Gli 83 dipendenti del cementificio Sacci di Castelraimondo (Macerata) da oggi sono in sciopero ad oltranza con presidio dinanzi allo stabilimento. L’azienda il 13 marzo scorso ha ufficializzato l’avvio della procedura di mobilità per cessazione dell’attività. Con gli 83 operai delle Marche sono stati licenziati anche i 52 dipendenti dello stabilimento abruzzese.
La situazione finanziaria del cementificio Sacci è difficile a causa della crisi dell’edilizia, che ha portato il gruppo della famiglia Federici ad un’esposizione di circa 400 milioni di euro nei confronti delle banche (a fronte di un fatturato di 100 milioni di euro). Domani mattina, nella sede della Regione ad Ancona, è in programma la conferenza dei servizi, con l’intervento dei sindaci di Gagliole, Castelraimondo e San Severino Marche, per discutere la possibilità del rinnovo dell’autorizzazione tecnica a proseguire l’attività con gli impianti e il regime attuale.
Le rappresentanze sindacali del cementificio Sacci e le segreterie provinciali di categoria, Fillea Cgil, Filca Cisl, Feneal Uil e Ugl ricordano che c’è tempo fino al prossimo 27 maggio per intavolare una trattativa con i vertici aziendali ed evitare la chiusura del sito di Castelraimondo, trovando alternative alla mobilità. Per salvaguardare i livelli occupazionali ci potrebbe essere il ricorso alla cassa integrazione in deroga per almeno un anno.
“L’economia di quest’area dell’entroterra maceratese, già in difficoltà per la crisi, riceverebbe un colpo mortale se dovessero essere messe sul lastrico anche le 83 famiglie dei dipendenti della Sacci” dicono i sindacati, che sollecitano l’apertura di un tavolo tecnico di confronto tra istituzioni locali e vertici aziendali.