferiore al 6% del consumo energetico totale del settore, nonostante la tecnologia sia molto avanzata nel nostro Paese. Le emissioni di CO2 nelle cementerie dipendono dal processo naturale di decarbonatazione calcarea (60%) e dai combustibili (40%). Quest’ultima percentuale potrebbe essere abbattuta o con l’uso del metano che però ha costi alti e porterebbe i produttori italiani del cemento fuori dal mercato, o con l’uso di combustibili che contengono biomasse: farine animali, pneumatici, scarti del legno e Cdr (rifiuti solidi urbani trattati) le cui emissioni non sono considerate inquinanti dal Protocollo di Kyoto. In questo caso la responsabilità sociale d’impresa (Rsi), così come definita dalla CE, può essere considerata il contributo dell’impresa allo sviluppo sostenibile, dove, è vero che comporta un aumento dei rischi per l’impresa, ma legittima anche le sue azioni: l’immagine e la reputazione sono i fattori chiave della strategia aziendale di fronte alla comunità. Finora solo le imprese hanno gestito la Rsi sia per utilità di legittimazione che concorrenziale: un’autoregolamentazione che favorisce approcci volontari unilaterali ma che tende ad eliminare l’aspetto contrattuale dei rapporti sociali. La posizione della Fetbb (Federazione Europea dei lavoratori delle costruzioni e del Legno), in linea con quella della Ces (Confederazione Europea dei Sindacati) è quella di riequilibrare questa realtà attraverso il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, quali multistakeholders, ossia portatori di interessi dei lavoratori e di interessi globali: si alla volontarietà ma no all’unilateralità. Una sfida molto difficile, tenendo in considerazione la volontà manifestata dai rappresentanti europei da parte imprenditoriale di separare Rsi e dialogo sociale: inconcepibile pensare che un’impresa abbia responsabilità esterne senza averle anche all’interno. La Rsi può essere uno strumento efficace per aprire l’impresa ad altre legittimità e deve servire ai rappresentanti dei lavoratori per interpellare il Management della multinazionale sugli impegni volontari ed indicarne eventuali disfunzioni degli stessi, entrare a far parte del processo con la consultazione e trasformare questi impegni in accordi contrattuali. Il Cae, espressione del dialogo sociale a livello transnazionale, può e deve avere un ruolo di fondamentale importanza anche per questi temi, che devono essere inseriti nell’ordine del giorno dell’incontro annuale previsto dalla Direttiva 94/45/CE in seno al quale si ha il diritto di essere informati e consultati. Inoltre, il comitato aziendale europeo può essere anche lo strumento per poter promuovere e sviluppare accordi quadro, riguardanti la Rsi e lo sviluppo sostenibile, anche a livello internazionale. Gli accordi quadro internazionali (Aqi) vengono conclusi tra le Federazioni internazionali dei sindacati (la Bwi, nel caso del settore edile, legno e materiali da costruzione), le organizzazioni sindacali, a livello nazionale del Paese in cui si trova la casa madre della multinazionale e la multinazionale stessa. Esistono anche casi in cui il Cae viene coinvolto come organo di verifica di implementazione dell’accordo stesso (Skanska, multinazionale svedese che opera nel settore delle costruzioni). Numerosi gli interventi che si sono alternati durante il seminario che ha visto la partecipazione di tutti i membri del Cae, provenienti da Italia, Francia, Belgio, Spagna e Grecia. Con l’entrata della Bulgaria nell’UE, il prossimo anno sarà presente anche un suo delegato. Un’esperienza formativa molto positiva che ha portato sia l’azienda che il Cae a decidere di ripeterla annualmente.
Claudio Sottile
Le origini della RSI
La responsabilità sociale d’impresa nasce negli Usa a partire dagli anni ‘50 come approccio etico, filantropico e religioso sostenuto principalmente dalle Multinazionali in un contesto dominato da: debolezza storica del diritto sociale, pratiche volontarie delle imprese; una minimizzazione del ruolo dei sindacati. Approda in Europa verso la fine degli anni ’90
1995: Invito della Commissione Europea a combattere l’esclusione sociale
1999: Risoluzione del Parlamento Europeo per il Codice di Condotta per il rispetto dei diritti umani e del lavoro da parte delle imprese europee a livello mondiale
2000: Appello dei Capi di Stato alle imprese per la Rsi, parte integrante della strategia di Lisbona
2001: Libro Verde della Commissione Europea ( a cui segue una vasta consultazione per arrivare alla Comunicazione del luglio 2002).
