“L’attività estrattiva della Calcestruzzi Irpini non costituisce alcuna minaccia alla concorrenza del mercato e non comporta nessuna violazione del vincolo paesaggistico”. È stata accolta con un sospiro di sollievo l’attesa sentenza del Consiglio di Stato, che ha ritenuto legittimo il ricorso presentato dalla società di Avellino contro la sentenza del Tar di Salerno, che nello scorso gennaio aveva bloccato l’attività estrattiva nella cava più grande della provincia avellinese. Una decisione, quella del Tar, discussa e contestata dai sindacati, e che aveva comportato la messa in mobilità di 35 dei 54 dipendenti della società, gettando ombre preoccupanti sul futuro dei circa 200 lavoratori impegnati nelle altre attività del Gruppo.
“Finalmente giustizia è fatta – commenta Mennato Magnolia, responsabile territoriale della Filca di Avellino – e non possiamo che apprendere con grande soddisfazione il responso del Consiglio di Stato. Questi mesi – aggiunge Magnolia – sono stati difficili e complessi, ma la nostra reazione, il fatto di vederci tutti costantemente uniti e mobilitati, ha dato i suoi frutti. Insieme al Genio Civile di Avellino, che si è costituito parte civile per conto della Regione Campania, all’Unione degli Industriali, alle istituzioni, Prefettura di Avellino in testa, ed alla stessa azienda, abbiamo ottenuto un risultato di fondamentale importanza non solo per il futuro dei lavoratori ma per l’economia dell’intero territorio. Un risultato che ci inorgoglisce e che dà ragione a quanto da noi asserito sin dalle prime fasi di questa delicata vicenda. Nei prossimi giorni, insieme alla Rsu, chiederemo un’assemblea generale dei lavoratori e un incontro con l’azienda, finalizzato a verificare i programmi futuri per il rilancio produttivo aziendale, e per capire i tempi necessari per recuperare in organico i lavoratori licenziati, attualmente collocati in mobilità dallo scorso mese di maggio”.
I problemi per la Calcestruzzi Irpini erano iniziati il 21 gennaio scorso, quando una sentenza del Tar Campania, sezione distaccata di Salerno, aveva annullato un provvedimento autorizzativo all’attività estrattiva del Genio Civile. Tale ordinanza, oltre a sospendere immediatamente tutte le attività estrattive, aveva vietato anche la commercializzazione dei prodotti estratti. La sentenza aveva ottenuto come primo risultato la ‘messa in libertà’ dei 54 lavoratori da parte dell’azienda, ed il rischio di andare incontro ad una ‘situazione di insostenibilità’ anche per il resto dei lavoratori dell’organico aziendale, in totale circa 200 addetti. I sindacati avevano immediatamente proclamato lo stato di agitazione e messo in piedi un fronte comune con tutti i soggetti coinvolti, strategia che, a conti fatti, si è rivelata vincente. Il pronunciamento del Consiglio di Stato ha messo definitivamente fine a questa vicenda, disinnescando una vera bomba sociale non solo per le 200 famiglie dei lavoratori interessati ma per l’economia di una intera provincia.