Sarà la Pershing, società controllata dal gruppo Ferretti, a pagare il prezzo più alto della crisi della holding leader nella cantieristica navale. Il Gruppo, che produce e commercializza yachts dai 7 agli 85 metri di lunghezza, si ritrova con 1 milione di euro di debiti ed alle prese con un piano di rientro con le banche, capofila Mediobanca.
L’esubero di 280 unità nel Gruppo peserà per lo più sull’azienda di Mondolfo (Pu), per la quale i vertici della Ferretti hanno previsto 45 licenziamenti su un totale di 120 unità. “Una cifra esorbitante – accusa il segretario generale della Filca pesarese, Giovanni Giovanelli – e che diventa una vera e propria beffa se la si paragona agli esuberi previsti nella casa madre a Forlì: 40 indiretti su un totale di 300 indiretti e soprattutto se si pensa che nel 2009 Pershing con le sue vendite ha finanziato il Gruppo Ferretti. Perché punirlo con questa strage di licenziamenti?”.
Il clima è teso: le banche hanno congelato 500 milioni di euro di debiti, la metà del totale, e per la quota restante si prevedono 50 milioni di risparmi all’anno per un piano di risanamento fino al 2013 e 15 milioni di risparmio sul personale. Giovanelli lancia un’accusa pesante all’azienda: “Ha inspiegabilmente disdegnato qualsiasi incontro a tre con le istituzioni, preferendo il solo dialogo a due con il sindacato. Ma la concertazione a tre, con il coinvolgimento degli Enti,e quindi Comune, Provincia, Regione, potrebbe rappresentare una valida via d’uscita alla crisi”.
Stando alle ultime notizie gli esuberi strutturali prevederebbero la cigs a zero ore senza rotazione, per poi passare alla mobilità. Allo studio anche incentivi per l’esodo. “All’orizzonte si vedono davvero pochi spiragli – ammette sconsolato Giovanelli – perché il mercato nel segmento della Pershing, quello degli yatch di grandezza medio-piccola è indubbiamente molto difficile. E pensare – conclude – che un’azienda come la Pershing, nei tempi d’oro, aveva, tra diretti e indiretti circa 500 persone”.