Innovazione, solidarietà, partecipazione, bilateralità, concertazione, diritti e tutele: sono le parole che hanno caratterizzato l’impegno della Filca-Cisl nei suoi 60 anni di storia e di azione sindacale e sociale. 6 decenni fa, il 15 marzo del 1955, a Roma venne infatti firmato l’accordo che unificava la Filde, Federazione italiana lavoratori dell’edilizia (segretario Stelvio Ravizza), la Fullav (segretario Paolo Bellandi) e la Flavca, Federazione lavoratori vetro, ceramica e abrasivi (segretario Alberto Abbiati). Un ‘passaggio’ del cui valore dovremmo tener conto anche oggi. L’unificazione delle tre sigle era l’atto che sanciva la nascita della Filca, che aveva il compito di coordinamento delle attività dei tre sindacati, assistenza sindacale-contrattuale e rappresentanza ufficiale degli stessi. Un’azione già efficace sin dalla metà dell’800, soprattutto in alcune regioni del centro e del nord (Piemonte, Lombardia, Liguria, Toscana) dove erano sorte le prime società operaie di mutuo soccorso che, in assenza di una adeguata legislazione del lavoro, avevano come principale finalità l’erogazione di prestazioni agli associati in caso di malattia, invalidità, disoccupazione o anche nel caso di spese per funerali o nascite.
“Il cuore del ‘modello Filca’ è l’esperienza della partecipazione – ha detto Domenico Pesenti, segretario generale della Filca-Cisl nazionale – fondata sullo sviluppo degli enti bilaterali. Un modello che ha fatto scuola e che è diventato un riferimento per tutto il mondo del lavoro. La bilateralità è stata la risposta sindacale ai problemi dei lavoratori – ha sottolineato – un messaggio modernissimo che si è tradotto in un’esperienza unica e che ci ha permesso di trovare soluzioni innovative e di fondamentale importanza per il lavoratore. La storia della nostra organizzazione – ha aggiunto il segretario generale della Filca – ha come filo conduttore la figura del socio, centro e motore dell’associazione sindacale. È la storia di tante persone che hanno creduto nella promozione dell’individuo attraverso l’impegno, il lavoro, le sue relazioni e le sue conquiste. Persone che non hanno scelto forme di tutela corporative, ma hanno voluto costituire una forza democratica al servizio dei lavoratori e del paese. Una forza che è diventata un modello grazie ai pilastri dell’azione della Filca: la mutualità, la gestione del mercato del lavoro, il secondo livello di contrattazione, la bilateralità, la formazione, il welfare contrattuale, sia sanitario che previdenziale”.
“La Filca ha saputo sviluppare la tradizione del solidarismo mutualistico della Cgdl riformista – ha scritto Giuseppe Vedovato nel libro sulla storia della Filca dal titolo “Da figli di un dio minore a protagonisti della partecipazione” – ma anche l’impianto fortemente innovativo e partecipativo della Cisl di Pastore e Romani. Non si può spiegare altrimenti lo straordinario trend associativo di lungo periodo della federazione, sia in valori assoluti, sia in rapporto alla Fillea Cgil, che è stata addirittura superata in un settore nel quale aveva sempre vantato un’egemonia che sembrava inattaccabile. La Filca – ha spiegato Vedovato – ha vinto la battaglia della sua minorità. Dopo anni in cui è stata relegata ai margini, la categoria degli edili della Cisl non solo ha un chiaro protagonismo nel suo settore, ma ha una grande capacità propulsiva nella Confederazione e addirittura nel 2007, con Domenico Pesenti, ha ottenuto la presidenza della Fetbb, la federazione europea degli edili”.