“Il settore delle costruzioni negli ultimi anni è stato rianimato dai bonus che hanno aiutato a rinnovare il patrimonio edilizio rendendolo più efficiente e meno inquinante. Un altro aspetto è quello di aver sostenuto l’economia complessivamente per i tanti settori che si muovono attorno ad esso, generando allo stesso tempo per le casse dello Stato un ritorno economico consistente per ogni euro investito, a cui si deve aggiungere la riduzione della dipendenza energetica, la salubrità di case e città con i conseguenti minori costi sociali. Ci sono anche aspetti negativi legati ai bonus edilizi come le frodi che sono anche consistenti, che bisogna prevenire per evitare di mettere al bando uno strumento che può dare frutti importanti alle comunità”. Lo ha dichiarato Enzo Pelle, segretario generale Filca-Cisl.
Il settore delle costruzioni necessita di importanti rivoluzioni nella sostanza; diversamente le nuove sfide affrontate dalla norma e apprezzate dai cittadini per ammodernare il vetusto patrimonio edilizio Italiano non potranno essere soddisfatte. Le nuove sfide normative su un mercato così parcellizzato si vanno a sommare alle necessità di qualificazione (sostenibilità, inclusione e green economy) richieste dal PNRR ma anche dai nuovi obiettivi Europei. Seguendo l’Agenda 2030 di Parigi, il parlamento europeo, con la Fit for 55% ha stabilito ulteriori vincoli alle imprese in tema di decarbonizzazione ed emissioni che vanno ad implementare gli obiettivi comunitari di una maggiore sostenibilità. In questo panorama si inseriscono i Bonus edili.
Le norme, fino ad adesso varate – spiega Pelle – sono state manchevoli di incisività e trasparenza, proprio in un campo, come quello dei lavori privati, dove il monitoraggio e la normativa risultano fondamentali. Per questo riteniamo che è importante adottare un modello uguale o simile a quello gestito dall’ANAC, attraverso la digitalizzazione con la Banca Dati Nazionale dei Contratti pubblici. I bonus edilizi sono soldi pubblici e quindi un primo importante passo è creare una banca dati pubblica degli interventi legati ai bonus. Questo permetterebbe una serie di incroci di dati, così come si sta orientando a fare il fascicolo digitale dell’operatore economico, che garantirebbero trasparenza e coerenza. Incrociando, infatti, questo ipotetico strumento con il registro del catasto permetteremmo, ad esempio, che l’intervento sia coerente con lo scopo demandato dal bonus rigenerativo e che l’incentivo non vanga recepito dallo stesso individuo e dallo stesso immobile più volte. Per questo, però, è necessario dare strutturalità agli incentivi pubblici per la riqualificazione: facendo tesoro delle esperienze maturate, sarà possibile creare un testo unico normativo (si veda, ad esempio, l’esperienza della ricostruzione privata nelle aree del SISMA) che indirizzi tali investimenti, includendo anche le finalità concrete di utilizzo e partecipazione. Focalizziamoci su tipologie abitative fino ad ora trascurate come i condomini e le case popolari – suggerisce il segretario generale della Filca- dando priorità alle classi energetiche più basse ed anche ai redditi più bassi. Infine, la strutturalità dell’investimento statale è fondamentale perché le imprese più qualificate programmano gli interventi e lo sviluppo aziendale, non operano mordi e fuggi. Gli interventi normativi in edilizia devono essere di lungo respiro proprio per evitare che creino turbative o problemi importanti ad imprese, fornitori e lavoratori del settore ma anche sui prezzi dei materiali, garantendo qualità nella realizzazione e il corretto svolgimento degli adempimenti burocratici che se digitalizzati e semplificati aiutano tutti a migliorare un pezzo importante del sistema Paese”, conclude Pelle.