Filca: serve un monitoraggio del settore
IL SETTORE del cemento a rischio oligopolio? Tutto è ancora da accertare ma le grandi aziende che operano nel settore sono nel mirino dell’Antitrust italiano, della Corte di Giustizia europea e sotto stretta osservazione da parte dei sindacati che chiedono un monitoraggio del settore per evitare, come in passato, che si costituisca un ‘cartello’. A destare preoccupazione è il fenomeno di concentrazione che sta avvenendo nel settore del calcestruzzo che minaccia la concorrenza. Da aprile, infatti, undici società (Ambrosiana, Calcestruzzi, Cave Rocca, Cemencal, Colabeton, CosmoCal, Holcim Calcestruzzi, Monteverde Calcestruzzi, Monvil Beton e Unicalcestruzzi) nel settore della fornitura di calcestruzzo e Holcim Cementi, nel settore della produzione di cemento, sono indagate dall’Antitrust di Giuseppe Tesauro in merito ad un presunto cartello nel settore del cemento. A spingere l’Authority ad avviare un’istruttoria in materia un accordo tra le 11 società che proverebbe come nel periodo 1999 al 2002, sia stata realizzata un’intesa volta alla ripartizione di forniture di calcestruzzo destinate ai cantieri edili nella regione Lombardia con fissazione dei prezzi e condizioni contrattuali. A preoccupare le organizzazioni sindacali, in particolare, sono i grandi cementieri che operano nel settore e che cercano di controllare anche il settore del calcestruzzo. In questa ottica, i sindacati chiedono un monitoraggio del settore per evitare la costituzione di un eventuale cartello. “Un monitoraggio sarebbe opportuno in questa fase di concentrazione, per osservare come queste grandi aziende si muovono”, spiega il segretario generale della Filca Cisl, Domenico Pesenti . Attualmente, precisa il sindacalista, “non c’è un monitoraggio a livello istituzionale mentre sarebbe auspicabile un controllo sul settore. Noi – aggiunge – speriamo che ciò avvenga, per evitare che domani fenomeni di cartello si presentino di nuovo”. Il timore è che il presunto cartello in Lombardia si espanda anche su tutto il territorio nazionale. “Si grida tanto al libero mercato ma quando ci sono poche aziende è più facile mettersi d’accordo”, dice Pesenti. “Siamo preoccupati che ci possa essere un cartello di fatto su tutto il territorio nazionale. Se l’infrazione viene accertata dall’Antitrust e se viene rilevato una distorsione forte allora sarebbe necessario proporre una normativa ad hoc per evitare che situazioni del genere si possano riprodurre” sottolinea il segretario generale della Filca. Per Pesenti è necessario che questi grandi gruppi, che operano nel settore e che “hanno potenzialità enormi” per influire sul mercato, vengano tenuti sotto osservazione. “L’importante – aggiunge – è seguire il settore per evitare che fenomeni di questo tipo possano espandersi”. Inoltre, rincara il sindacalista, “si sa che le aziende si conoscono e che non c’è una forte lotta fra loro”. In ogni caso, conclude, “stiamo cercando anche con i nostri mezzi di verificare se esistano fenomeni del genere per dare un nostro contributo ed evitare una distorsione del mercato. Seguiamo con attenzione questa vicenda”. Oltre all’istruttoria avviata dall’Antitrust italiano, sul settore, pesa anche la sentenza che la Corte Europea di Giustizia deve rendere in merito alle multe inflitte dalla Commissione Europea a Italcementi, Buzzi Unicem e Cementir per accordi e pratiche di cartello nel mercato del cemento materializzatosi anche con partecipazione all’accordo in Cembureau (l’associazione europea dei cementieri) e con lo scambio di informazioni sui prezzi. Il 12 febbraio scorso, le tre società si erano viste respingere dalla Corte Ue il loro ricorso contro la Commissione Europea. Le tre società avevano infatti impugnato la sentenza del Tribunale Ue di primo grado del 15 marzo 2000 che aveva confermato, pur riducendo l’ammenda, la decisione presa nel 1994 dalla Commissione di condannare moltre imprese tra cui quelle italiane per accordi e pratiche di cartello. Il Tribunale di primo grado aveva già ridotto le multe proposte dalla Commissione di Bruxelles convalidando alcuni degli addebiti mossi alla Commissione da parte delle imprese. I giudici europei nel primo procedimento avevano portato la multa di Italcementi da 33.580.000 euro a 25.701.000. Per Cementir l’ammenda era passata da 8.248.000 euro a 7.471.000, mentre per Buzzi Unicem riunite (al momento dei fatti separate) l’ammenda era passata da 15 mln di euro a 6.399.000. La sentenza della Corte Ue su questa vicenda, inizialmente attesa entro l’estate, dovrebbe intervenire probabilmente entro la fine dell’anno.
Ester Crea