A cura di Antonio Gelo, Responsabile Ast Caserta
Lo «stato dell’arte» di uno dei settori più importanti dell’economia casertana come quello delle costruzioni, mostra un quadro molto preoccupante. Le cifre parlano chiaro, basta dare uno sguardo per rendersi conto che, nella migliore delle ipotesi, si prospetta un quadro di fine anno molto prossimo alla stagnazione rispetto ai risultati del 2016. La spia è la quantità del monte salariale versato che nel 2016 raggiungeva la cifra di 59milioni e 500mila euro circa, mentre oggi, secondo i dati aggiornati al 15 settembre, si superano di poco i 54 milioni.
Tutto questo significa che in termini occupazionali siamo di fronte ad un calo degli addetti che erano 7.952 nel biennio 2015/16 con 2.078 aziende registrate; oggi se ne contano 7850 con 2.080.
Il calo nell’industria del mattone è inarrestabile se nel 2010 si contavano 11.723 operai distribuiti in 2975 società, nel 2015, le seconde sono diventate 2130 mentre i primi si sono ridotti ad 8277. «Sono dati che offrono uno quadro drammatico di quanto è accaduto e sta accadendo nella nostra provincia. Non siamo lontani dal vero se diciamo che questo settore, in ogni caso fondamentale per l’economia del nostro territorio, si trova in mezzo al guado». Per fugare ogni residuo dubbio sulla consistenza della crisi, si dia uno sguardo ai numeri della massa-salari di soli sei anni addietro. Nel 2011 la cassa aveva introitato 64 milioni di euro, ridottisi, cinque anni dopo, a poco più di 51 per risalire ai 59 del 2016. Sono ben dieci i milioni in meno. Quel che è peggio è che il lavoro nero non demorde; al contrario. Una stima prudente ipotizza che siamo intorno al 40% mentre un 20% di contratti sottoscritti dai lavoratori sono diversi da quelli propri dell’edilizia, perché meno onerosi.
Contro questa mala pianta che tanto costa, sotto ogni profilo, la Cisl è sul piede di guerra. Con la cassa edile abbiamo da tempo avviato controlli incrociati sulle notifiche preliminari di avvio lavori; possiamo così verificare se le ditte sono regolarmente iscritte. Allo stesso modo, accertiamo che le ore lavorative siano le 160 mensili prescritte per ogni dipendente attivo. Il sindacato è anche impegnato per il contratto unico nel comparto ma non basta, ovviamente, per garantire legalità e trasparenza insieme con la tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori, della loro sicurezza». Per queste ragioni, unitamente a Fillea-Cgil e Feneal-Uil, abbiamo manifestato a Roma per chiedere che si volti decisamente pagina in termini di legalità con norme efficaci e funzionali a garantire condizioni sicure e corrette di lavoro».