Grande successo in tutta Italia dello sciopero di 8 ore dei lavoratori Cementir-Sacci, proclamato dai sindacati di categoria FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil. L’adesione è stata del 98% in tutti gli stabilimenti – esclusi i lavoratori in “comandata” presenti negli stabilimenti con la produzione a caldo per la salvaguardia degli impianti.
“Il Gruppo Caltagirone – dichiarano le segreterie nazionali dei sindacati – non sottovaluti l’importanza e il significato di questa prima giornata di mobilitazione a sostegno delle richieste del sindacato, in cui hanno incrociato le braccia anche i lavoratori impegnati in altre mansioni, come quelli delle pulizie e dei trasporti”.
“I 260 licenziamenti annunciati – spiegano – meritano un confronto serio e costruttivo con le organizzazioni sindacali. L’atteggiamento messo in campo martedì scorso in sede di trattativa, con la proposta irricevibile di avviare due procedure distinte di licenziamento collettivo per Cementir Italia Spa e Cementir-Sacci Srl, acquisita nello scorso luglio, e il conseguente abbandono del tavolo, non contribuisce ad affrontare serenamente questa difficile trattativa. Le due vicende sono strettamente legate, lo prevede anche il contratto del cemento: l’azienda presenti subito un Piano industriale di gruppo e un Piano sociale di gruppo”.
“La giornata di oggi è soltanto l’inizio di uno stato di agitazione permanente dei lavoratori del gruppo, nelle prossime ore se l’atteggiamento dell’azienda non dovesse modificarsi, siamo pronti ad altre 8 ore di sciopero, con manifestazione nazionale a Roma” proseguono i sindacati, che hanno richiesto al Ministero dello Sviluppo Economico un incontro urgente.
Oggi è stato fatto un presidio anche davanti alla sede centrale del gruppo, in Corso Francia a Roma, nella quale ha scioperato una parte dei dipendenti. In tutta Italia sono stati organizzati presidi davanti alle sedi aziendali e istituzionali, e in molti casi le delegazioni sindacali hanno incontrato i rappresentanti delle Regioni e i sindaci dei Comuni interessati, che hanno espresso la solidarietà ai lavoratori e sollecitato il Mise a convocare al più presto il tavolo richiesto dalle organizzazioni sindacali.
Nel frattempo resta lo stato di agitazione su tutto il territorio nazionale, con il blocco degli straordinari e delle flessibilità. Le Regioni interessate sono Abruzzo, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria.
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Sciopero venerdì in tutti i siti produttivi Cementir-Sacci, presìdi dei lavoratori sotto le sedi delle Regioni interessate e richiesta di un incontro urgente al ministero dello Sviluppo Economico: è la reazione dei sindacati delle costruzioni FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil, e dei trasporti, Filt-Cgil, Fit-Cisl, UilTrasporti, all’atteggiamento dell’azienda, che ha abbandonato il tavolo di trattativa nel corso dell’incontro di questo pomeriggio a Roma, presso la sede di Unindustria.
“Senza l’affidabilità e la credibilità degli interlocutori – hanno dichiarato le segreterie nazionali delle tre sigle sindacali – non è possibile portare avanti il tavolo di confronto, e quindi dichiariamo lo stato di agitazione su tutto il territorio nazionale, bloccando straordinari e flessibilità. Ad oltre un mese dall’annuncio dell’azienda di licenziare 260 lavoratori, abbiamo avuto solo due momenti di confronto con i vertici dell’azienda. Oggi il gruppo di Caltagirone ha superato il segno, chiedendo di affrontare in due momenti diversi la situazione di Cementir Italia e quella di Sacci, acquisita nello scorso luglio per 125 milioni di euro. Una richiesta pretestuosa, dal momento che le due vicende sono solo tecnicamente divise, ma politicamente legate: è impensabile, per esempio, avere due Piani industriali per ognuna delle due aziende. Al Mise, inoltre, chiederemo il coinvolgimento dei Comuni e delle Regioni interessate. Cementir dimostri di avere senso di responsabilità, ritiri i licenziamenti, blocchi le esternalizzazioni, ci presenti un Piano industriale serio e fattibile. Non è possibile – hanno concluso Feneal, Filca, Fillea, Filt, Fit, UilTrasporti – che il quarto polo del cemento italiano non abbia una minima idea delle prospettive economiche, delle strategie da mettere in campo per essere competitivi, e risolva un problema economico mandando a casa 260 persone”.
