Situazione drammatica alla Cementir Sacci di Arquata Scrivia (Alessandria), dove i lavoratori sono in assemblea permanente da alcuni giorni, impegnati in un braccio di ferro con la direzione dell’azienda che, secondo le segreterie nazionali di FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil “sta attuando una strategia antisindacale nei confronti della protesta dei lavoratori e chiudendo ogni spazio di dialogo con Rsu e sindacati.”
La vertenza ha al centro il licenziamento di 260 lavoratori del Gruppo Caltagirone, dipendenti delle società Cementir Italia Spa e Cementir-Sacci Spa. Il Gruppo – terzo colosso italiano del cemento, 11 sedi distribuite su 10 regioni, 729 dipendenti – in questi mesi ha rifiutato di raggiungere un accordo nazionale per salvaguardare i livelli occupazionali ed evitando di sottoscrivere gli accordi territoriali. Laddove si è riusciti a siglare accordi e ricollocare i lavoratori licenziati, l’azienda li ha applicati contraddicendone lo spirito e peggiorando le condizioni di lavoro e contrattuali: niente tutele derivanti dall’articolo 18, contratti nazionali a ribasso, fino ad arrivare all’applicazione del Ccnl della logistica per coloro che lavorano in miniera.”
Le notizie che arrivano da Arquata Scrivia non fanno che confermare la totale inaffidabilità della direzione aziendale: “il 17 gennaio veniva convocata dalle istituzioni locali – Regione e Provincia – con il Commissario di governo per il Terzo Valico per discutere delle modalità di ricollocazione degli esuberi Cementir nei cantieri dell’opera, ma aveva già pronte le lettere di licenziamento per i 23 dipendenti, spedite subito dopo. Inevitabile la reazione dei lavoratori e dei sindacati e la proclamazione dell’assemblea permanente.”
E mentre i sindacati rivolgono alle istituzioni locali l’appello al “massimo impegno per ridurre gli esuberi”, restano ancora senza risposta le domanda poste dall’inizio della vertenza al gruppo Cementir: “cosa vuole fare dei suoi stabilimenti? Perché sta esternalizzando tutta una serie di funzioni proprie di un cementificio? Ha forse intenzione di indirizzare il proprio business verso altre produzioni, ad esempio passando dal cemento all’energia elettrica attraverso la riconversione dei cementifici in termovalorizzatori?” domandano i sindacati. Intanto istituzioni locali e parlamentari del territorio hanno risposto all’appello dei lavoratori: non mancherà nessuno all’appuntamento del 23 gennaio ad Arquata, dove si svolgerà, a partire dalle 9.30, l’assemblea pubblica indetta dalle Rsu Cementir e dai sindacati. Inoltre venerdì 27 le segreterie nazionali saranno nella cittadina piemontese per una conferenza stampa, a dimostrazione che si tratta di una vertenza di respiro nazionale.