Accordi Quadro Internazionali
Gli accordi quadro internazionali si basano sull’osservanza: dei principi fondamentali dei diritti umani, definiti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948); della Dichiarazione Universale dell’Oil (Organizzazione internazionale del Lavoro) sui principi e diritti fondamentali nel lavoro (1998); della Dichiarazione tripartita Oil di principi sulle imprese multinazionali e la politica sociale (2000) e delle Linee Guida dell’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) per le imprese multinazionali (2000).
La Dichiarazione tripartita Oil è l’unico strumento volontario per la Rsi ad essere adottato con l’accordo dei Governi, organizzazioni degli imprenditori e dalle organizzazioni sindacali.
Contiene raccomandazioni in materia di: occupazione, formazione, condizioni di lavoro e di vita, relazioni industriali ed ha lo scopo di incoraggiare le imprese multinazionali a contribuire positivamente al progresso economico e sociale dei Paesi dove operano e ridurre al minimo e risolver le difficoltà che le loro operazioni possono creare.
I suoi principi mirano ad orientare le strategie ed i comportamenti delle imprese e a promuovere un’azione congiunta con le rappresentanze dei lavoratori e i Governi nella realizzazione degli obiettivi del lavoro dignitoso.
Le Linee Guida dell’Ocse sono raccomandazioni, rivolte dai Governi alle imprese multinazionali che enunciano principi e norme volontari per il comportamento responsabile nell’adempimento delle leggi applicabili.
Italcementi strategie per la sostenibilità
Italcementi Group rende operativa la propria strategia di sostenibilità con linee guida che prevedono il coinvolgimento di tutto il personale. In particolare le linee guida per la sostenibilità dell’industria del cemento sono state promosse a livello internazionale dalla Cement Sustainability Initiative (Csi), lanciata con altri produttori mondiali di cemento nell’ambito del World Business Council for Sustainable Development (Wbcsd), una coalizione di circa 180 gruppi industriali cui Italcementi Group aderisce dal 2000. In questo contesto, nel 2002, il Gruppo ha sottoscritto l’Agenda for Action, il primo impegno formale da parte dei produttori di cemento a favore dei principi dello sviluppo sostenibile. Sono state individuate sei aree d’intervento ritenute significative per il loro contributo alla realizzazione di una società “più sostenibile”: protezione del clima e gestione della CO2; utilizzo responsabile di combustibili e materie prime; salute e sicurezza sul lavoro; riduzione delle emissioni; gestione degli impatti sul territorio e sulle comunità locali; attività di reporting e di comunicazione. La Csi si è dotata di apposite task force per poter meglio intervenire nelle varie aree individuate: Italcementi Group è attivamente presente in ognuna di esse.
C.S.
Le tappe del Gruppo
2000: Adesione al World Business Council for Sustainable Development (Wbcsd)
Lancio del Progetto “Zero Infortuni” e definizione della Politica della Sicurezza.
2001: Creazione della Direzione Environmental Affairs.
Emanazione del Codice Etico e del Codice di Autodisciplina.
2002: Sottoscrizione dell’Agenda for Action.
Definizione della Politica Ambientale.
Creazione del Sustainable Development Steering Commitee.
Avvio task force interne.
Partecipazione & Leadership nelle Wbcsd task force.
2004: Lancio del “Sustainable Development Awareness Program”.
Pubblicazione Rapporto Sviluppo Sostenibile 2003.
Istituzione della Fondazione Italcementi Cav. del Lavoro Carlo Pesenti.
Pubblicazione del Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo ai sensi del Dlgs. 231/2001 contro i reati societari e nei confronti della P.A.
Emanazione della Politica di Subappalto.
2005: Pubblicazione della Relazione sullo stato di avanzamento della “Cement Sustainability Iniziative”.
Pubblicazione Rapporto Sviluppo Sostenibile 2004.
2006: Emanazione della Politica della Qualità di Gruppo.
Emanazione della Carta dei Valori di Gruppo.
Estensione del Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo agli abusi di mercato.