Domani mattina in tutti i siti produttivi ci saranno le assemblee per mettere a punto il programma delle mobilitazioni. Le Regioni interessate sono Abruzzo, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana e Umbria.
“Il Gruppo Caltagirone – dichiarano le segreterie nazionali dei sindacati – non sottovaluti l’importanza e il significato di questa prima giornata di mobilitazione a sostegno delle richieste del sindacato, in cui hanno incrociato le braccia anche i lavoratori impegnati in altre mansioni, come quelli delle pulizie e dei trasporti”.
“I 260 licenziamenti annunciati – spiegano – meritano un confronto serio e costruttivo con le organizzazioni sindacali. L’atteggiamento messo in campo martedì scorso in sede di trattativa, con la proposta irricevibile di avviare due procedure distinte di licenziamento collettivo per Cementir Italia Spa e Cementir-Sacci Srl, acquisita nello scorso luglio, e il conseguente abbandono del tavolo, non contribuisce ad affrontare serenamente questa difficile trattativa. Le due vicende sono strettamente legate, lo prevede anche il contratto del cemento: l’azienda presenti subito un Piano industriale di gruppo e un Piano sociale di gruppo”.
“La giornata di oggi è soltanto l’inizio di uno stato di agitazione permanente dei lavoratori del gruppo, nelle prossime ore se l’atteggiamento dell’azienda non dovesse modificarsi, siamo pronti ad altre 8 ore di sciopero, con manifestazione nazionale a Roma” proseguono i sindacati, che hanno richiesto al Ministero dello Sviluppo Economico un incontro urgente.
Oggi è stato fatto un presidio anche davanti alla sede centrale del gruppo, in Corso Francia a Roma, nella quale ha scioperato una parte dei dipendenti. In tutta Italia sono stati organizzati presidi davanti alle sedi aziendali e istituzionali, e in molti casi le delegazioni sindacali hanno incontrato i rappresentanti delle Regioni e i sindaci dei Comuni interessati, che hanno espresso la solidarietà ai lavoratori e sollecitato il Mise a convocare al più presto il tavolo richiesto dalle organizzazioni sindacali.
Nel frattempo resta lo stato di agitazione su tutto il territorio nazionale, con il blocco degli straordinari e delle flessibilità. Le Regioni interessate sono Abruzzo, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria.
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Sciopero venerdì in tutti i siti produttivi Cementir-Sacci, presìdi dei lavoratori sotto le sedi delle Regioni interessate e richiesta di un incontro urgente al ministero dello Sviluppo Economico: è la reazione dei sindacati delle costruzioni FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil, e dei trasporti, Filt-Cgil, Fit-Cisl, UilTrasporti, all’atteggiamento dell’azienda, che ha abbandonato il tavolo di trattativa nel corso dell’incontro di questo pomeriggio a Roma, presso la sede di Unindustria.
“Senza l’affidabilità e la credibilità degli interlocutori – hanno dichiarato le segreterie nazionali delle tre sigle sindacali – non è possibile portare avanti il tavolo di confronto, e quindi dichiariamo lo stato di agitazione su tutto il territorio nazionale, bloccando straordinari e flessibilità. Ad oltre un mese dall’annuncio dell’azienda di licenziare 260 lavoratori, abbiamo avuto solo due momenti di confronto con i vertici dell’azienda. Oggi il gruppo di Caltagirone ha superato il segno, chiedendo di affrontare in due momenti diversi la situazione di Cementir Italia e quella di Sacci, acquisita nello scorso luglio per 125 milioni di euro. Una richiesta pretestuosa, dal momento che le due vicende sono solo tecnicamente divise, ma politicamente legate: è impensabile, per esempio, avere due Piani industriali per ognuna delle due aziende. Al Mise, inoltre, chiederemo il coinvolgimento dei Comuni e delle Regioni interessate. Cementir dimostri di avere senso di responsabilità, ritiri i licenziamenti, blocchi le esternalizzazioni, ci presenti un Piano industriale serio e fattibile. Non è possibile – hanno concluso Feneal, Filca, Fillea, Filt, Fit, UilTrasporti – che il quarto polo del cemento italiano non abbia una minima idea delle prospettive economiche, delle strategie da mettere in campo per essere competitivi, e risolva un problema economico mandando a casa 260 persone”.
Domani mattina in tutti i siti produttivi ci saranno le assemblee per mettere a punto il programma delle mobilitazioni. Le Regioni interessate sono Abruzzo, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana e Umbria.